Il Papa bacchetta i cattolici: “Basta indifferenza, bisogna avere compassione di chi soffre”

10 luglio 2022 | 13:19
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Il Papa bacchetta i cattolici: “Basta indifferenza, bisogna avere compassione di chi soffre”

Il Pontefice all’Angelus: “Tanti credenti si rifugiano nei dogmatismi per difendersi dalla realtà. Ma davanti a chi soffre non possiamo ignorare il prossimo, soprattutto di chi soffre, di chi ha più bisogno. Non si deve andare oltre, ma fermarsi, come il buon Samaritano”

Città del Vaticano – “Il Vangelo ci educa a vedere: guida ognuno di noi a comprendere rettamente la realtà, superando giorno dopo giorno preconcetti e dogmatismi. Tanti credenti si rifugiano nei dogmatismi per difendersi dalla realtà. E poi ci insegna a seguire Gesù, perché seguire Gesù ci insegna ad avere compassione: ad accorgerci degli altri, soprattutto di chi soffre, di chi ha più bisogno. E di intervenire come il Samaritano: non andare oltre, ma fermarsi”.

Affacciato su un’infocata piazza San Pietro, gremita da centinaia di pellegrini provenienti da Roma e da ogni parte del mondo, Papa Francesco bacchetta i cattolici, che, come i protagonisti della parabola del buon Samaritano (cfr Lc 10,25-37), odierna pagina del Vangelo, voltano lo sguardo davanti alla sofferenza del mondo. Un sacerdote e un levita davanti a un uomo picchiato a sangue e derubato dai briganti, passano oltre. “Invece un Samaritano, – dice il Vangelo – che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione”.

ENon dimenticare queste parole: ‘ne ebbe compassione’; è quello che sente Dio ogni volta che vede noi in un problema, in un peccato, in una miseria: ‘ne ebbe compassione'”, ammonisce il Papa, che precisa: “L’Evangelista tiene a precisare che il Samaritano era in viaggio. Dunque, quel Samaritano, pur avendo i suoi programmi ed essendo diretto a una meta lontana, non trova scuse e si lascia interpellare, si lascia interpellare da ciò che accade lungo la strada. Pensiamoci: il Signore non ci insegna a fare proprio così? A guardare lontano, alla meta finale, mettendo tuttavia molta attenzione ai passi da compiere, qui e adesso, per arrivarvi”.

È significativo, sottolinea Francesco, “che i primi cristiani furono chiamati ‘discepoli della Via’ (cfr At 9,2) cioè del cammino. Il credente infatti somiglia molto al Samaritano: come lui è in viaggio, è un viandante. Sa di non essere una persona ‘arrivata’, ma vuole imparare ogni giorno, mettendosi al seguito del Signore Gesù, che disse: ‘Io sono la via, la verità e la vita’ (Gv 14,6). Io sono la via: il discepolo di Cristo cammina seguendo Lui, e così diventa ‘discepolo della Via’. Va dietro al Signore, che non è un sedentario, ma sempre in cammino: per la strada incontra le persone, guarisce i malati, visita villaggi e città”.

Il “discepolo della Via”, cioè i cristiani, “camminando sulle orme di Cristo, diventa un viandante, e impara, come il Samaritano, a vedere e ad avere compassione. Vede e ne ha compassione. Anzitutto vede: apre gli occhi sulla realtà, non è egoisticamente chiuso nel giro dei propri pensieri”, aggiunge il Papa.

Poi, a braccio aggiunge: “Davanti a questa parabola evangelica può capitare di colpevolizzare o colpevolizzarsi, di puntare il dito verso altri paragonandoli al sacerdote e al levita. Ma io vorrei suggervi un altro tipo di esercizio. Non tanto quello di incolparci, no; certo, dobbiamo riconoscere quando siamo stati indifferenti e ci siamo giustificati, ma non fermiamoci lì. Tante volte, quando mi trovo con qualche cristiano o cristiana che viene a parlare di cose spirituali, io domando se fa l’elemosina. ‘Sì’, mi dice – ‘E, dimmi, tu tocchi la mano della persona alla quale dai la moneta?’ – ‘No, no, la butto lì’. – ‘E tu guardi gli occhi di quella persona?’ – ‘No, non mi viene in mente’. Se tu dai l’elemosina senza toccare la realtà, senza guardare gli occhi della persona bisognosa, quella elemosina è per te, non per lei. Pensa a questo: ‘Io tocco le miserie, anche quelle miserie che aiuto? Io guardo gli occhi delle persone che soffrono, delle persone che aiuto?’ Vi lascio questo pensiero: vedere e avere compassione”, conclude il Papa prima di impartire la benedizione.

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