“Non confinare l’Eucaristia in una dimensione profumata di incenso ma lontana dal quotidiano”

19 giugno 2022 | 14:12
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“Non confinare l’Eucaristia in una dimensione profumata di incenso ma lontana dal quotidiano”

Il monito del Pontefice nella festa del Corpus Domini: “La nostra adorazione eucaristica trova la sua verifica quando ci prendiamo cura del prossimo, come fa Gesù: attorno a noi c’è fame di cibo, ma anche di compagnia, di consolazione, di amicizia, di buonumore, c’è fame di attenzione”.

Città del Vaticano – “Talvolta c’è il rischio di confinare l’Eucaristia in una dimensione vaga, lontana, magari luminosa e profumata di incenso, ma lontana dalle strettoie del quotidiano”. E’ il monito che arriva da Papa Francesco durante l’Angelus nella festa del Corpus Domini.

Affacciato su una piazza San Pietro riempita da 20mila fedeli, il Pontefice spiega, a partire dal brano evangelico di questa domenica, ovvero il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, il senso della festa che in Italia si celebra oggi: “La nostra adorazione eucaristica trova la sua verifica quando ci prendiamo cura del prossimo, come fa Gesù: attorno a noi c’è fame di cibo, ma anche di compagnia, c’è fame di consolazione, di amicizia, di buonumore, c’è fame di attenzione, c’è fame di essere evangelizzati. Questo troviamo nel Pane eucaristico: l’attenzione di Cristo alle nostre necessità, e l’invito a fare altrettanto verso chi ci è accanto. Bisogna mangiare e dare da mangiare”.

Oltre il mangiare, però, sottolinea il Santo Padre, “non deve mancare l’essere saziati”. E spiega: “La folla si saziò per l’abbondanza di cibo, e anche per la gioia e lo stupore di averlo ricevuto da Gesù! Abbiamo certo bisogno di alimentarci, ma anche di essere saziati, di sapere cioè che il nutrimento ci venga dato per amore”.

In questa prospettiva, Gesù nell’Eucarestia “non ci dà solo l’aiuto per andare avanti, ma ci dà sé stesso: si fa nostro compagno di viaggio, entra nelle nostre vicende, visita le nostre solitudini, ridando senso ed entusiasmo. Questo ci sazia, quando il Signore dà senso alla nostra vita, alle nostre oscurità, ai nostri dubbi, ma Lui vede il senso e questo senso che ci dà il Signore ci sazia, questo ci dà quel ‘di più’ che tutti cerchiamo: cioè la presenza del Signore! Perché al calore della sua presenza la nostra vita cambia: senza di Lui sarebbe davvero grigia”.

Infine, suggerisce una preghiera: “Adorando il Corpo e il Sangue di Cristo, chiediamogli con il cuore: ‘Signore, dammi il pane quotidiano per andare avanti, Signore saziami con la tua presenza!'”.

Dopo la benedizione, il pensiero del Papa va al Myanmar, da dove “giunge ancora il grido di dolore di tante persone a cui manca l’assistenza umanitaria di base e che sono costrette a lasciare le loro case perché bruciate e per sfuggire alla violenza”. “Mi unisco all’appello dei Vescovi di quell’amata terra – dice Francesco -, perché la Comunità internazionale non si dimentichi della popolazione birmana, perché la dignità umana e il diritto alla vita siano rispettati, come pure i luoghi di culto, gli ospedali e le scuole. E benedico la comunità Birmana in Italia, oggi qui rappresentata”.

Poi aggiunge: “E non dimentichiamo il martoriato popolo ucraino in questo momento, popolo che sta soffrendo. Io vorrei che rimanga in tutti voi una domanda: cosa faccio io oggi per il popolo ucraino? Prego? Mi do da fare? Cerco di capire? Cosa faccio io oggi per il popolo ucraino? Ognuno risponda nel proprio cuore”.

Quindi ricorda il X Incontro Mondiale delle Famiglie, che avrà luogo a Roma (e contemporaneamente in maniera diffusa in tutto il mondo), e avrà inizio mercoledì 22 giugno: “Ringrazio i vescovi, i parroci e gli operatori della pastorale familiare che hanno convocato le famiglie a momenti di riflessione, di celebrazione e di festa. Ringrazio soprattutto gli sposi e le famiglie che daranno testimonianza dell’amore familiare come vocazione e via di santità. Buon incontro!”. Poi l’immancabile saluto: “A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

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