Papa Francesco: “Dio si trasmette più con la testimonianza di vita che con i libri”

12 giugno 2022 | 13:01
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Papa Francesco: “Dio si trasmette più con la testimonianza di vita che con i libri”

Il Pontefice: “Non siamo isole, siamo al mondo per vivere a immagine di Dio: aperti, bisognosi degli altri e bisognosi di aiutare gli altri”

Città del Vaticano – Dio va mostrato agli altri non con i libri ma “con la testimonianza di vita”. A dirlo è Papa Francesco durante la preghiera dell’Angelus. Il Pontefice, nella solennità della Santissima Trinità, davanti a circa 20mila fedeli che riempiono piazza San Pietro, spiega la festività odierna a partire dal Vangelo di questa domenica, con Gesù che parla del Padre e dello Spirito Santo. “Notiamo – dice il Papa – che lo Spirito Santo parla, ma non di sé stesso: annuncia Gesù e rivela il Padre. E notiamo anche che il Padre, il quale tutto possiede, perché è l’origine di ogni cosa, dà al Figlio tutto quello che possiede: non trattiene nulla per sé e si dona interamente al Figlio. Ossia, lo Spirito Santo parla non di sé stesso, parla di Gesù, parla di altri. E il Padre, non dà sé stesso, dà il Figlio. È la generosità aperta, uno aperto all’altro”.

Festeggiare la Santissima Trinità, ammonisce Bergoglio, “non è tanto un esercizio teologico, ma una rivoluzione del nostro modo di vivere. Dio, nel quale ogni Persona vive per l’altra in continua relazione, in continuo rapporto, non per sé stessa, ci provoca a vivere con gli altri e per gli altri”. Il Dio trino e unico, aggiunge, “va mostrato così, con i fatti prima che con le parole. Dio, che è autore della vita, si trasmette meno attraverso i libri e più attraverso la testimonianza di vita”. Egli che, come scrive l’evangelista Giovanni, “è amore”, fa notare il Santo Padre, “si rivela attraverso l’amore. E che cosa vuol dire amare? Non solo volere bene e fare del bene, ma prima ancora, alla radice, accogliere, essere aperto agli altri, fare posto agli altri, dare spazio agli altri”.

“In breve – conclude il Papa -, la Trinità ci insegna che non si può mai stare senza l’altro. Non siamo isole, siamo al mondo per vivere a immagine di Dio: aperti, bisognosi degli altri e bisognosi di aiutare gli altri. E allora, poniamoci quest’ultima domanda: nella vita di tutti i giorni sono anch’io un riflesso della Trinità? Il segno di croce che faccio ogni giorno rimane un gesto fine a sé stesso o ispira il mio modo di parlare, di incontrare, di rispondere, di giudicare, di perdonare?”.

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