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Scambiano video e foto pedopornografiche in chat: tra i denunciati anche 4 minorenni

11 ottobre 2022 | 10:33
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Scambiano video e foto pedopornografiche in chat: tra i denunciati anche 4 minorenni

Sequestrati migliaia di file. Arresti e denunce in tutta Italia. Le immagini si potevano reperire iscrivendosi a un canale, pagando 25 euro

Roma – Scambio di materiale pedopornografico via chat: denunce, perquisizioni e tre arresti in tutta Italia. La polizia, nell’ambito dell’operazione ‘Area pedonale’, ha infatti smantellato una rete di utenti che, su una nota piattaforma di messaggistica, scambiava materiale pornografico realizzato sfruttando minori.

Le indagini dei poliziotti del compartimento polizia postale e delle comunicazioni di Torino hanno portato a un’operazione di contrasto alla pedopornografia online con l’esecuzione di 12 decreti di perquisizione, la denuncia di altrettanti soggetti, di cui quattro minorenni, ritenuti responsabili di detenzione e diffusione di contenuti realizzati mediante sfruttamento di minori di 18 anni. Tre persone sono state arrestate in Campania, Calabria e Lombardia e sono stati sequestrati migliaia di file.

L’attività, diretta dalla Procura di Torino – Gruppo criminalità organizzata e reati informatici e coordinata dal Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online (Cncpo) del Servizio polizia postale e delle comunicazioni di Roma, ha interessato tutto il territorio nazionale, coinvolgendo i Compartimenti Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sicilia e Veneto.

L’indagine, sottolinea la polizia, è partita da un’attività sotto copertura svolta nell’ambito del contrasto alla diffusione di materiale pedopornografico attraverso la rete e, in particolare, su una piattaforma di messaggistica che garantisce ampio anonimato agli utenti. Gli operatori undercover sono entrati in contatto con gli utenti che, apertamente, sulla chat di gruppo, dichiaravano di possedere o pubblicavano materiale pedopornografico, proponendo di scambiarlo con altri internauti.

Per identificare gli utenti del gruppo, dopo averne acquisito la fiducia, gli investigatori, grazie alla loro abilità tecnica, sono risaliti alle tracce informatiche che hanno consentito l’individuazione dei partecipanti e, in particolare, dell’amministratore di un canale sul quale si poteva reperire materiale illegale “particolare”, previa iscrizione e pagamento di 25 euro.

L’uomo, fa sapere la polizia in una nota, è stato arrestato in Calabria per commercio di materiale pedopornografico aggravato per aver utilizzato strumenti volti a impedirne l’identificazione. A suo carico, oltre numerosi supporti informatici, sono state sequestrate carte di debito/credito e un portafogli elettronico. (fonte Adnkronos)

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.