Accordo Cina-Santa Sede verso la riconferma, ma pesa l’arresto del cardinal Zen. E non solo

10 settembre 2022 | 19:29
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Accordo Cina-Santa Sede verso la riconferma, ma pesa l’arresto del cardinal Zen. E non solo

Dal punto di vista diplomatico è in discussione anche la presenza dell’ufficio vaticano a Hong Kong che i cinesi vorrebbero venisse chiuso

Città del Vaticano – L’intesa tra Santa Sede e Repubblica Popolare Cinese, riguardante in particolare la nomina dei vescovi, va verso la seconda riconferma. Mancano ancora l’atto e la comunicazione ufficiali, ma l’Accordo sino-vaticano sottoscritto nel settembre 2018 e confermato due anni dopo sarebbe stato rinnovato dopo l’incontro delle due delegazioni, avvenuto la settimana scorsa a Pechino.

Lo sottolinea la testata cattolica SettimanaNews, promossa dai Dehoniani, rilevando i “pochi dubbi” in merito dopo le recenti dichiarazioni di Papa Francesco, dei massimi esponenti della diplomazia pontificia (Parolin, Gallagher) come pure del portavoce del Ministero degli Esteri cinese, secondo cui l’Accordo è stato “attuato con successo per gli sforzi di entrambi le parti”.

L’applicazione dell’Accordo non è stata irta di difficoltà. Finora la materia del testo – mai divulgato pubblicamente – è limitata alla nomina dei vescovi (ne sono stati nominati sei e altri sei si sono giovati di esso per entrare in diocesi; sembra che una proposta suggerita dalla Cina sia stata rimandata al mittente), ma le nomine vanno a rilento rispetto alla quarantina di diocesi ancora vacanti (sono in tutto 104 secondo i nuovi confini civili). Non è ancora avvenuto il riconoscimento di tutti i vescovi “illegali”.

Restano molto lontani altri temi di grande interesse per Roma: dalla definizione concordata delle diocesi alla formazione dei preti, dal riconoscimento dei religiosi (monaci e di vita attiva) alla possibilità di relazione con le altre Chiese cattoliche nel mondo, fino al contenimento delle soffocanti vessazioni amministrative (norme per la partecipazione al culto, controllo degli edifici sacri, violenze sulle comunità “illegali” ecc.). Dal punto di vista diplomatico – spiega SettimanaNews – è in discussione la presenza dell’ufficio vaticano a Hong Kong che i cinesi vorrebbero venisse chiuso.

Il principio di “non interferenza” su cittadini cinesi da parte di qualsiasi autorità esterna è declinato in forma parossistica, in contrasto persino con l’evidenza dell’Accordo e il ruolo che in esso è riconosciuto al Papa nella nomina dei vescovi. Il dialogo dovrà continuare anche se i miglioramenti appaiono talora impercettibili. Pesa anche la vicenda di Hong Kong, con l’accanimento delle forze di polizia verso il 90enne cardinale Joseph Zen Ze-kiun, arrestato nel maggio scorso e che andrà a processo fra il 19 e il 23 settembre.

La sua possibile condanna peserà sulla ricezione mediale del lavoro diplomatico della Santa Sede che ha recentemente accolto le positive nomine che il congresso dell’Associazione patriottica cattolica ha compiuto. Hanno colpito favorevolmente le nomine al vertice sia dell’Associazione patriottica, sia della Conferenza episcopale (Wuhan, 18-20 agosto): Giuseppe Li Shan (Pechino) e Shen Bin (Hainmen). I due organismi, non riconosciuti dal Vaticano per la politicità del primo e la non universalità del secondo, hanno conosciuto uno sviluppo contrapposto.

In seguito all’accordo sino-vaticano del 2018, l’Associazione patriottica ha perso potere non gestendo autonomamente le nomine episcopali, mentre è in crescita la Conferenza episcopale dove tutti i vescovi sono ora riconosciuti da Roma. (fonte Ansa)

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