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Pedofilia nella Chiesa: la nuova strategia dei Vescovi italiani per la lotta agli abusi

27 maggio 2022 | 17:15
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Pedofilia nella Chiesa: la nuova strategia dei Vescovi italiani per la lotta agli abusi

Il Vaticano ha chiesto da tempo un report e ora la Cei inizia la raccolta dei dati sui casi di abusi commessi in Italia

Roma – I Vescovi italiani hanno deciso di realizzare un “primo report nazionale sulle attività di prevenzione e formazione e sui casi di abuso segnalati o denunciati alla rete dei Servizi diocesani e interdiocesani negli ultimi due anni (2020-2021). I dati saranno raccolti e analizzati da un Centro accademico di ricerca”.

“I report – spiegano i Vescovi al termine dell’Assemblea generale – avranno poi cadenza annuale e costituiranno uno strumento prezioso per migliorare, in termini di qualità ed efficacia, l’azione formativa dei Servizi e quella di accoglienza e ascolto dei Centri. Daranno poi un segnale di trasparenza, dal momento che saranno resi pubblici”.

“Le Chiese che sono in Italia hanno accolto così l’invito rivolto da Papa Francesco alla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, che ha chiesto ‘un rapporto sulle iniziative della Chiesa per la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili’. Quello che scaturirà sarà un monitoraggio permanente dei dati, via via raccolti, e dell’efficacia delle attività messe in campo”, spiegano i Vescovi.

Zuppi: “Primo report entro il 18 novembre”

Il primo report nazionale della Chiesa italiana sugli abusi sessuali da parte del clero arriverà entro il 18 novembre. Lo ha detto il cardinale Matteo Zuppi, neo presidente della Cei, nel corso della conferenza stampa al termine dell’Assemblea generale. “Il pensiero è sempre per le vittime: il loro dolore è la prima preoccupazione – ha affermato Zuppi, nella conferenza stampa al termine dell’assemblea generale – la Chiesa è dalla parte delle vittime”.

Il cardinale Zuppi oggi ha annunciato che la Chiesa italiana, in collaborazione con la Congregazione per la dottrina della fede, analizzerà i casi di abuso sessuale da parte dei preti, dal 2000 al 2021. Il report nazionale, che sarà avviato con il “contributo di centri indipendenti di criminologia e vittimologia”, riguarderà soltanto gli ultimi due anni. “Non vogliamo scantonare” ha detto Zuppi in conferenza stampa, aggiungendo che tra i Vescovi “non ci sono resistenze”.

Il report, ha osservato Zuppi, “non serve come calmante ma è per fare le cose con serietà”. Quanto al fatto di non avviare una ricerca precedente al 2000 che vada indietro negli anni, Zuppi, che non ha dato risposte sui risarcimenti alle vittime di abuso, ha affermato: “Ci sembra più serio partire da quel che ci coinvolge più direttamente. Il problema è non fare solo un discorso quantitativo, serve anche qualità. Non c’è nessuna volontà di non dare numeri: la collaborazione con la Congregazione per la dottrina della fede lo dimostra”.

Sulla piaga della pedofilia, la Chiesa italiana si appresta ad intraprendere una “strada italiana, di serietà. Lo dobbiamo alle vittime, alla Chiesa”, ha sottolineato il neo presidente della Conferenza episcopale italiana. A Zuppi è stato chiesto perché la Chiesa italiana, a differenza di altri Paesi europei, non apra gli archivi diocesani per fare luce sugli abusi sessuali da parte del clero. “La ricerca in collaborazione con la Congregazione per la dottrina della fede – ha detto Zuppi – e negli archivi diocesani è contestuale”.

Quanto alla nomina dei ricercatori che lavoreranno per analizzare il report nazionale sui casi di abuso, il presidente della Cei ha osservato che non saranno nominati dalla Chiesa ma “provvederanno gli istituti di criminologia e vittimologia”. Zuppi ha sottolineato più volte che “ci interessa la chiarezza giusta. Certi dati possono essere davvero discutibili. Ci prendiamo le nostre responsabilità”. (fonte Adnkronos)