Trasformano l’appartamento in un minimarket di shaboo: padre e figlio in manette

22 ottobre 2022 | 17:43
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Trasformano l’appartamento in un minimarket di shaboo: padre e figlio in manette

Lo shaboo è sulle piazze di spaccio una sostanza molto ricercata ma non molto facile da reperire e, dalla quantità sequestrata si sarebbero ricavate ben 3.000 dosi

Roma – I Carabinieri della Compagnia di Monterotondo hanno arrestato padre e figlio di 58 e 30 anni, gravemente indiziati di avere trasformato l’abitazione, ove scontavano gli arresti domiciliari, in un droga-shop per spacciare una particolare sostanza stupefacente, lo shaboo. Nel corso dei quotidiani controlli, i Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Monterotondo, nel verificare la presenza in casa dei soggetti ristretti agli arresti domiciliari, hanno notato la presenza di assuntori già noti nei pressi dell’abitazione dei due in zona scalo di Monterotondo.

Poiché padre e figlio sono sottoposti agli arresti domiciliari per detenzione ai fini di spaccio ed altri reati e tra le prescrizioni a loro carico vi è il divieto di incontro e frequentazione di soggetti estranei al nucleo familiare convivente, i Carabinieri hanno deciso di effettuare una perquisizione domiciliare, nel corso della quale hanno rinvenuto dosi di shaboo e hashish, per circa mezzo chilo di sostanza stupefacente.

Lo shaboo è sulle piazze di spaccio una sostanza molto ricercata ma non molto facile da reperire e, dalla quantità sequestrata si sarebbero ricavate ben 3.000 dosi da rivendere al minuto con un introito di oltre 120.000 Euro (circa 40/50 euro a dose). La sostanza è una droga sintetica, proveniente prevalentemente dalle Filippine, ossia una metanfetamina in cristalli che si fuma in pipette come il crack.

Finora questa sostanza era considerata stupefacente così detto “etnico”, immessa e commercializzata sulle piazze di spaccio da extracomunitari ovvero cittadini stranieri provenienti dai luoghi di produzione. Sono pochi i precedenti di spaccio ed assunzione da parte di cittadini italiani. Infine l’accostamento al crack non è casuale, per le “terribili” conseguenze che questa droga sintetica provoca sullo stato di salute degli assuntori, con un effetto che secondo gli esperti è 5 volte più potente di quello della cocaina.

Sentito il PM di Turno della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli sono così scattate per la seconda volte le manette per padre e figlio ma questa volta non rimarranno ai domiciliari ma sono stati tradotti presso il carcere di Roma Regina Coeli direttamente a disposizione del GIP.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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