Ostia, la furia del mare travolge gli stabilimenti balneari: danni incalcolabili

Ostia – È iniziata la conta dei danni negli stabilimenti balneari di Ostia, dove la mareggiata di questa notte non ha risparmiato niente nessuno. Il bilancio, al momento, è drammatico: sono decine e decine i lidi ancora sott’acqua, come quello dell’Esercito e lo Shilling, molte strutture dei quali sono state distrutte e inghiottite dal mare.

Per l’intervento dei vigili del fuoco – da questa mattina impegnati nelle zone dell’Idroscalo e di Passo della Sentinella, a Fiumicino (leggi qui) – bisognerà aspettare, e nel frattempo titolari e dipendenti si sono attrezzati per cercare arginare i danni causati dal maltempo con impianti di dragaggio e, in alcuni casi, la semplice forza delle braccia per rimuovere quel che resta della furia abbattutasi sui loro stabilimenti.

Nel pomeriggio, i balneari si riuniranno per fare il punto della situazione ed avanzare le loro richieste alle istituzioni. Per adesso, fanno sapere, quantificare con esattezza i danni è impossibile: serviranno ore, se non giorni, per avere un quadro chiaro della situazione. Che, però, appare oggi più tragica che mai.

Nel frattempo il Sindacato Italiano Balneari aderente a FIPE/Confcommercio, alza la voce: “Le immagini delle mareggiate, che stanno infierendo sulle nostre coste – afferma il presidente Antonio Capacchione -, sono assai eloquenti per rappresentare le difficoltà di 30.000 aziende, già martoriate da una condizione di assoluta precarietà ed incertezza normativa, a causa della scelta ingiusta e scellerata di applicare la Direttiva Bolkestein a un settore che, invece, andrebbe escluso per ragioni giuridiche, economiche e sociali”.

“Questa attuale, assurda, condizione di imprese a termine, di fatto, impedisce, per le numerosissime aziende colpite, ogni possibilità di investimento per il ripristino della propria funzionalità, per molti tratti di litorale, poi, è persino a rischio l’attività nella prossima stagione estiva. Si affronti, finalmente, la questione balneare abrogando la “legge Draghi” e dando certezza e continuità aziendale ad un settore che da troppo tempo chiede, non risorse pubbliche, ma, semplicemente, di essere messo nelle condizioni di poter continuare a svolgere il proprio lavoro”, conclude.

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