Ognissanti, il Papa: “Per costruire la pace imitiamo i Santi: smilitarizziamo il cuore”

1 novembre 2022 | 14:27
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Ognissanti, il Papa: “Per costruire la pace imitiamo i Santi: smilitarizziamo il cuore”

Il Pontefice all’Angelus nella solennità di Tutti i Santi: “La pace non si raggiunge conquistando o sconfiggendo qualcuno, non è mai violenta, non è mai armata. Tanti santi e tante sante che hanno lottato, hanno fatto la pace ma con il lavoro, dando la propria vita”

Città del Vaticano – “Smilitarizzare il cuore”. E’ questo il modo per raggiungere la pace nel modo secondo Papa Francesco, che questa mattina si è affacciato su un’assolata piazza San Pietro, gremita da 15mila fedeli, per l’Angelus nella solennità di Ognissanti.

E proprio imitando i Santi si diventa costruttori di pace. Infatti, spiega il Papa, della festa odierna, “potremmo avere un’impressione fuorviante: potremmo pensare di celebrare quelle sorelle e quei fratelli che in vita sono stati perfetti, sempre lineari, precisi, anzi “inamidati”. Invece, il Vangelo smentisce questa visione stereotipata, questa ‘santità da immaginetta’”. Le Beatitudini di Gesù (cfr Mt 5,1-12), sottolinea Francesco, “che sono la carta d’identità dei santi, mostrano tutto l’opposto: parlano di una vita controcorrente, di una vita rivoluzionaria! I santi sono i veri rivoluzionari”.

Il Santo Padre si sofferma su una beatitudine che definisce molto attuale: “Beati gli operatori di pace”. Tutti, fa notare il Papa, “desideriamo la pace, ma spesso quello che noi vogliamo non è proprio la pace, è stare in pace, essere lasciati in pace, non avere problemi ma tranquillità. Gesù, invece, non chiama beati i tranquilli, quelli che stanno in pace, ma quelli che fanno la pace e lottano per fare la pace, i costruttori, gli operatori di pace”.

“La pace va costruita e come ogni costruzione richiede impegno, collaborazione, pazienza – rimarca Bergoglio -. Noi vorremmo che la pace piovesse dall’alto”, ma in realtà, come si legge nella Bibbia, la pace “cresce nel silenzio, giorno dopo giorno, attraverso opere di giustizia e di misericordia, come ci mostrano i testimoni luminosi che festeggiamo oggi. Ancora, noi siamo portati a credere che la pace arrivi con la forza e la potenza: per Gesù è il contrario”. In altre parole, “la pace non si raggiunge conquistando o sconfiggendo qualcuno, non è mai violenta, non è mai armata”. Ci sono stati “tanti santi e sante che hanno lottato, hanno fatto la pace ma con il lavoro, dando la propria vita, offrendo la vita”.

Per raggiungere la pace, dunque, dobbiamo imitare i Santi. Ma come si fa allora a diventare operatori di pace? La risposta del Pontefice: “Prima di tutto occorre disarmare il cuore. Sì, perché siamo tutti equipaggiati con pensieri aggressivi, uno contro l’altro, con parole taglienti, e pensiamo di difenderci con i fili spinati della lamentela e con i muri di cemento dell’indifferenza; e fra lamentela e indifferenza ci difendiamo, ma questo non è pace, questo è guerra”.

“Il seme della pace chiede di smilitarizzare il campo del cuore”, rimarca il Papa, che invita a riflettere: “Come va il tuo cuore? È smilitarizzato o è così con queste cose, con la lamentela e l’indifferenza, con l’aggressione? E come si smilitarizza il cuore? Aprendoci a Gesù, che è ‘la nostra pace’; stando davanti alla sua Croce, che è la cattedra della pace; ricevendo da Lui, nella Confessione, ‘il perdono e la pace’. Da qui si comincia, perché essere operatori di pace, essere santi, non è capacità nostra, è dono suo, è grazia”.

Fratelli e sorelle, guardiamoci dentro e chiediamoci: siamo costruttori di pace? Lì dove viviamo, studiamo e lavoriamo, portiamo tensione, parole che feriscono, chiacchiere che avvelenano, polemiche che dividono? Oppure apriamo la via della pace: perdoniamo chi ci ha offeso, ci prendiamo cura di chi si trova ai margini, risaniamo qualche ingiustizia aiutando chi ha di meno? Questo si chiama costruire la pace.

“Ma conviene vivere così? Non è perdente?”, si domanda ancora il Santo Padre. La risposta, questa volta, è una citazione di Gesù: “gli operatori di pace ‘saranno chiamati figli di Dio’: nel mondo sembrano fuori posto, perché non cedono alla logica del potere e del prevalere, in Cielo saranno i più vicini a Dio, i più simili a Lui. Ma, in realtà, anche qui chi prevarica resta a mani vuote, mentre chi ama tutti e non ferisce nessuno vince”.

Dopo la benedizione, il pensiero del Papa va all’Oriente, in particolare alla penisola arabica, dove si recherà nei prossimi giorni per il suo 39mo Viaggio Apostolico. Papa Bergoglio sarà infatti nel Regno del Bahrein dal 3 al 6 novembre: “Già da ora desidero salutare e ringraziare di cuore il Re, le Autorità, i fratelli e le sorelle nella fede, e tutta la popolazione del Paese, specialmente quanti da tempo stanno lavorando alla preparazione di questa visita. Sarà un Viaggio all’insegna del dialogo: parteciperò infatti a un Forum che tematizza l’imprescindibile necessità che Oriente e Occidente si vengano maggiormente incontro per il bene della convivenza umana; avrò l’opportunità di intrattenermi con rappresentanti religiosi, in particolare islamici. Chiedo a tutti di accompagnarmi con la preghiera, perché ogni incontro e avvenimento sia un’occasione proficua per sostenere, in nome di Dio, la causa della fraternità e della pace, di cui i nostri tempi hanno estremo e urgente bisogno”.

Quindi il saluto ai partecipanti alla Corsa dei Santi, promossa dalla Fondazione “Missioni Don Bosco”: “Grazie per la vostra bella iniziativa e per la vostra presenza!”. Infine, la preghiera per la pace nell’est Europa: “Per favore, non dimentichiamoci della martoriata Ucraina: preghiamo per la pace, preghiamo perché in Ucraina ci sia la pace”.

E, prima di congedarsi dalla folla, invita a pregare anche per i defunti: “La giornata di domani è dedicata alla commemorazione di tutti i fedeli defunti. Oltre a compiere la tradizionale visita alle tombe dei nostri cari, invito a ricordarli nella preghiera di suffragio, specialmente durante la Santa Messa”. Infine, l’immancabile saluto: “A tutti auguro una buona festa. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”. (Foto © Vatican Media)

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