Il caso

Avvistato Ufo a Terni? L’analisi del caso agli occhi di un esperto

9 luglio 2022 | 10:00
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Avvistato Ufo a Terni? L’analisi del caso agli occhi di un esperto

I software di digitalizzazione delle immagini molto spesso sono inutili per capire le genuinità di foto e filmati che riprendono potenziali Ufo

In un’estate in cui ci sono molti e gravi problemi per tutti noi, a partire dalla mancanza di acqua e dal grande caldo, nelle cronache sui mass media passano in secondo piano i pochi avvistamenti di oggetti volanti non identificati. Nulla di importante in effetti sembra avvenuto, se non per il fatto che a volte si cerca di aumentare la risonanza mediatica di tali avvistamenti, con spiegazioni che ci sembrano a volte molto fantasiose.

Ad esempio il caso, vicino nel tempo e nello spazio, dell’Ufo di Terni, lo scorso 29 giugno. Alle ore 17:50 un testimone, mentre si trovava sul terrazzo al sesto piano della sua casa, in pieno centro della città, nota un oggetto scuro proveniente dai monti che si dirigere verso di lui. Pensa possa trattarsi di un piccolo aereo (tipo Piper o Cessna), in quanto nelle vicinanze si trova un piccolo aeroporto. Nei giorni precedenti c’erano anche stati passaggi di Canadair per spegnere incendi, ma la forma nera che sta osservando e che riesce a filmare non assomiglia a quei tipi di aeromobili.

Analizzando il filmato, pubblicato ed elaborato dall’associazione A.R.I.A., risulta veramente difficile capire di cosa possa trattarsi, per il semplice fatto che lo smartphone che ha ripreso l’accaduto, purtroppo e come al solito, non era su un treppiede, per cui l’immagine è caratterizzata da un continuo movimento e tremolio e non mostra chiaramente la traiettoria, che però sembrerebbe rettilinea, da destra a sinistra, non troppo veloce (potrebbe addirittura trattarsi di un pallone scuro che segue il vento in quella manciata di minuti).
Sembra impossibile stimare altezza e dimensioni, proprio perché non si riesce a rapportare la dimensione apparente dell’oggetto rispetto a quanto di altro appare nel video.

Inoltre, dobbiamo aggiungere che il formato, seppure ad alta risoluzione, sembra corrotto dalle varie copie ed elaborazioni grafiche, che in teoria avrebbero avuto lo scopo di migliorare l’immagine per calcolare dimensioni e velocità. Anzi il risultato è che non è più possibile capire molto, probabilmente per l’applicazione di filtri che vanno a modificare i bordi visibili, aumentando il contrasto ma al tempo stesso facendo perdere di vista la vera forma.

Sembra essere un problema dei nostri tempi, troppo digitalizzati, quello dell’analisi fotografica fatta con strumenti che, seppur buoni, non sono adatti per cercare risposte. Molto spesso ci pervengono copie di filmati, magari attraverso canali di contatto come WhatsApp, che vengono compattati per occupare meno spazio, e così facendo perdono informazioni importanti. I software o addirittura i processori dedicati, posti all’interno di fotocamere e smartphone, trasformano quelli che erano i pixel originali (che nelle foto hanno a volte una risoluzione altissima, perfino esagerata) fino a ridurli a dimensioni più maneggiabili, ma che anche così a volte sono troppo grandi per un invio tramite e-mail e vengono quindi zippate. Durante queste operazioni, l’informazione originale viene degradata e distorta, al punto tale da rendere impossibile uno studio perfino con software professionali. Figuriamoci quando la sequenza di fotogrammi non è stabile ma in movimento, per inseguire la lucina o per l’emozione provata dal testimone.
Nei casi in cui c’è la ripetuta compressione e decompressione del file, cosa che accade frequentemente quando coloro che riprendono il fenomeno (e che mettono la ripresa a disposizione sulla rete o la inviano agli studiosi) non sono professionisti, si perde progressivamente la qualità.

A questo punto possiamo capire quanto sia a volte più semplice osservare con gli occhi ed il cervello una sequenza di fotogrammi, aiutati dalla propria intelligenza ed esperienza, per capire se quello che è stato filmato possa essere un ‘ufo genuino’ o invece un qualsiasi altro oggetto che non viene riconosciuto proprio perché l’esperienza o anche la volontà di chi “indaga” non riesce a riconoscere la reale entità di quanto osservato. Spesso proprio la voglia di mettere una ‘bandierina’ sul caso, dandogli connotazioni esotiche o addirittura extraterrestri, porta ad un uso improprio di strumenti, anche professionali, che si trovano però a lavorare su file originali distorti o compattati e su riprese dilettantesche, che così non possono essere analizzati in maniera efficiente.

* Stefano Innocenti –
Cisu – Centro Italiano Studi Ufologici
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