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Ostia, botte e minacce di morte alla compagna: 51enne in manette

24 agosto 2022 | 10:19
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Ostia, botte e minacce di morte alla compagna: 51enne in manette

L’uomo avrebbe sottoposto la donna, di 29 anni, ad una serie di maltrattamenti, costituiti da atti di violenza non solo fisica ma anche morale

Ostia – Gravi gli indizi di colpevolezza che hanno portato alla misura della custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Roma, nei confronti di un uomo di 51 anni per reiterati maltrattamenti e lesioni nei confronti della sua convivente. La misura è stata disposta al termine delle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma e condotte dagli agenti della Polizia Locale di Roma Capitale del X Gruppo Mare, che hanno dato seguito al provvedimento di custodia cautelare disposto per il 51enne.

L’accurata e prolungata attività investigativa ha permesso di raccogliere gli elementi utili a ricostruire la condotta dell’uomo che, ripetutamente, avrebbe sottoposto la donna, di 29 anni, ad una serie di maltrattamenti, costituiti da atti di violenza non solo fisica ma anche morale e psicologica, arrivando a cagionarle, in più occasioni lesioni e minacciandola di morte, costringendola a vivere in un clima costante di paura e di umiliazione.

Comportamenti violenti e persecutori che la vittima avrebbe subito in forma crescente, tanto da costringere la 29enne a cambiare le proprie abitudini di vita e, nell’ultimo periodo, a lasciare l’abitazione, per trovare rifugio presso la casa della madre, dove però gli episodi vessatori e minacciosi non si sarebbero conclusi, tanto da creare un perdurante stato di terrore e di ansia per la propria incolumità e per quella dei suoi familiari.

Fondamentale il lavoro portato avanti dagli agenti del X Gruppo Mare grazie al quale è stato possibile, oltrechè ricostruire l’intera vicenda, instaurare un rapporto di fiducia con la vittima che, rassicurata dal costante supporto e dalla grande sensibilità dimostrata degli operanti, ha trovato il coraggio di denunciare i soprusi.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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