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Torvaianica. Alla vista dei carabinieri gettano a terra la droga: tre pusher in manette

21 settembre 2022 | 12:51
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Torvaianica. Alla vista dei carabinieri gettano a terra la droga: tre pusher in manette

Arrestati due fratelli romani di 23 e 24 anni, insieme a una 24enne di origini polacche: in casa nascondevano chili di cocaina e hashish

Pomezia – Nel pomeriggio di ieri, i Carabinieri della Compagnia di Pomezia, nell’ambito di un servizio straordinario di controllo del territorio finalizzato alla prevenzione e repressione dei reati in materia di stupefacenti e contro il patrimonio, hanno arrestato, in flagranza di reato, due fratelli romani di 23 e 24 anni, insieme a una 24enne di origini polacche, poiché gravemente indiziati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Pomezia e della Stazione di Torvajanica hanno notato i tre giovani che stavano camminando, in atteggiamento sospetto, sul lungomare delle Meduse. Mentre i Carabinieri si stavano avvicinando per effettuare un controllo, non è passato inosservato come uno dei tre, alla vista delle divise dell’Arma, avesse gettato a terra, nel tentativo di disfarsene, due dosi di cocaina, subito recuperate.

A quel punto, i militari hanno esteso le verifiche anche nelle loro abitazioni: le perquisizioni hanno consentito di recuperare 1,60 Kg di cocaina, 1,14 Kg di hashish, 38 g di marijuana e quasi 20.000 euro in denaro contante, verosimile provento della loro attività illecita.

A fronte di tale sequestro, i giovani sono stati arrestati e, mentre i due fratelli, su disposizione di quella Procura della Repubblica, sono stati portati nel carcere di Velletri, la 24enne di origini polacche è stata posta agli arresti domiciliari, in attesa di convalida.

Nel corso della stessa attività, i Carabinieri hanno controllato due giovani romani di 19 e 20 anni, che sono stati trovati in possesso di alcune dosi di hashish per uso personale, segnalandoli in qualità di assuntori di sostanze stupefacenti alla Prefettura di Roma.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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