Le tradizioni vanno difese, ma anche tramandate. E condivise

Fiumicino – Il complesso delle memorie, notizie e testimonianze trasmesse da una generazione all’altra ha un nome preciso: tradizioni. E le tradizioni vanno coltivate, difese, protette. La memoria, come si usa dire oggi, deve avere un posto privilegiato in una comunità.

La riflessione mi è nata dalle vicende che in questa settimana hanno coinvolto l’Agro Isola Sacra, e che hanno innescato diverse polemiche. Con un coinvolgimento regionale, con interventi di politici locali e associazioni. Ma il discorso è più ampio, e riguarda non solo l’Isola Sacra ma anche tanti borghi presenti ai confini del territorio comunale di Fiumicino.

Le tradizioni sono come le piante; se non vengono curate rischiano di andare incontro alla morte, per poi essere parcheggiate nel dimenticatoio della Storia. Giusto dunque lottare per avere uno spazio dove conservare la memoria, un posto fuori dal tempo, dove ciò che è stato “è” ancora oggi.

Ma come una pianta ha bisogno di acqua per vivere, allo stesso modo ha bisogno di non restare chiusa al buio, in una stanza chiusa.

E qui vengo alla seconda parte del ragionamento. Non basta avere un posto, se poi quel posto resta scollegato dalla collettività, se non viene vissuto ogni giorno dell’anno, se – in buona sostanza – quelle tradizioni non trovano un’occasione continua per essere tramandate.

Se è vero che la memoria è un patrimonio da proteggere, è altrettanto vero che quel patrimonio è di tutti, e a tutti deve essere donato. Allora suggerirei porte aperte a visite scolastiche, a mostre, ad appuntamenti culturali, a convegni. Esistono mille modi per connettere, con i giovani, questi luoghi vissuti da chi custodisce le tradizioni. Non possono e non devono essere relegati a un dopolavoro, un circolo anziani o utilizzati per sporadici appuntamenti annuali. Devono diventare i crocevia dell’incontro tra generazioni, il crogiolo dove si creano nuove prospettive per il futuro attingendo dal passato, un passaggio di testimone. La memoria ha bisogno di vivere, per non morire.

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