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Draghi al Senato: “Serve un nuovo patto di fiducia. Siete pronti a ricostruirlo?”

20 luglio 2022 | 13:17
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Il Premier a Palazzo Madama: “Serve un esecutivo forte e coeso”. Il M5S: “Troppo generico”. Il centrodestra si riunisce per un nuovo vertice

Roma – “Siete pronti a ricostruire questo patto di fiducia?”. E’ la domanda che il premier Mario Draghi, al Senato per le comunicazioni nella giornata cruciale della crisi di governo, rivolge a “parlamentari e partiti” nella fase finale del suo intervento.

“In questi mesi, l’unità nazionale è stata la miglior garanzia della legittimità democratica di questo esecutivo e della sua efficacia. Ritengo che un presidente del Consiglio che non si è mai presentato davanti agli elettori debba avere in Parlamento il sostegno più ampio possibile”, ha affermato Draghi.

“Lo scorso febbraio – ha ricordato – il presidente della Repubblica mi affidò l’incarico di formare un governo per affrontare le tre emergenze che l’Italia aveva davanti: pandemica, economica, sociale. ‘Un governo – furono queste le sue parole – di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica. Un Governo che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili’. Tutti i principali partiti – con una sola eccezione – decisero di rispondere positivamente a quell’appello. Nel discorso di insediamento che tenni in quest’aula, feci esplicitamente riferimento allo ‘spirito repubblicano’ del Governo, che si sarebbe poggiato sul presupposto dell’unità nazionale”.

“Il voto di giovedì scorso”, quando il Movimento 5 Stelle non ha votato la fiducia al decreto Aiuti, “ha certificato la fine del patto di fiducia che ha tenuto insieme questa maggioranza. Non votare la fiducia ad un governo di cui si fa parte è un gesto politico chiaro, che ha un significato evidente. Non è possibile ignorarlo, perché equivarrebbe a ignorare il Parlamento. Non è possibile contenerlo perché vorrebbe dire che chiunque può ripeterlo. Non è possibile minimizzarlo perché viene dopo mesi di strappi e ultimatum. L’unica strada, se vogliamo ancora restare insieme, è ricostruire daccapo questo patto con coraggio, altruismo, credibilità. A chiederlo sono soprattutto gli italiani. La mobilitazione di questi giorni da parte di cittadini, associazioni e territori a favore della prosecuzione del governo è senza precedenti ed impossibile da ignorare”, le parole del premier in un passaggio chiave.
“L’unica strada è ricostruire daccapo questo patto” di fiducia che teneva insieme la maggioranza, “con coraggio, altruismo e credibilità: a chiederlo sono soprattutto gli italiani”, ha affermato il premier nelle comunicazioni al Senato in cui ha fatto riferimento alle “manifestazioni senza precedenti” per il proseguo del governo che ci sono state in questi giorni “e che è impossibile ignorare”. Ne ha citate “due in particolare”, quella di “2.000 sindaci abituati a confrontarsi quotidianamente con i problemi del territorio” e quella degli “eroi della pandemia”.

“La mobilitazione di questi giorni da parte di cittadini, associazioni, territori a favore della prosecuzione del Governo è senza precedenti e impossibile da ignorare”, ha affermato il premier. “Ha coinvolto il terzo settore, la scuola e l’università, il mondo dell’economia, delle professioni e dell’imprenditoria, lo sport. Si tratta di un sostegno immeritato, ma per il quale sono enormemente grato. Il secondo è quello del personale sanitario, gli eroi della pandemia, verso cui la nostra gratitudine collettiva è immensa”, ha sottolineato.

Pnrr e riforme

“La stesura del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, approvato a larghissima maggioranza da questo Parlamento, ha avviato un percorso di riforme e investimenti che non ha precedenti nella storia recente”, ha quindi sottolineato Draghi aggiungendo: “Le riforme della giustizia, della concorrenza, del fisco, degli appalti – oltre alla corposa agenda di semplificazioni – sono un passo in avanti essenziale per modernizzare l’Italia”.

“A oggi, tutti gli obbiettivi dei primi due semestri del Pnrr sono stati raggiunti”, ha detto ancora ricordando che “abbiamo già ricevuto dalla Commissione Europea 45,9 miliardi di euro, a cui si aggiungeranno nelle prossime settimane ulteriori 21 miliardi – per un totale di quasi 67 miliardi”.

“Il merito di questi risultati è stato vostro – della vostra disponibilità a mettere da parte le differenze e lavorare per il bene del Paese, con pari dignità, nel rispetto reciproco”, ha sottolineato Draghi in Senato. “La vostra è stata la migliore risposta all’appello dello scorso febbraio del presidente della Repubblica e alla richiesta di serietà, al bisogno di protezione, alle preoccupazioni per il futuro che arrivano dai cittadini”.

Fisco

“L’autunno scorso il Governo ha dato il via al disegno di legge delega per la revisione del fisco. Siamo consapevoli che in Italia il fisco è complesso e spesso iniquo. Per questo non abbiamo mai aumentato le tasse sui cittadini”, ha detto ancora Draghi.

“Tuttavia per questo occorre procedere con uno sforzo di trasparenza. Intendiamo ridurre le aliquote Irpef a partire dai redditi medio-bassi; superare l’Irap; razionalizzare l’Iva. I primi passi sono stati compiuti con l’ultima legge di bilancio, che ha avviato la revisione dell’Irpef e la riforma del sistema della riscossione. In Italia l’Agenzia delle Entrate-Riscossione conta 1.100 miliardi di euro di crediti residui, pari a oltre il 60% del prodotto interno lordo nazionale – una cifra impressionante. Dobbiamo quindi approvare al più presto la riforma fiscale, che include il completamento della riforma della riscossione, e varare subito dopo i decreti attuativi”.

Lavoro e salari

“Ridurre il carico fiscale sui lavoratori, a partire dai salari più bassi, è un obiettivo di medio termine. Questo è un punto su cui concordano sindacati e imprenditori. Con la scorsa legge di bilancio abbiamo adottato un primo e temporaneo intervento. Dobbiamo aggiungerne un altro in tempi brevi, nei limiti consentiti dalle nostre disponibilità finanziarie”.

“Occorre anche spingere il rinnovo dei contratti collettivi. Molti, tra cui quelli del commercio e dei servizi, sono scaduti da troppi anni. La contrattazione collettiva è uno dei punti di forza del nostro modello industriale, per l’estensione e la qualità delle tutele, ma non raggiunge ancora tutti i lavoratori. A livello europeo è in via di approvazione definitiva una direttiva sul salario minimo, ed è in questa direzione che dobbiamo muoverci, insieme alle parti sociali, assicurando livelli salariali dignitosi alle fasce di lavoratori più in sofferenza”.

La conclusione del discorso

“Serve un governo forte e coeso e un Parlamento che lo accompagni con convinzione nel reciproco rispetto dei ruoli. All’Italia non serve una fiducia di facciata che svanisca davanti ai provvedimenti scomodi. Serve un nuovo patto di fiducia, sincero e concreto come quello che ci ha permesso finora di cambiare in meglio il paese. I partiti e voi parlamentari siete pronti a ricostruire questo patto? Siete pronti a confermare quello sforzo che avete compiuto nei primi mesi e che si è poi affievolito. Sono qui in quest’aula oggi solo perché gli italiani lo hanno chiesto. Questa risposta a queste domande non la dovete dare a me ma la dovete dare a tutti gli italiani”, conclude Draghi.

I snatori M5S freddi sulle parole Draghi

M5S freddo dopo il discorso di Mario Draghi al Senato. Al termine delle comunicazioni del presidente del Consiglio molti senatori pentastellati hanno sfilato nella Sala Garibaldi di Palazzo Madama senza rilasciare dichiarazioni. Qualcuno però non ha celato le proprie perplessità: “Il discorso di Draghi? Molto generico”, ha detto all’Adnkronos Mario Coltorti, presidente della Commissione Trasporti. La capogruppo Mariolina Castellone si è trincerata dietro un no comment: “Parleremo dopo”. Qualche parlamentare si è sfogato: “Avevamo chiesto impegni più precisi…”.

Anche in Aula il Movimento ha dimostrato freddezza: sono stati pochi i passaggi dell’intervento di Draghi applauditi dai senatori. “Su lotta alle mafie, salario minimo e reddito di cittadinanza abbiamo applaudito. Di certo non l’abbiamo fatto sul nuovo invio di armi all’Ucraina…”, ha spiegato una senatrice. Qualcuno ha contestato il passaggio sulla necessità di una nuova riforma delle pensioni. E alla fine i pentastellati, così come la Lega, non applaudono la fine del discorso del premier, che ha chiesto alle forze politiche che sostengono il suo governo di “ricostruire il patto di fiducia”.

Intanto il leader 5 Stelle Giuseppe Conte, dopo essersi riunito con i suoi fedelissimi, ha incontrato diversi parlamentari, insieme ai capigruppo 5 Stelle di Montecitorio e Palazzo Madama, Davide Crippa e Mariolina Castellone. Agli incontri partecipano anche i membri della delegazione governativa del Movimento e i vicepresidenti grillini. “E’ in corso un confronto sulle comunicazioni di Draghi”, si limitano a spiegare fonti M5S.

In ogni caso, dopo le comunicazioni del premier, in discussione generale al Senato parlerà, per il M5S, solo Ettore Licheri. In un primo momento erano previsti anche gli interventi dell’ex capo politico Vito Crimi e di Susy Matrisciano, poi si è deciso di far intervenire solo Licheri.

‘Dipende da cosa deciderà il Movimento…”. Davide Crippa viene intercettato al ristorante di Montecitorio dopo un breve e a tratti animato colloquio con il presidente della Camera Roberto Fico, durato circa cinque minuti. Il presidente dei deputati M5S ha risposto così quando gli hanno chiesto se sarà lui domani, in aula alla Camera, a fare le dichiarazioni di voto sulle comunicazioni fiduciaria di Mario Draghi. Crippa dribbla la domanda sui temi al centro del vis a vis con Fico. Poi, interpellato su cosa deciderà di fare il Movimento Crippa taglia corto: ”Vediamo quale sarà la posizione di Conte”.

Nuovo vertice del centrodestra

Nuovo vertice del centrodestra dopo le comunicazioni di Draghi in Senato sulla crisi di governo. ”Tira una brutta aria”, ha detto a mezza bocca un big del centrodestra dopo aver sentito l’intervento del premier. Non a caso, Silvio Berlusconi ha convocato per le 13 a ‘Villa Grande’ un nuovo vertice con Matteo Salvini Lorenzo Cesa e Maurizio Lupi dopo quello notturno finito intorno alla una.

La Lega è in fibrillazione dopo le parole di Draghi. “Vediamo ora che succede”, ha detto ai suoi Salvini, prima di andare a Villa Grande. Salvini, raccontano alcuni dei presenti all’AdnKronos, avrebbe mostrato disappunto per alcuni passaggi della comunicazione, da molti letti come un attacco al partito.

A parlare tantissimi dei leghisti, riuniti in sala Kock al Senato. Molti hanno messo in guardia dal rischio di restare con il cerino in mano, se i Cinque Stelle dovessero poi votare di nuovo per Draghi. Tantissimi gli interventi in questo senso. Salvini ha preso atto, poi ha lasciato il Senato per andare da Berlusconi, facendo sapere che ogni decisione verrà presa collegialmente con gli alleati.

Sul tavolo del vertice del centrodestra ci sono dunque le comunicazioni fiduciarie di ‘Super Mario’, che saranno passate ai raggi x. Non pochi i passaggi che avrebbero scontentato anche FI. Draghi non ha risparmiato nessuno, si è lasciato scappare un parlamentare azzurro di lungo corso, che vede la trattativa un po’ in salita a questo punto.

A mezzogiorno, intanto, il capogruppo alla Camera di FI Paolo Barelli ha riunito i suoi parlamentari per fare il punto della situazione e provare a ricompattare il gruppo visto che resta la divisione tra i sovranisti e l’ala più governista pro Draghi bis.

Dopo aver sentito il discorso del premier a palazzo Madama Salvini ha visto i suoi. Una riunione che avrebbe visto nuovamente Salvini “in fase di ascolto”, come le ultime con i suoi parlamentari e ministri degli scorsi giorni. A palazzo Madama sono stati i senatori e i ministri della Lega ad aggiornare il leader, in vista del possibile voto di fiducia dopo le parole di Draghi. Poi la decisione di tornare a Villa Grande, per un nuovo vertice con il Cavaliere.

Non è passato inosservato il non-applauso dei salviniani al termine dell’intervento del presidente del Consiglio. Nessuno dei senatori del Carroccio si è espresso. “Lasciamo parlare il leader”, ha tagliato corto un esponente di governo leghista a chi gli chiedeva lumi sulla valutazione del discorso del premier. Nel frattempo, anche per evitare uscite in ordine sparso, Matteo Salvini ha quindi convocato una riunione lampo al Senato. Con lui senatori, ministri e sottosegretari.

“La fiducia si vota su una risoluzione – ha spiegato intanto un leghista di primo piano – le risoluzioni si depositano alla fine della discussione generale, e poi il governo sceglie se mettere la fiducia e su quale risoluzione metterla”, vedremo cosa succederà, c’è ancora tempo”. (fonte Adnkronos)