Palermo, le mani della mafia sulla festa rionale: affiliati fra gli organizzatori

14 giugno 2022 | 11:38
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Palermo, le mani della mafia sulla festa rionale: affiliati fra gli organizzatori

I Carabinieri del Ros hanno eseguito ben 24 arresti, dei quali 21 in carcere e 3 ai domiciliari

Dietro l’organizzazione della festa rionale le mani di Cosa Nostra. L’operazione del Ros, Navel, coordinata dalla Dda di Palermo, ha smascherato un’organizzazione criminale facente capo al mandamento di Santa Maria di Gesù-Villagrazia, che ingerendosi nella realizzazione della festa ha curato i propri interessi.

Fatti per i quali gli investigatori hanno riscontrato l’associazione mafiosa, l’estorsione, il traffico di droga, la rapina e il trasferimento fraudolento di valori, al punto da dare seguito a ben 24 arresti, dei quali 21 in carcere e 3 ai domiciliari.

Gli affiliati al clan avrebbero chiesto denaro ai commercianti, solo in parte destinato a coprire le spese e si sarebbero, occupati degli aspetti della logistica e della sicurezza urbana, delle modalità di chiusura delle strade, delle modalità di somministrazione degli alcolici. Avrebbero persino contattato un noto cantante neomelodico, per concordare la sua partecipazione alla manifestazione, poi sfumata a causa della mancata autorizzazione da parte della questura di Palermo.

Parallelamente, inoltre, secondo le risultanze investigative, operava anche una struttura che gestiva il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti nel quartiere cittadino della Guadagna.

Numerosi gli episodi di spaccio e fitta la rete di relazioni e comunicazioni dirette anche ad evitare il controllo da parte delle forze di polizia.

Documentato anche il piano estorsivo ai danni di una impresa edile impegnata in lavori nel territorio di Santa Maria di Gesù ma con sede a Villagrazia, vicenda che ha messo in evidenza i legami tra i mafiosi delle due articolazioni territoriali.

Gli investigatori hanno anche riscontrato l’imposizione di una fornitura di bevande ai titolari di una sala ricevimenti, una rapina ai danni di un rappresentante di orologi e il percepimento del reddito di cittadinanza da parte di alcuni familiari del clan.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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