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Il Papa striglia i preti: “Non è la fede a essere in crisi ma certi modi in cui la annunciamo”

29 luglio 2022 | 01:24
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Il Papa striglia i preti: “Non è la fede a essere in crisi ma certi modi in cui la annunciamo”
Il Papa striglia i preti: “Non è la fede a essere in crisi ma certi modi in cui la annunciamo”
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Il Papa striglia i preti: “Non è la fede a essere in crisi ma certi modi in cui la annunciamo”
Il Papa striglia i preti: “Non è la fede a essere in crisi ma certi modi in cui la annunciamo”

Francesco incontra il clero e i vescovi canadesi nella Cattedrale di Notre Dame, a Quebec. E ammonisce: “Il Vangelo si annuncia in modo efficace quando è la vita a parlare, a rivelare quella libertà che fa liberi gli altri, quella compassione che non chiede nulla in cambio, quella misericordia che senza parole parla di Cristo”

Quebec – Non è “la fede a essere in crisi, ma certe forme e modi attraverso cui la annunciamo”. Come spesso accade negli incontri con i vescovi e il clero del luogo meta del Viaggio Apostolico, Papa Francesco striglia, ancora una volta, i pastori. L’occasione è, per l’appunto, la preghiera dei vespri celebrata nella Cattedrale di Notre-Dame de Québec con i vescovi, i sacerdoti, i consacrati, i seminaristi e gli operatori pastorali.

Nel mondo di oggi, dove vi è una sorta di ateismo religioso, il Papa indica “tre sfide” a cui la Chiesa è chiamata. La prima è far conoscere Gesù. “Nei deserti spirituali del nostro tempo, generati dal secolarismo e dall’indifferenza, è necessario ritornare al primo annuncio”, alla Galilea. Una testimonianza credibile, non solo con le parole ma anche con le opere, è la seconda sfida: “Il Vangelo si annuncia in modo efficace quando è la vita a parlare – dice il Pontefice -, a rivelare quella libertà che fa liberi gli altri, quella compassione che non chiede nulla in cambio, quella misericordia che senza parole parla di Cristo”. Da qui la nuova richiesta di perdono alle vittime di pedofilia (leggi qui).

La terza sfida è invece la fraternità. “La Chiesa – ammonisce Francesco – sarà credibile testimone del Vangelo quanto più i suoi membri vivranno la comunione, creando occasioni e spazi perché chiunque si avvicini alla fede trovi una comunità ospitale, che sa ascoltare ed entrare in dialogo, che promuove una qualità buona delle relazioni”.

Citando la Prima Lettera di Pietro (Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, 1 Pt 5,2), il Papa richiama i vescovi e i preti per un cambio di rotta: “Mentre siamo qui radunati come Popolo di Dio, ricordiamoci che è Gesù il Pastore della nostra vita, che si prende cura di noi perché ci ama davvero. A noi, pastori della Chiesa, è chiesta questa stessa generosità nel pascere il gregge, perché possa manifestarsi la sollecitudine di Gesù per tutti e la sua compassione per le ferite di ciascuno”.

“Da qui nasce la gioia del ministero, e prima ancora la gioia della fede: non dal vedere ciò che noi siamo capaci di fare, ma dal sapere che Dio è vicino, che ci ha amati per primo e ci accompagna ogni giorno. Questa, fratelli e sorelle, è la nostra gioia: non una gioia a buon mercato, quella che a volte il mondo ci propone illudendoci con dei fuochi d`artificio; non è legata a ricchezze e sicurezze; nemmeno alla persuasione che nella vita ci andrà sempre bene senza croci e problemi”, sottolinea il Pontefice.

“Non possiamo fare a meno di riflettere su ciò che, nella realtà del nostro tempo, minaccia la gioia della fede e rischia di oscurarla, mettendo seriamente in crisi l`esperienza cristiana. Viene subito da pensare alla secolarizzazione, che da tempo ha ormai trasformato lo stile di vita delle donne e degli uomini di oggi, lasciando Dio quasi sullo sfondo. Egli sembra scomparso dall`orizzonte, la sua Parola non pare più una bussola di orientamento per la vita, per le scelte fondamentali, per le relazioni umane e sociali”, prosegue il Pontefice.

Che mette subito i puntini sulle i: “Dobbiamo però fare subito una precisazione: quando osserviamo la cultura in cui siamo immersi, i suoi linguaggi e i suoi simboli, occorre stare attenti a non restare prigionieri del pessimismo e del risentimento, lasciandoci andare a giudizi negativi o a inutili nostalgie. Ci sono infatti due sguardi possibili nei confronti del mondo in cui viviamo: uno lo chiamerei ‘sguardo negativo’; l’altro ‘sguardo che discerne”.

“Il primo – spiega – nasce spesso da una fede che, sentendosi attaccata, si concepisce come una specie di ‘armatura’ per difendersi dal mondo. Con amarezza accusa la realtà dicendo: ‘il mondo è cattivo, regna il peccato’, e rischia così di rivestirsi di uno ‘spirito da crociata’. Stiamo attenti a questo, perché non è cristiano. Siamo chiamati, invece, ad avere uno sguardo simile a quello di Dio, che sa distinguere il bene ed è ostinato nel cercarlo, nel vederlo e nell`alimentarlo. Non è uno sguardo ingenuo, ma uno sguardo che discerne la realtà. Ecco, come Chiesa, soprattutto come pastori del Popolo di Dio e come operatori pastorali, sta a noi saper fare queste distinzioni, discernere”, conclude Bergoglio.

Dopo il silenzio imposto dalla preghiera, un lungo applauso da parte dei presenti si leva nei confronti del Pontefice, ce, spinto sulla sedia a rotelle, riceve l’omaggio dei vescovi canadesi. Poco prima, l’Arcivescovo di Québec, il cardinal Gérald Cyprien Lacroix, ha accompagnato il Papa davanti alla tomba di San Francesco de Laval dove ha sostato qualche in preghiera silenziosa. Esposte anche le reliquie di alcuni Santi canadesi. Il Santo Padre rientra quindi in auto in Arcivescovado dove cenerà in privato. Domani l’ultima giornata di viaggio in Canada, forse la più impegnativa: alle 7 del mattino (le 13 in Italia) la Santa Messa in privato. Seguirà poi l’incontro privato con i membri della Compagnia di Gesù presenti in Canada.

Alle 10.45 (le 16.45 in Italia) il Papa incontra nel salone dell’Arcivescovado una delegazione di indigeni presenti in
Québec. Poi è il momento delle valigie: alle 12 (le 18 in Italia) il Pontefice lascerà l’Arcivescovado per raggiungere l’aeroporto di Quebec da dove decollerà per fare rotta verso Iqaluit. Qui, nell’ultima tappa del Viaggio Apostolico, il Papa incontra in forma privata, nella scuola elementare, un gruppo di ex alunni delle scuole residenziali (luoghi dove si sono consumate le violenze sugli indigeni da parte dei cattolici). Terminato l’incontro, alle ore 17 (le 23 in Italia) )nel piazzale della medesima scuola, Francesco abbraccia i giovani e gli anziani del Canada. Quindi nuovamente in auto verso l’aeroporto dove ad attenderlo ci sarà il volo che lo riporterà a Roma. L’atterraggio, all’aeroporto di Fiumicino, è previsto per le ore 7.50 di sabato 30 luglio.

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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