l'intervento

Mauro Stasio: “Chiusura Casa di Daniele, dai Servizi sociali arriva un brutto segnale”

26 agosto 2022 | 20:02
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Mauro Stasio: “Chiusura Casa di Daniele, dai Servizi sociali arriva un brutto segnale”

“Si poteva approfittare della proroga voluta dal Comune per rimodulare il servizio, rielaborare le assistenze, fare uno screening sul territorio”

Fiumicino – “Sulla storia della Casa di Daniele e della sua prevista chiusura, ci sono diverse cose da dire, la prima tra tutte è che non è vero che non ci siano i soldi in Bilancio”. A parlare è Mauro Stasio, presidente dell’associazione Insieme con i disabili.

“Ho letto di un mancato finanziamento (leggi qui), di scarsa utenza… Ma i Servizi sociali si sono mai preoccupati davvero di fare uno screening sul territorio per vedere se ci fosse un’utenza magari non informata? Perché a me risultano diversi casi bisognosi di quel tipo di assistenza.

Secondo: la politica, cioè l’Amministrazione, aveva stanziato nell’ultimo Bilancio i soldi necessari almeno ad una proroga fino a dicembre 2022, dunque la possibilità di tenere aperta la struttura esisteva eccome. E’ stata una scelta dei Servizi sociali non investire su quella struttura, depauperarla fino a svuotarla. E il segnale che ne viene fuori è devastante.

Come tutti sanno – prosegue Mauro Stasio -, stiamo investendo da anni energie fisiche ed economiche proprio nella creazione di una struttura tipo casa-famiglia, il dopo di noi che abbiamo chiamato la Casa di Enzo (nella foto grande). E cosa accadrà un domani? Che di punto in bianco qualcuno deciderà che non saremo più utili?

In un territorio come Fiumicino, pieno di utenti ex.art. 26 che sono costretti ad andare fuori territorio per l’assistenza, dire che non ci siano casi da seguire è fuori contesto; anzi, sarebbero tutti soldi che nell’eventualità di un impegno maggiore su Fiumicino ricadrebbero sul territorio invece di andare altrove.

Dobbiamo costruire in loco una rete che assista davvero le famiglie che hanno questo tipo di situazioni, e chiudere una struttura non è certo la strada giusta. Casomai si poteva approfittare della proroga voluta dal Comune per rimodulare il servizio, rielaborare le assistenze, fare uno screening sul territorio. Chiudere – conclude – non significa aver risolto un problema, ma averne creato un altro”.

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