crisi di governo |
Interni
/

Crisi di Governo: Draghi lascia Palazzo Chigi ma rinvia l’incontro con Mattarella al Quirinale

20 luglio 2022 | 21:09
Share0
Crisi di Governo: Draghi lascia Palazzo Chigi ma rinvia l’incontro con Mattarella al Quirinale

Il Premier, dopo la fiducia incassata con appena 95 sì in Senato, lascia Palazzo Chigi ma non salirà questa sera al Colle. L’incontro con Mattarella rinviato a domani ma solo dopo il voto di fiducia alla Camera

Roma – Il premier Mario Draghi non salirà al Quirinale questa sera. Il presidente del Consiglio ha lasciato Palazzo Chigi diretto nella sua abitazione e non al Colle, dove, riferiscono fonti di governo, dovrebbe recarsi nella giornata di domani per rimettere definitivamente il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo il passaggio di oggi in Senato che ha di fatto sancito la fine dell’esecutivo.

La risoluzione Casini su cui il premier ha posto la fiducia è passata a palazzo Madama con soli 95 voti a favore. I voti contrari sono stati 38 e nessun astenuto. Molto basso il dato sulla presenza in aula: solo 192 senatori, mentre i votanti sono stati 133. Il quorum è stato garantito dalla presenza in aula dei senatori 5Stelle che, tuttavia, non hanno votato. Sono invece usciti dall’Aula i senatori di Lega e Forza Italia che come i pentastellati non hanno votato la fiducia.

Al Quirinale non è però ancora stata fissata un’agenda. Infatti il premier ha intenzione di recarsi anche alla Camera per il dibattito sulle sue comunicazioni. Solo al termine dei lavori dell’Assemblea di Montecitorio, deciderà di recarsi a riferire al Presidente della Repubblica.

A quel punto il Capo dello Stato avrà tutti gli elementi per decidere come procedere. Se aprire eventuali consultazioni oppure se e quando sentire i presidenti del Senato, Elisabetta Casellati, e della Camera, Roberto Fico, per procedere poi allo scioglimento delle Camere.

“Mai chiesto pieni poteri”

“Chiedo che sia posta la fiducia sulla risoluzione del senatore Casini”. Ha detto Mario Draghi concludendo il suo intervento in replica al Senato sulla fiducia dopo gli interventi dei diversi partiti.

Una “replica abbastanza breve” ma dura. “Voglio innanzitutto ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto l’operato di questo governo con lealtà, collaborazione e partecipazione”, ha detto il premier. Rispondo alle “osservazione fatta dai senatori Licheri, Santanché” e altri in cui “sembro quasi mettere in discussione la natura della nostra democrazia, come se avessi detto che non è parlamentare. La democrazia è parlamentare ed è la democrazia che rispetto e riconosco”, ha scandito piccato Draghi. “Vorrei rileggere esattamente le cose che ho detto”, ha aggiunto il premier tornando sui passaggi che gli erano stati ‘contestati’. Da parte di Draghi, “niente richieste di pieni poteri, va bene? – ha rimarcato il presidente del Consiglio senza nascondere il disappunto – volevo rispondere a questo appunto ché è importantissimo”.

“Perché il governo non è entrato nello Ius Soli, nella cannabis, nel ddl Zan? Perché il governo ha deciso di non intervenire -per la sua natura di governo fondato su un’ampia coalizione- su temi di origine parlamentare”, ha chiarito. “Sul salario minimo ho detto quello che dovevo dire: c’è una posizione della commissione europea, si è aperto un tavolo con i sindacati e Confindustria. Continueremo la discussione, qualunque sarà la vostra decisione di oggi e credo che si possa arrivare a una proposta di salario minimo che non veda diktat del governo sul contratto di lavoro”, ha affermato Draghi. “Sul superbonus voi sapete quello che ho sempre pensato ma il problema sono i meccanismi di cessione. Chi li ha disegnati senza discrimine o discernimento? Sono loro i colpevoli di questa situazione per cui migliaia di imprese stanno aspettando i crediti. Non ho molto altro da dire ma – ha concluso – chiedo che sia posta la fiducia sulla risoluzione del senatore Casini “.

“Serve nuovo patto di fiducia”

“Siete pronti a ricostruire questo patto di fiducia?”. E’ la domanda che Draghi aveva posto al Senato nel suo intervento per le comunicazioni nella giornata cruciale della crisi di governo.

“In questi mesi, l’unità nazionale è stata la miglior garanzia della legittimità democratica di questo esecutivo e della sua efficacia. Ritengo che un presidente del Consiglio che non si è mai presentato davanti agli elettori debba avere in Parlamento il sostegno più ampio possibile”, ha affermato Draghi.

“Lo scorso febbraio – ha ricordato – il presidente della Repubblica mi affidò l’incarico di formare un governo per affrontare le tre emergenze che l’Italia aveva davanti: pandemica, economica, sociale. ‘Un governo – furono queste le sue parole – di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica. Un Governo che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili’. Tutti i principali partiti – con una sola eccezione – decisero di rispondere positivamente a quell’appello. Nel discorso di insediamento che tenni in quest’aula, feci esplicitamente riferimento allo ‘spirito repubblicano’ del Governo, che si sarebbe poggiato sul presupposto dell’unità nazionale”.

“Il voto di giovedì scorso”, quando il Movimento 5 Stelle non ha votato la fiducia al decreto Aiuti, “ha certificato la fine del patto di fiducia che ha tenuto insieme questa maggioranza. Non votare la fiducia ad un governo di cui si fa parte è un gesto politico chiaro, che ha un significato evidente. Non è possibile ignorarlo, perché equivarrebbe a ignorare il Parlamento. Non è possibile contenerlo perché vorrebbe dire che chiunque può ripeterlo. Non è possibile minimizzarlo perché viene dopo mesi di strappi e ultimatum. L’unica strada, se vogliamo ancora restare insieme, è ricostruire daccapo questo patto con coraggio, altruismo, credibilità. A chiederlo sono soprattutto gli italiani. La mobilitazione di questi giorni da parte di cittadini, associazioni e territori a favore della prosecuzione del governo è senza precedenti ed impossibile da ignorare”, le parole del premier in un passaggio chiave.
“L’unica strada è ricostruire daccapo questo patto” di fiducia che teneva insieme la maggioranza, “con coraggio, altruismo e credibilità: a chiederlo sono soprattutto gli italiani”, ha affermato il premier nelle comunicazioni al Senato in cui ha fatto riferimento alle “manifestazioni senza precedenti” per il proseguo del governo che ci sono state in questi giorni “e che è impossibile ignorare”. Ne ha citate “due in particolare”, quella di “2.000 sindaci abituati a confrontarsi quotidianamente con i problemi del territorio” e quella degli “eroi della pandemia”.

“La mobilitazione di questi giorni da parte di cittadini, associazioni, territori a favore della prosecuzione del Governo è senza precedenti e impossibile da ignorare”, ha affermato il premier. “Ha coinvolto il terzo settore, la scuola e l’università, il mondo dell’economia, delle professioni e dell’imprenditoria, lo sport. Si tratta di un sostegno immeritato, ma per il quale sono enormemente grato. Il secondo è quello del personale sanitario, gli eroi della pandemia, verso cui la nostra gratitudine collettiva è immensa”, ha sottolineato.

Pnrr e riforme

“La stesura del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, approvato a larghissima maggioranza da questo Parlamento, ha avviato un percorso di riforme e investimenti che non ha precedenti nella storia recente”, ha quindi sottolineato Draghi aggiungendo: “Le riforme della giustizia, della concorrenza, del fisco, degli appalti – oltre alla corposa agenda di semplificazioni – sono un passo in avanti essenziale per modernizzare l’Italia”.

“A oggi, tutti gli obbiettivi dei primi due semestri del Pnrr sono stati raggiunti”, ha detto ancora ricordando che “abbiamo già ricevuto dalla Commissione Europea 45,9 miliardi di euro, a cui si aggiungeranno nelle prossime settimane ulteriori 21 miliardi – per un totale di quasi 67 miliardi”.

“Il merito di questi risultati è stato vostro – della vostra disponibilità a mettere da parte le differenze e lavorare per il bene del Paese, con pari dignità, nel rispetto reciproco”, ha sottolineato Draghi in Senato. “La vostra è stata la migliore risposta all’appello dello scorso febbraio del presidente della Repubblica e alla richiesta di serietà, al bisogno di protezione, alle preoccupazioni per il futuro che arrivano dai cittadini”.

Fisco

“L’autunno scorso il Governo ha dato il via al disegno di legge delega per la revisione del fisco. Siamo consapevoli che in Italia il fisco è complesso e spesso iniquo. Per questo non abbiamo mai aumentato le tasse sui cittadini”, ha detto ancora Draghi.

“Tuttavia per questo occorre procedere con uno sforzo di trasparenza. Intendiamo ridurre le aliquote Irpef a partire dai redditi medio-bassi; superare l’Irap; razionalizzare l’Iva. I primi passi sono stati compiuti con l’ultima legge di bilancio, che ha avviato la revisione dell’Irpef e la riforma del sistema della riscossione. In Italia l’Agenzia delle Entrate-Riscossione conta 1.100 miliardi di euro di crediti residui, pari a oltre il 60% del prodotto interno lordo nazionale – una cifra impressionante. Dobbiamo quindi approvare al più presto la riforma fiscale, che include il completamento della riforma della riscossione, e varare subito dopo i decreti attuativi”.

Lavoro e salari

“Ridurre il carico fiscale sui lavoratori, a partire dai salari più bassi, è un obiettivo di medio termine. Questo è un punto su cui concordano sindacati e imprenditori. Con la scorsa legge di bilancio abbiamo adottato un primo e temporaneo intervento. Dobbiamo aggiungerne un altro in tempi brevi, nei limiti consentiti dalle nostre disponibilità finanziarie”.

“Occorre anche spingere il rinnovo dei contratti collettivi. Molti, tra cui quelli del commercio e dei servizi, sono scaduti da troppi anni. La contrattazione collettiva è uno dei punti di forza del nostro modello industriale, per l’estensione e la qualità delle tutele, ma non raggiunge ancora tutti i lavoratori. A livello europeo è in via di approvazione definitiva una direttiva sul salario minimo, ed è in questa direzione che dobbiamo muoverci, insieme alle parti sociali, assicurando livelli salariali dignitosi alle fasce di lavoratori più in sofferenza”.

La conclusione del discorso

“Serve un governo forte e coeso e un Parlamento che lo accompagni con convinzione nel reciproco rispetto dei ruoli. All’Italia non serve una fiducia di facciata che svanisca davanti ai provvedimenti scomodi. Serve un nuovo patto di fiducia, sincero e concreto come quello che ci ha permesso finora di cambiare in meglio il paese. I partiti e voi parlamentari siete pronti a ricostruire questo patto? Siete pronti a confermare quello sforzo che avete compiuto nei primi mesi e che si è poi affievolito. Sono qui in quest’aula oggi solo perché gli italiani lo hanno chiesto. Questa risposta a queste domande non la dovete dare a me ma la dovete dare a tutti gli italiani”, conclude Draghi. (fonte Adnkronos)

ilfaroonline.it è su GOOGLE NEWS. Per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie, clicca su questo link e seleziona la stellina in alto a destra per seguire la fonte.