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A Fiumicino sbarcano 300 afghani in fuga dai talebani: saranno accolti in diverse regioni d’Italia

28 luglio 2022 | 16:09
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A Fiumicino sbarcano 300 afghani in fuga dai talebani: saranno accolti in diverse regioni d’Italia

“Come governo italiano abbiamo preso l’impegno a non abbandonare il popolo afghano”, le parole di Marina Sereni, viceministra degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale

Fiumicino – Sono arrivati con un volo proveniente da Islamabad, 230 profughi afghani che erano rifugiati in Pakistan dallo scorso agosto. Il loro ingresso in Italia è stato reso possibile grazie al protocollo di intesa con lo Stato italiano, firmato il 4 novembre 2021 da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Tavola Valdese, Arci, Caritas Italiana, IOM, INMP e UNHCR.

Insieme ad altri arrivi dall’Iran negli ultimi quattro giorni, saranno complessivamente oltre 300 i rifugiati afghani accolti nel nostro paese, in diverse regioni da Nord a Sud, grazie ai corridoi umanitari: un progetto totalmente a carico delle associazioni proponenti, reso possibile grazie alla generosità e all’impegno gratuito e volontario di tanti cittadini italiani, che hanno offerto le loro case per ospitare ma anche congregazioni religiose, ONG e diversi soggetti della società civile. Tra queste Solidaire, che, in collaborazione con Open Arms, ha contribuito all’organizzazione del volo dal Pakistan.

E a Fiumicino, in occasione dell’accoglienza dei profughi, si è svolta una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Marina Sereni, viceministra degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale; Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio; Daniele Garrone, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia; Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese; Filippo Miraglia, responsabile nazionale Immigrazione di Arci; Valentina Brinis, Open Arms.

“Come governo italiano abbiamo preso l’impegno a non abbandonare il popolo afghano”, ha affermato Marina Sereni, viceministra degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale. “La situazione umanitaria è molto seria, soprattutto per le donne e le bambine, a cui non è stato consentito di tornare a scuola. Non possiamo consentire che i bambini afghani perdano il loro futuro. Il governo italiano continuerà, coi propri partner e le agenzie internazionali, a portare aiuti umanitari in Afghanistan e nei Paesi limitrofi. Abbiamo il dovere dell’accoglienza nei confronti di chi verrà in Italia grazie ai corridoi umanitari, che sono frutto del lavoro della società civile italiana, che si è messa in movimento e che grazie alla collaborazione dei ministeri dell’Interno e degli Esteri hanno realizzato questo primo arrivo”.

“Non abbiamo dimenticato le sofferenze degli afghani! Oggi per 300 profughi afghani si realizza una promessa: quella di non abbandonarli dopo il ritorno al potere dei talebani lo scorso agosto”, ha dichiarato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio. “Siamo felici di accoglierli e di avviare per tutti loro il percorso di integrazione, ormai sperimentato, dei corridoi umanitari. Queste persone saranno ospitate, in diverse città, dalle nostre Comunità, ma anche da cittadini e congregazioni religiose che hanno voluto aprire le porte delle loro case. Mentre milioni di persone che fuggono da guerre, fame e cambiamenti climatici per cercare un futuro rischiano di scomparire dai riflettori o di divenire oggetto di strumentalizzazione politica, l’Italia mostra il suo volto umano e accogliente, grazie ai corridoi umanitari e a una virtuosa sinergia tra la società civile e le istituzioni”.

Daniele Garrone, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese, hanno dichiarato: “Anche gli evangelici accolgono con gioia i beneficiari di questo corridoio umanitario per i profughi afghani. Non ci eravamo dimenticati di loro. L’arrivo di oggi è il frutto dell’impegno congiunto di associazioni e istituzioni che hanno lavorato insieme per sviluppare ed estendere la buona pratica dei corridoi umanitari inaugurata nel 2016, e da allora proposta anche alle istituzioni europee come politica strutturale di gestione dei profughi. La dimensione ecumenica, che vede insieme evangelici e cattolici, è per noi particolarmente significativa. Oggi accogliamo i profughi afghani così come in passato abbiamo accolto quelli dalla Siria e dalla Libia. In questi giorni siamo anche impegnati in azioni di sostegno a chi è fuggito dall’Ucraina, convinti che non si possa fare differenza tra europei e non europei e che tutti i profughi che fuggono da guerre e persecuzioni meritino una destinazione sicura, senza distinguere la loro provenienza o la loro identità religiosa. Speriamo anzi che l’accoglienza dimostrata verso la popolazione in fuga dall’Ucraina segni un cambio di passo, politico e culturale, verso i profughi di tutte le altre nazionalità e di ogni provenienza. Speriamo inoltre di poter aprire un corridoio dalla Bosnia a favore di profughi letteralmente intrappolati lungo la rotta balcanica. Operando anche a Lampedusa e toccando con mano gli effetti anche tragici delle migrazioni irregolari, ribadiamo l’urgenza di un piano europeo per l’apertura di vie legali e sicure sia per i migranti che i richiedenti asilo, affinché chi fugge o migra non debba mai più rischiare la vita. Ringraziamo le chiese della Federazione, le chiese sorelle all’estero, gli enti e le associazioni che contribuiscono a questo risultato, così come i contribuenti che scelgono di destinare l’Otto per mille alla Chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi: il loro gesto è un contributo essenziale anche alla realizzazione di questo progetto di accoglienza. Nel nostro piccolo, siamo sempre pronti e pronte a fare la nostra parte”.

Filippo Miraglia, responsabile immigrazione di Arci nazionale, ha dichiarato: “L’Arci è molto soddisfatta di partecipare per la prima volta ai corridoi umanitari: se queste persone oggi arrivate in aereo, accolte da noi e dall’Italia con generosità, si fossero messe in viaggio da sole per cercare protezione, e fossero arrivate alle frontiere dell’UE, rivolgendosi ai trafficanti come sono obbligate a fare il 99% delle persone in fuga, verrebbero chiamate con disprezzo “clandestini” e rischierebbero di finire nei lager libici sostenuti dall’Europa e dal nostro Governo, o respinti alle nostre frontiere terrestri, come avviene ogni giorno, violando ogni legge e convenzione internazionale. Per questo vogliamo sostenere e investire, anche per dimostrare che esistono alternative, su ogni forma di accesso legale e sicuro come i corridoi umanitari. Ringraziamo la rete nazionale dei Circoli Rifugio dell’Arci, che offriranno accoglienza materiale e sostegno alle beneficiarie e ai beneficiari di questo corridoio umanitario, e l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai che ha deciso di dare priorità con i fondi dell’8×1000 ad interventi di accoglienza e inclusione per le persone in fuga dal regime afghano”.

Per Enrique Piñeyro, presidente della ONG Solidaire: “Il viaggio ha un valore molto alto per noi perché stiamo accompagnando persone che vogliono fuggire dal luogo in cui vivono perché lì sono in pericolo. Le donne in Afghanistan, tra matrimoni forzati, l’impossibilità di studiare, l’impossibilità di uscire di casa sole… vivono una condizione disumana. Poter essere d’aiuto affinché riescano a vivere una vita normale, è molto gratificante.”

Oscar Camps, fondatore di Open Arms, ha dichiarato: “Non avrei mai potuto immaginare, tantomeno nel 2015, quando iniziammo a soccorrere persone che fuggivano dalla guerra in Siria attraverso il Mar Egeo, che oggi mi sarei trovato nell’aeroporto di Islamabad, collaborando per la realizzazione di un corridoio umanitario che porterà al sicuro, in questo caso in Italia, donne e bambine afghane. Questo è stato possibile grazie alla collaborazione con molte organizzazione e grazie all’aereo messo a disposizione dalla ONG Solidaire. Per noi che siamo abituati a soccorrere in mare in condizioni difficili, è un orgoglio poter evacuare queste persone attraverso canali sicuri e legali. Continueremo a essere in mare, ma è importante anche cercare di evitare una sofferenza non necessaria, facilitando in ogni modo possibile questi corridoi umanitari. Open Arms e Solidaire continueranno a farlo ogni volta che sarà possibile”.

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