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Crisi di Governo: la politica freme, Draghi assiste (in silenzio)

17 luglio 2022 | 17:18
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Crisi di Governo: la politica freme, Draghi assiste (in silenzio)

Da Palazzo Chigi non trapela nulla, se non il fatto che la linea del premier, per ora, non cambia. Nel frattempo il centrodestra si spacca: Meloni si smarca da Berlusconi e Salvini (che si incontrano per un faccia a faccia a Villa Certosa). Nel M5S prevale la linea di Conte. Renzi: “Lotteremo anche nei minuti di recupero”

Roma – Al momento per palazzo Chigi le cose non cambiano e la linea è quella di non interferire in alcun modo sul dibattito in corso tra le forze politiche. Dal punto di vista “sostanziale”, è la valutazione riportata all’Adnkronos, non vengono registrati “particolari cambiamenti, ci sono molti distinguo”.

Nella consapevolezza della fase delicata che si sta attraversando, il premier Mario Draghi resta in silenzio, segue l’evoluzione informato sia del dibattito politico in corso sia dei numerosi “appelli che vengono dal Paese reale”, da ultimo quello di centinaia di sindaci, giudicati “molto importanti”.

Un appello sottoscritto da circa 1000 sindaci e che, spiega Matteo Ricci primo cittadino di Pesaro, avrebbe colpito il premier. Domani il presidente del Consiglio sarà in Algeria per firmare una serie di “importanti accordi” andando avanti con “il consueto pragmatismo”.

Centrodestra diviso

“Mi chiedo se sia corretto che questi sindaci e governatori che rappresentano tutti i cittadini che amministrano, anche quelli che la pensano diversamente, usino le Istituzioni così, senza pudore, come se fossero sezioni di partito…”. Giorgia Meloni si fa sentire sui social per criticare l’appello dei sindaci per un Draghi bis. La presidente di Fratelli d’Italia si chiede sulla sua pagina Fb “se tutti i cittadini rappresentati da Gualtieri, Sala, Nardella o da altri sindaci e presidenti di Regione che si sono espressi in questo senso, condividano l’appello perché un governo e un Parlamento distanti ormai anni luce dall’Italia reale vadano avanti imperterriti, condannando questa Nazione all’immobilismo solo per garantire lo stipendio dei parlamentari e la sinistra al governo”.

Meloni va giù duro: ”La mancanza di regole e di buonsenso nella classe dirigente in Italia comincia a fare paura”. Le sue parole contro i primi cittadini pro Draghi sono state precedute da una nota di condanna dei tre governatori di Fdi, Francesco Acquaroli, Marco Marsilio e Nello Musumeci, che prendono le distanze dagli altri presidente di Regione firmatari dell’appello: ”Non condividiamo questa iniziativa, lanciata da alcuni colleghi, sia nel merito che nel metodo. Sono forzature che chi ricopre un ruolo istituzionale non può permettersi, né tanto meno promuovere”.

Più che una frenata, quello della Meloni è un vero e proprio affondo. La leader di via della Scrofa si smarca così dagli alleati Lega e Fi (entrambi al governo con Draghi) che, allo stato, non si sono espressi ufficialmente sull’iniziativa dei sindaci. Matteo Salvini, raccontano, non avrebbe ancora deciso con i suoi governatori se firmare o meno l’appello perché l’ex presidente della Bce resti ancora in sella. Per ora non lo hanno sottoscritto nemmeno i governatori azzurri.

Il vis a vis Berlusocni-Salvini

E’ iniziato il faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, nella residenza di Villa Certosa in Sardegna. Il Cav e il ‘Capitano’ hanno deciso di anticipare a oggi il vis a vis previsto in un primo momento per domani, sempre a Villa La Certosa. Sul tavolo la crisi del governo Draghi con la ferma intenzione di tenere una strategia comune come centrodestra di governo.

Intanto Salvini ha convocato i vertici del suo partito per una riunione via zoom. “La Lega è sempre più sconcertata dalle polemiche tra Pd e 5Stelle, anche alla luce delle recenti dichiarazioni di Giuseppe Conte (con l’ultimatum al premier Draghi) e del dem Andrea Marcucci secondo il quale ‘l’alleanza con M5S è finita’. Vista la situazione, secondo il partito di Salvini è ancora più comprensibile quanto dichiarato giovedì dal Presidente del Consiglio secondo il quale ‘è venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo'”.

Ieri l’ex premier e il segretario del Carroccio si sono sentiti al telefono proprio per confermare ”piena sintonia di vedute”, rinnovando quell’asse Lega-Fi che regge da tempo.

M5S: D’Inca chiede una tregua

Prevalgono nettamente, nel corso dell’assemblea congiunta M5S di questa mattina, gli interventi dei parlamentari a sostegno della linea di Giuseppe Conte dopo la crisi di governo. Tra questi Daniela Torto, Giuseppe Buompane, Marco Bella, Luigi Gallo, Francesco Silvestri, Angela Salafia, Sebastiano Cubeddu, Teresa Manzo, Vittoria Baldino, Giovanni Currò, Filippo Scerra, Manuel Tuzi, Arnaldo Lomuti, Giulia Lupo, Marco Pellegrini, Tiziana Ciprini. Tra ieri e oggi oltre 30 gli eletti che hanno sposato la linea dei vertici, mentre sono una decina i parlamentari schieratisi apertamente a favore della fiducia al governo Draghi.

Nel suo intervento, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà ha chiesto inoltre “una tregua” tra Conte e Draghi, per non mettere in difficoltà l’esecuzione delle riforme collegate al Pnrr e i progetti collegati, questo “per il bene del Paese”. L’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari in videoconferenza è ricominciata questa mattina in continuazione con quella di ieri, iniziata intorno alle 20.30 e conclusa alle 23.30. “Per ora – spiegava stamane un parlamentare grillino all’Adnkronos, numeri alla mano – 17 eletti si sono espressi contro la fiducia a Draghi, mentre 10 si sono detti favorevoli”. La partita ad ogni modo è ancora lunga: sospesi i lavori alle 14.20, la riunione riprenderà nel pomeriggio alle 18.

Renzi: “Lotteremo anche nei minuti di recupero”

“Dobbiamo provarci e crederci fino all’ultimo. Anche nei minuti di recupero. La partita non è semplice, ma è in mano a Draghi. Deve decidere se venire in Parlamento e comunicare all’Italia cosa vuole ancora fare o mollare. Credo però che Draghi abbia un senso delle istituzioni straordinario e quindi c’è ancora margine perché resti”. Queste le parole di Matteo Renzi, intervenuto in diretta su Radio Leopolda durante lo speciale ‘Avanti con Draghi’.

“La petizione ha raggiunto quasi 70 mila firme di persone che non vogliono le dimissioni di Draghi. Dobbiamo arrivare a 100 mila entro mercoledì. Ma se dovremo andare alle elezioni ci andremo con l’orgoglio di chi ha portato Draghi a palazzo Chigi e mandato a casa Conte”, ha concluso Renzi. (fonte Adnkronos)