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Reati contro il patrimonio e atti persecutori: 2 uomini arrestati tra Ladispoli e Cerveteri

Denunciata a piede libero anche una persona per possesso di hashish, segnalate poi 5 persone alla Prefettura di Roma per detenzione di sostanza stupefacente

Roma – Continuano i servizi di controllo dei Carabinieri finalizzati ad arginare fenomeni di “malamovida” sul litorale nord della Provincia di Roma, attività in linea con l’azione fortemente voluta dal Prefetto di Roma Matteo Piantedosi in seno al Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica. Coinvolti nei servizi finalizzati a prevenire e reprimere episodi di illegalità e di degrado i Carabinieri della Compagnia di Civitavecchia, dei Comandi Stazione di Ladispoli e Cerveteri e della Sezione Radiomobile.

L’attività, che rientra nell’ambito di un più ampio piano strategico pianificato dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma, ha portato all’arresto di 2 persone – un uomo di 41 anni di nazionalità bulgara ed un 53enne italiano – localizzati dopo intense ricerche su ordine rispettivamente della Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Brescia e della Procura della Repubblica presse il Tribunale di Roma – Ufficio Esecuzioni Penali – nei territori di Ladispoli e Cerveteri. Il primo è stato giudicato colpevole di reati contro il patrimonio mentre il secondo del reato di atti persecutori continuati.

Nel corso di un’ulteriore attività preventiva, in particolare mirata al controllo della circolazione stradale, i Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Civitavecchia hanno denunciato a piede libero una persona per possesso di sostanza stupefacente di tipo hashish e hanno segnalato 5 persone alla Prefettura – U.T.G. di Roma per detenzione di modica quantità di sostanza stupefacente, sia tipo hashish che cocaina. Analoghi servizi proseguiranno anche nei prossimi week-end al fine di garantire un sano divertimento a tutti i frequentatori della zona verificare il rispetto delle regole e contrastare ogni forma di illegalità.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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