Il monito di Papa Francesco a 60 anni dal Concilio: “Basta solisti, serve unità nella Chiesa”

11 ottobre 2022 | 17:46
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Il monito di Papa Francesco a 60 anni dal Concilio: “Basta solisti, serve unità nella Chiesa”

A sessant’anni dall’inizio del Concilio Vaticano II, la basilica di San Pietro rivive l’evento di svolta della Chiesa con una Messa solenne. Francesco: “Quante volte si è preferito essere ‘tifosi del proprio gruppo’ anziché servi di tutti, progressisti e conservatori piuttosto che fratelli e sorelle”. E la piazza si illumina con una grande fiaccolata, come quella che salutò il discorso “della luna” di Papa Roncalli

Città del Vaticano – Una Chiesa unità, che non critica e non è “lacerata” da divisioni interne, che sa donarsi al mondo per “servirlo” senza perdere tempo nelle diatribe tra “conservatori e progressisti”. E’ l’immagine che dipinge Papa Francesco a sessant’anni esatti dall’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II, i cui lavori iniziarono proprio l’11 ottobre da Giovanni XXIII, oggi Santo, nella basilica vaticana.

Una ricorrenza particolare che Papa Bergoglio ha voluto ricordare con una solenne Messa. La basilica vaticana è stata così addobbata a festa. Le spoglie del “Papa buono” sono state rimosse dalla cappella di San Girolamo e poste in evidenza davanti al baldacchino del Bernini, proprio di fronte alla statua di San Pietro. Una posizione d’onore per il pastore che diede il via all’opera di rinnovamento della Chiesa cattolica.

“Date una carezza ai bambini”: sessant’anni fa il discorso della luna di Giovanni XXIII

Ma non solo: tutta la celebrazione è arricchita da alcuni segni particolari che rimandano a quel giorno storico di sessant’anni fa. Prima del rito, sono stati letti alcuni passaggi del significativo discorso che San Giovanni XXIII pronunciò all’apertura del Concilio, Gaudet Mater Ecclesia. Tra le navate della basilica vaticana sono anche risuonati, letti da Emanuele Ruzza e Stefania Squarcia, alcuni stralci delle quattro costituzioni conciliari: Dei Verbum, Sacrosanctum Concilium, Lumen gentium e Gaudium et spes. Quindi, le note dell’organo danno inizio al messa, che prende il via con una solenne (e lunga) processione di sacerdoti, vescovi e cardinali; una “replica” della grande processione di vescovi che aprì il Concilio sessant’anni fa.

Papa Francesco, arrivato in basilica sulla sedia a rotelle, presiede il rito ma non dall’altare della Confessione: la sede, è spostata sotto uno dei grandi pilastri che sorreggono la cupola di Michelangelo. Nell’omelia, il Pontefice, commentando il brano del Vangelo odierno, si rifà alle parole che Cristo risorto pone a San Pietro: “Mi ami?”. Un interrogativo che Gesù rivolse per tre volte all’apostolo. Parole, sottolinea Papa Bergoglio, che nell’anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II sentiamo rivolte anche a noi come Chiesa: ‘Mi ami?'”.

Quello di Cristo, spiega Francesco, “è un interrogativo, perché lo stile di Gesù non è tanto quello di dare risposte, ma di fare domande, domande che provocano la vita”. E il Concilio, sottolinea il Papa, “è stato una grande risposta a questa domanda: è per ravvivare il suo amore che la Chiesa, per la prima volta nella storia, ha dedicato un Concilio a interrogarsi su sé stessa, a riflettere sulla propria natura e sulla propria missione”.

Lo sguardo dall’alto

Per il Pontefice, “il primo sguardo da avere sulla Chiesa” è quello “dall’alto, con gli occhi innamorati di Dio”. Chiediamoci se nella Chiesa partiamo da Dio, dal suo sguardo innamorato su di noi”. Infatti, ammonisce il Papa, “sempre c’è la tentazione di partire dall’io piuttosto che da Dio, di mettere le nostre agende prima del Vangelo. Stiamo però attenti: sia il progressismo che si accoda al mondo, sia il tradizionalismo che rimpiange un mondo passato, non sono prove d’amore, ma di infedeltà. Sono egoismi pelagiani, che antepongono i propri gusti e i propri piani all’amore che piace a Dio, quello semplice, umile e fedele che Gesù ha domandato a Pietro”.

“Riscopriamo il Concilio – l’invito del Santo Padre – per ridare il primato a Dio, all’essenziale: a una Chiesa che sia pazza di amore per il suo Signore e per tutti gli uomini, da Lui amati; a una Chiesa che sia ricca di Gesù e povera di mezzi; a una Chiesa che sia libera e liberante. Il Concilio indica alla Chiesa questa rotta: tornare alle sorgenti del primo amore”.

Ritorniamo alle pure sorgenti d’amore del Concilio. Ritroviamo la passione del Concilio e rinnoviamo la passione per il Concilio!

Il Papa sogna quindi una Chiesa “abitata dalla gioia. Se non gioisce smentisce sé stessa, perché dimentica l’amore che l’ha creata. Eppure, quanti tra noi non riescono a vivere la fede con gioia, senza mormorare e senza criticare?”. Il Santo Padre snocciola quindi le tante ferite che lacerano la Chiesa oggi, proponendo come soluzione il ritorno alla gioia del primo incontro: “Una Chiesa innamorata di Gesù non ha tempo per scontri, veleni e polemiche. Dio ci liberi dall’essere critici e insofferenti, aspri e arrabbiati. Non è solo questione di stile, ma di amore, perché chi ama fa tutto senza mormorare”.

Il diluvio fa fuggire i fedeli: salta la fiaccolata in ricordo del Concilio Vaticano II in piazza San Pietro

Pastori col popolo, non sopra al popolo

Gesù, alla risposta di Pietro, controbatte dicendo: “Pasci le mie pecore”. Cristo trasforma Pietro da pescatore a pastore: una svolta, spiega Bergoglio, “perché mentre il pescatore prende per sé, attira a sé, il pastore si occupa degli altri, pasce gli altri. Di più, il pastore vive con il gregge, nutre le pecore, si affeziona a loro. Non sta al di sopra, come il pescatore, ma in mezzo”. E a braccio ammonisce: “Stare con il popolo, non sopra. Il clericalismo uccide le pecore”.

“Ecco il secondo sguardo che ci insegna il Concilio, lo sguardo nel mezzo: stare nel mondo con gli altri e senza mai sentirci al di sopra degli altri. Quant’è attuale il Concilio: ci aiuta a respingere la tentazione di chiuderci nei recinti delle nostre comodità e convinzioni, per imitare lo stile di Dio”. La Chiesa, ammonisce ancora il Papa, “non ha celebrato il Concilio per ammirarsi, ma per donarsi. Non deve risaltare agli occhi del mondo, ma servire il mondo.

Torniamo al Concilio per uscire da noi stessi e superare la tentazione dell’autoreferenzialità. Pasci, ripete il Signore alla sua Chiesa; e pascendo, supera le nostalgie del passato, il rimpianto della rilevanza, l’attaccamento al potere, perché tu, Popolo santo di Dio, sei un popolo pastorale: non esisti per pascere te stesso, ma gli altri, tutti gli altri, con amore.

Unità e comunione

Infine, un appello per l’unità nella Chiesa. Infatti, spiega, quando Cristo dice: “Pasci le mie pecore”, “non intende solo alcune, ma tutte, perché tutte ama, tutte chiama affettuosamente ‘mie’. Il buon Pastore vede e vuole il suo gregge unito, sotto la guida dei Pastori che gli ha dato. Vuole uno sguardo d’insieme”.

Il Concilio, sottolinea ancora il Papa, “ci ricorda che la Chiesa, a immagine della Trinità, è comunione. Il diavolo, invece, vuole seminare la zizzania della divisione. Non cediamo alle sue lusinghe, non cediamo alla tentazione della polarizzazione”. E, prima di conclude, snocciola gli altri “mali” che dividono la Chiesa post-conciliare: “Quante volte, dopo il Concilio, i cristiani si sono dati da fare per scegliere una parte nella Chiesa, senza accorgersi di lacerare il cuore della loro Madre! Quante volte si è preferito essere ‘tifosi del proprio gruppo’ anziché servi di tutti, progressisti e conservatori piuttosto che fratelli e sorelle, ‘di destra’ o ‘di sinistra’ più che di Gesù; ergersi a ‘custodi della verità’ o a ‘solisti della novità’, anziché riconoscersi figli umili e grati della santa Madre Chiesa”.

Ma “il Signore – conclude il Papa – non ci vuole così: noi siamo le sue pecore, il suo gregge, e lo siamo solo insieme, uniti. Superiamo le polarizzazioni e custodiamo la comunione, diventiamo sempre più ‘una cosa sola’”. Terminato il rito, Papa Francesco accende le fiaccole ad alcuni fedeli, che passano la fiamma a quanti sono radunati in basilica. Il Pontefice dà un mandato missionario a tutti i presenti, quello di tenere vivo l’insegnamento del Concilio. In questo modo, uscendo in piazza di San Pietro, si ricorderà la fiaccolata che ha avuto luogo la sera di sessant’anni fa, con il famoso “discorso della luna” di Giovanni XXIII (leggi qui), che si concludeva con il celebre invito a portare “la carezza del Papa” ai bambini e ammalati. Ma il diluvio improvviso spiazza i fedeli e la fiaccolata salta (leggi qui).

Con questa celebrazione, fanno sapere dal Vaticano, inizia a prendere forma concreta la preparazione al Giubileo 2025, con l’anno 2023 dedicato all’insegnamento del Concilio. Nei prossimi giorni saranno diffuse una serie di pubblicazioni proposte dal Dicastero per l’Evangelizzazione, incaricato dell’organizzazione del Giubileo, e pubblicate dalla Casa Editrice Shalom. Si tratta di libretti divulgativi, scritti da esperti con un linguaggio immediato, per far conoscere alle generazioni che non hanno vissuto il Vaticano II l’importanza di questo evento che ha segnato la storia della Chiesa dei nostri giorni.

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