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Scarcerazione Spada, Tirrito (Co.G.I.): “Uno stato di Diritto non necessariamente è uno Stato Giusto. Bisogna lavorare sulla certezza della pena”

6 ottobre 2022 | 20:11
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Scarcerazione Spada, Tirrito (Co.G.I.): “Uno stato di Diritto non necessariamente è uno Stato Giusto. Bisogna lavorare sulla certezza della pena”

“La vicenda di oggi ci dice che non viviamo ancora in uno Stato Giusto, ma solo in uno Stato di Diritto. Che certo è un primo tassello fondamentale, ma che senza la certezza della pena, apre una questione morale enorme”

Roma – “Se la Giustizia continua ad essere strangolata dai cavilli giudiziari, se la lentezza dell’esecuzione delle pene diventa motivo per restituire alla città persone con condanne pesanti sulle spalle, se la criminalità può permettersi di festeggiare il ritorno di un boss, allora c’è da rivedere l’intero sistema giudiziario”.

A parlare è Maricetta Tirrito, portavoce del Co.G.I. (Comitato dei collaboratori di Giustizia). Sotto i riflettori la scarcerazione di Roberto Spada, accolta ad Ostia con fuochi d’artificio (leggi qui).

“Al processo di appello, pur non avendo più la pena dell’ergastolo, Spada è stato comunque condannato a 10 anni; più aveva 6 anni da scontare la testata al giornalista Piervincenzi. Eppure è libero di tornare nella ‘sua’ roccaforte, visto che evidentemente i 10 anni non sono ancora diventati esecutivi e la Legge, non certo la Giustizia, lo prevede. Una scarcerazione – afferma Tirrito – che rappresenta un pugno nello stomaco di coloro che collaborano con la Giustizia, che lottano per affermare il concetto che il territorio non può essere lasciato in mano alla criminalità. Ma se il coraggio delle denunce e gli sforzi investigativi lasciano il passo a mere questioni burocratico-giuridiche, la rabbia civile sale”.

La certezza della pena è uno dei punti cardine di qualunque sistema giuridico che voglia essere funzionale, ma in Italia è ancora una chimera. Anni di maldestra difesa della persona, di ideologico buonismo contro chi delinque, hanno provocato un allentamento della capacitò dello Stato di proteggere davvero i propri cittadini. E la burocrazia, i cavilli, i ritardi, hanno fatto il resto. La vicenda di oggi ci dice che non viviamo ancora in uno Stato Giusto, ma solo in uno Stato di Diritto. Che certo è un primo tassello fondamentale, ma che senza la certezza della pena – conclude -, apre una questione morale enorme”.

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