Roma, truffa con la tecnica del “Rip Deal”: rubano diamanti dal valore di oltre 1 milione

7 ottobre 2022 | 10:22
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Roma, truffa con la tecnica del “Rip Deal”: rubano diamanti dal valore di oltre 1 milione

Fermato un uomo ed una donna che, con una subdola operazione di scambio, hanno truffato una gioielliera

Roma – Gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio, a seguito di approfondite indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno individuato e fermato 2 persone gravemente indiziate del reato di furto aggravato di diamanti del valore di 1.346.000 euro ed arrestato altre 2 per possesso di documenti falsi.

Il furto, avvenuto al centro di Roma nell’agosto scorso, è il risultato di una articolata pianificazione delittuosa, portata a termine con la tecnica del “rip-deal”. La vicenda ha avuto origine a giugno, allorquando la vittima, gioielliera presso una società di Montecarlo, veniva contattata telefonicamente da un intermediario che le manifestava l’intenzione di fare da tramite nell’acquisto di gioielli per conto di clienti esteri. A questa telefonata seguivano vari incontri di affari e cene, a Sanremo e Milano, dove gli intermediari ed i compratori discutevano dell’acquisto di una partita di gioielli.

Il primo tentativo di scambio soldi/gioielli, avvenuto in un albergo della Città dei fiori a fine luglio, non era andato a buon fine, ma era di fatto servito per accreditare gli acquirenti agli occhi della vittima. Gli intermediari hanno organizzato allora un nuovo incontro in agosto, questa volta nel centro di Roma, in un lussuoso albergo prenotato dalla vittima. Il sedicente compratore russo si è presentato presso la struttura unitamente ad una donna che si qualificava come “esperta di pietre preziose”, che avrebbe avuto proprio il compito di scegliere i gioielli da acquistare.

I due acquirenti mostravano interesse solo per i diamanti, accordandosi per l’acquisto di 5 pezzi per la cifra di 1.346.000 euro. Mentre il compratore russo attendeva presso il bar, esigeva dalla gioielliera di far salire la donna che l’aveva accompagnato presso la sua camera, al fine di verificare l’autenticità dei gioielli. Giunte in camera la venditrice posizionava i gioielli sul letto e la donna ne ha scelti 5 su 6, mettendo tutti i gioielli che aveva selezionato all’interno di alcuni sacchetti in velluto e successivamente li ha posti nuovamente all’interno di un borsello color caramello avvolgendoli con del nastro da imballaggio, chiedendo alla gioielliera di prenderle una penna per siglare l’involucro. Cogliendo l’attimo di distrazione della vittima, la donna ha effettuato lo scambio dei borselli, riponendo al posto di quello contenente i gioielli veri, un altro contenente delle riproduzioni, e invitava la venditrice a riporlo all’interno della cassaforte presente in camera.

Subito dopo la gioielliera è scesa con la donna nella hall e ha raggiunto il compratore russo, che nel frattempo era uscito dall’albergo per andare a prendere un borsone di colore blu, contenente il corrispettivo in mazzette di banconote da 200 euro. L’uomo la invitava a trattenere la borsa come garanzia in attesa di perfezionare le operazioni di pagamento, a seguito delle quali al loro rientro avrebbero ritirato i gioielli dalla cassaforte e contato le mazzette di banconote contenute nella borsa.

Mentre i due uscivano dall’albergo, la parte lesa si è recata subito presso la sua stanza e dopo aver atteso invano il loro rientro, ha aperto  il borsone che le avevano lasciato, notando al suo interno numerosissime banconote del taglio di euro 200, riportanti, però, la dicitura fac-simile su di un lato. Immediatamente si è recata in cassaforte per controllare i gioielli, avvedendosi che gli autentici erano stati sostituiti con delle copie.

Gli investigatori del Distretto Trevi Campo Marzio, grazie ad un’attenta analisi del materiale a loro disposizione e con il prezioso contributo del personale specializzato della Polizia Scientifica della locale Questura, hanno identificato 2 sospetti; una donna di origine romena di 28 anni ed un ragazzo croato 27enne. Le indagini hanno consentito di individuare una grossa berlina usata nel reato e, successivamente, anche una possibile abitazione in uso ai sospettati.

Dopo una lunga serie di accertamenti i poliziotti hanno perquisito la detta abitazione della Balduina all’interno della quale, oltre alla 28enne, erano presenti altre 2 persone. Nel guardaroba sono state rinvenute le medesime scarpe ed il medesimo abito griffato, del valore di circa euro 3.000, indossati dalla donna all’interno dell’hotel durante il furto; questa circostanza, unita alla precedenti risultanze investigative, portava al fermo di indiziato di delitto della donna. In casa venivano rinvenuti numerosi orologi di valore, vari gioielli e bracciali in oro tipo “tennis”, vario materiale utilizzato per le truffe rip-deal e truffe bitcoin, numerosissimi telefoni cellulari, schede telefoniche, computer portatili, varie mazzette di banconote da euro 200 con la dicitura fac-simile (circa 350.000 euro), timbri contraffatti e documenti d’identità contraffatti in merito ai quali si procedeva all’arresto obbligatorio in flagranza di reato di un cittadino serbo di 41anni e di un italiano R.M. di anni 72. I 3 provvedimenti pre-cautelari sono stati poi convalidati dal GIP competente.

Ulteriore conferma è arrivata poi dal lavoro della Squadra Investigativa del Commissariato di Sanremo, che aveva sottoposto la vittima ad individuazione fotografica, a seguito della quale la stessa ha riconosciuto senza dubbio alcuno la donna rumena sottoposta a fermo ed il cittadino croato. Quest’ultimo, alla fine di settembre, è stato rintracciato dai poliziotti dell’Ufficio Prevenzione Generale della Questura di Milano, ed è stato condotto in carcere in applicazione di un’ordinanza di custodia cautelare in Carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, per il reato di furto pluriaggravato in concorso. Lo stesso al polso indossava un Rolex di ingente valore la cui provenienza è tuttora oggetto di indagine.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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