Sanità pubblica, Carraro (DemoS Fiumicino): “Ancora troppi precari. L’internalizzazione è l’unica via da percorrere”
"Ancora una volta si dovrà ricominciare tutto da capo. Cosa si dovranno aspettare i lavoratori e le lavoratrici questa volta?"
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“Nel Lazio ci sono circa 2000 lavoratori precari nella Sanità pubblica che continuano ad essere discriminati da più di vent’anni. Personale che opera nei Cup – Centri Unici di Prenotazione – e negli uffici Asl dei vari poliambulatori ed aziende ospedaliere che svolgono le stesse mansioni degli amministrativi del S.S.N. (impiegati di concetto) o come collaboratori amministrativi (laureati) inquadrati con il livello del Ccnl multiservizi come ‘fattorini’”. A dichiararlo in una nota stampa, è Cinzia Carraro del Direttivo DemoS – Fiumicino.
“In questi giorni – spiega Carraro – si stanno assegnando i lotti dell’ennesimo appalto riguardante tali servizi con vincitori diversi da coloro che hanno vinto tre anni or sono. Significa che ancora una volta si dovrà ricominciare tutto da capo: il costo orario netto sarà inferiore alle 5 euro e 67 di quello attuale? Cosa si dovranno aspettare i lavoratori e le lavoratrici questa volta? Tre anni fa, durante le lotte e gli incontri in Regione per l’ulteriore cambio appalto a ribasso, gli interlocutori del momento affermavano che non si poteva far nulla, anzi di ringraziare per il mantenimento dei posti di lavoro. Ma a quale prezzo? Continuando a violare i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici che solo dopo scioperi e dimostrazioni sono riusciti almeno ad aver riconosciuti gli scatti di anzianità, altrimenti decurtati nella nuova assunzione.
L’ennesima discriminazione è avvenuta da parte dello Stato con la legge di bilancio (L.234/2021, art.1, comma 268, lett. b e c) dove è stata disposta la stabilizzazione e internalizzazione del solo personale precario, con almeno 18 mesi di servizio, assunto durante l’emergenza Covid-19 nei ruoli e nelle mansioni sanitarie e socio-sanitarie escludendo dalla stabilizzazione il personale amministrativo che ha svolto SEMPRE, e svolge tutt’ora, il proprio lavoro anche nel periodo pandemico”.
“L’internalizzazione – conclude – è l’unica via da percorrere, con la quale la Regione Lazio risparmierebbe alcuni milioni di euro e sanerebbe un’ingiustizia che si perpetua da decenni”.
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