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Corruzione, blitz dei carabinieri a Terracina: in manette la sindaca Tintari

L’indagine riguarda le concessioni balneari e poi in generale il settore del demanio marittimo.

Terracina – Il sindaco di Terracina, Roberta Tintari, è stata arrestata oggi nell’ambito di una operazione dei carabinieri. Nei suoi confronti l’accusa è di corruzione. In base a quanto si apprende sono stati raggiunti da misure cautelari, tra gli altri, anche il presidente del Consiglio comunale e due assessori.

In tutto sono 5 le persone finite agli arresti domiciliari e altre sette interdette dai pubblici uffici a seguito di una vasta operazione dei carabinieri coordinata dalla Procura di Latina. L’indagine riguarda le concessioni balneari e poi in generale il settore del demanio marittimo. Secondo le prime informazioni sarebbero coinvolti anche altri assessori e dirigenti comunali. Cinquanta in tutto gli indagati.

Legambiente: “Chiederemo di poterci costituire parte civile anche in questo procedimento penale”

“Gli arresti di oggi a Terracina confermano uno scenario di illegalità dove è fondamentale tenere altissima l’attenzione. Faremo richiesta di costituzione come parte civile anche in questo procedimento penale – affermano Stefano Ciafani, presidente nazionale, e Roberto Scacchi, presidente regionale di Legambiente – ed esprimiamo la nostra vicinanza al circolo Legambiente “Pisco Montano” di Terracina e in particolare alla sua presidente, Anna Giannetti, oggetto di una querela da parte dell’ex vicesindaco, sottoposto poi a misura cautelare, a dir poco temeraria. Come sempre confidiamo nel buon operato della magistratura e delle forze dell’ordine affinché venga fatta ecogiustizia. In attesa degli sviluppi, l’inchiesta conferma la gravità di una situazione più volte da noi denunciata attraverso la grande azione del nostro circolo e oggi, a Terracina, in tanti sono chiamati a rispondere di gravi accuse della Procura di Latina sulle illegalità lungo l’arenile. Non a caso lo scorso febbraio, circolo e Legambiente Lazio avevano scritto alla Regione chiedendo un intervento con il quale l’ente esercitasse i poteri sostitutivi, anche con l’eventuale nomina di un commissario ad acta, in modo da evitare che il nuovo Pua (Piano Utilizzo degli Arenili) potesse divenire una sanatoria per la vecchia e discutibile gestione del demanio marittimo”.

A supporto delle segnalazioni puntuali di Legambiente si sono attivati gli avvocati dei Centri di azione giuridica, con richieste di accesso agli atti e costituzioni di parte civile. A livello nazionale Legambiente ha raccontato nel dossier “Mare Monstrum 2021” il “caso Terracina”, come uno dei più emblematici dell’assalto al demanio marittimo.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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