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Aree (poco) protette, così la Regione Lazio “abbandona” il personale specializzato

20 giugno 2022 | 07:00
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Aree (poco) protette, così la Regione Lazio “abbandona” il personale specializzato

A prendere il posto di chi è andato in pensione sono stati centinaia di amministrativi non specializzati in mobilità dalle sedi centrali. Così i conti sono a posto, ma i parchi… a rischio

Il 7 giugno 2022, è stato deliberato il nuovo del piano triennale dei fabbisogni di personale della Regione Lazio 2022 – 2024 (leggi qui), Nonostante l’impegno preso con l’approvazione all’unanimità della mozione 477 del 20/05/2021 “Superamento del precariato e rafforzamento del personale in servizio presso gli enti delle aree naturali protette della Regione Lazio”, nel nuovo piano di assunzioni regionale, a parte 33 guardiaparco a fronte delle 150 decennali carenze in organico, non sembra esserci traccia di assunzioni di profili tecnici essenziali in un’area protetta: naturalisti, agronomi, geologi e non c’è traccia di procedure di stabilizzazione dei precari storici delle aree protette, come invece previsto dalla mozione approvata.

Il sistema delle Aree Protette della Regione Lazio è ad un bivio senza precedenti, nate oltre 40 anni fa, hanno vissuto momenti di euforia, di fermento, sono state il fiore all’occhiello della Regione. Negli ultimi 20 anni, senza concorsi, hanno vissuto una crescente perdita professionalità: una recente indagine riferisce di una perdita di circa il 50% di personale Guardiaparco e altrettanto di personale tecnico specializzato: biologi, naturalisti, agronomi, geologi.

Tuttavia il numero del personale in organico è rimasto quasi invariato. Cosa è successo? È successo che la perdita di personale specializzato (pensionamenti) non è stata colmata con analoghe figure professionale ma a prendere il loro posto sono stati centinaia di amministrativi non specializzati in mobilità dalle sedi centrali. Risultato? Nelle Aree Protette stanno sparendo biologi, naturalisti, agronomi, guardiaparco, professionalità essenziali per il buon funzionamento ed il senso stesso delle Aree Protette.

Nonostante sia aumentato il territorio regionale protetto con l’assegnazione della gestione di ZSC, ZPS e nuovi monumenti naturali, continua a diminuire il personale specializzato, essenziale per gestire un parco, l’educazione ambientale, la ricerca scientifica, il monitoraggio della fauna, la tutela della biodiversità, la vigilanza; se non sarà più possibile svolgere queste attività per mancanza di personale a cosa serviranno ancora le Aree Protette e soprattutto protette da chi?

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