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Droga, armi e compromessi con i politici: il Lazio si è ammalato di mafia

23 novembre 2022 | 14:20
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Droga, armi e compromessi con i politici: il Lazio si è ammalato di mafia

La presentazione del report “Mafie nel Lazio” nell’Aula consiliare di Nettuno a poche ore dal decreto di scioglimento. Strati: “La criminalità è uscita dai suoi confini”

Nettuno – Armi, droga e compromessi con i politici locali. In altre parole, mafia. Una malattia, quella della malavita organizzata, che oramai ha contagiato quasi tutti i territori del Lazio. E’ il quadro drammatico che emerge dal report “Mafie nel Lazio”, presentato nella Sala consiliare del Comune di Nettuno, a poche ore dal decreto di scioglimento dello stesso Comune per mafia varato dal Consiglio dei Ministri (leggi qui).

Il report, realizzato a cura dell’Osservatorio Sicurezza e Legalita della Regione Lazio ed in collaborazione con la Direzione Distrettuale Antimafia, è stato presentato dal Presidente dell’Osservatorio regionale, Gianpiero Cioffredi, presente in Aula assieme al presidente vicario della Regione Lazio, Daniele Leodori, al Sostituto Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia Maria Cristina Palaia e il Commissario Straordinario del Comune di Nettuno, Bruno Strati.

A patti con la politica

Quello che emerge dal report fa accapponare la pelle. “Sul litorale romano, a sud di Ostia, c’è una convivenza di più organizzazioni di tipo mafioso in aree territoriali limitate – si legge nel Rapporto –. Ciò avviene in Ardea, Pomezia, Anzio e Nettuno dove si alleano per singoli, business oppure si ‘federano’ famiglie come quella dei Fragalà, dei casalesi, degli Esposito, dei Gallace e dei Bellocco. La malavita organizzata locale, a volte come nel caso dei Fragalà, è subordinata oppure opera ‘assieme’ a gruppi mafiosi o in maniera autonoma”.

“Questa convivenza ‘pacifica’ ha portato a costituire uno straordinario laboratorio criminale nei comuni di Pomezia, Ardea, Anzio, Nettuno e Aprilia laddove le stesse consorterie criminali – come testimoniato da molteplici indagini e sentenze – hanno “mutuato” dalle associazioni mafiose tradizionali l’uso del metodo mafioso e una cura delle relazioni con i funzionari della pubblica amministrazione”.

Nell’anno preso in esame, il 15 ottobre 2020 il giudice del tribunale di Roma ha condannato a 10 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga il clan Fragalà sottolineando alcune caratteristiche, in particolare che: ‘Il clan Fragalà si è insediato autonomamente in territorio pontino definibile come associazione di stampo mafioso. Nell’ambito del traffico di stupefacenti si serviva del gruppo degli albanesi operante in zona per l’approvvigionamento di hashish e cocaina’”.

“È pur sempre il traffico di droga a dettare la linea degli affari, anche alla porte di Roma e proprio mentre il tribunale stava per pronunciarsi sul clan Fragalà sul litorale di Torvaianica, mutati gli equilibri, si consumava l’omicidio di un pregiudicato albanese coinvolto in traffici di droga nell’area”.

L’area presa in esame dal report vede la compresenza di clan originati da Cosa nostra o ad essa assimilabili nel metodo mafioso, alcuni gruppi di narcotrafficanti e la pressante presenza di cosche di ‘ndrangheta. Sono accertate, fra le altre, le cosche Gallace e i Bellocco. Nell’anno preso in esame, il 25 novembre 2020 la corte di Cassazione ha confermato l’impianto della sentenza di Appello, “Appia” contro il clan Gallace, convalidando le condanne per associazione di tipo mafioso e associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Tutto questo ben 15 anni dopo la richiesta delle misure cautelari scaturite alcuni anni dopo le indagini del Ros, coordinate dalla Dda di Roma e di Catanzaro che già, dunque, da alcuni decenni avevano rintracciato ritrattato la presenza di cosche di ‘ndrangheta alle porte della Capitale.

Quella del clan Gallace non è una presenza isolata né priva di un significato ben preciso. I boss della ‘ndrangheta sono presenti sul litorale di Anzio e Nettuno da oltre trent’anni. Da questo avamposto romano hanno potuto gestire molto di più del semplice traffico di droga che attraversa la provincia di Roma. La cosca da semplice organizzazione rurale nata a cavallo dei comuni della provincia di Reggio Calabria e Catanzaro è diventata oggi una vera e propria impresa del crimine, seguendo l’evoluzione di tutta l’organizzazione criminale ‘ndranghetista. Molti dei loro uomini sono sotto processo in Calabria, segnale di una continua attività del clan in molteplici ambiti criminali che hanno base in Calabria ma effetti anche altrove. I Gallace condividono anche alcuni affari con le ‘ndrine della cosca Bellocco a sua volta radicata fra Anzio e la Capitale. I Bellocco sono una delle cosche di ‘ndrangheta ha scelto di rendere visibile la propria presenza in provincia di Roma, spostando nella Capitale anche alcune strutture di vertice.

Il business principale nel quale hanno fatto sentire la propria presenza, quasi a marcare il territorio, è quello del narcotraffico. I Bellocco, lo ricordiamo, operano sul territorio con l’autorizzazione del boss Bruno Gallace che – come noto – hanno costituito una locale di ‘ndrangheta così come definito anche dai giudici di merito. I Bellocco, dunque, operano sul territorio di una locale e stretti nelle relazioni di vicinato criminale con i narcos locali, storiche famiglie di narcotrafficanti come gli Sparapano e le presente camorristiche”.

Strati: “La criminalità è uscita dai suoi confini”

Parole di gratitudine sono state rivolte dal commissario Strati agli esponenti delle Forze dell’Ordine e della Magistratura presenti in sala assieme ai vertici della Pisana: “La Regione Lazio che ha organizzato questo evento ed è indice di una sensibilità. Ringrazio la Magistratura che con le Forze dell’Ordine svolge un ruolo fondamentale contro la criminalità, e gli studiosi del fenomeno che lo analizzano e ci forniscono le informazioni utili”.

“I rapporti delle precedenti edizioni, una delle quali presentata proprio in questo Comune nel 2019, già dimostravano quanto lo stato di infiltrazione criminale fosse diventato penetrante nel tessuto sociale dei nostri territori. Il quadro che emerge nella presente edizione, però, è ancora più grave – aggiunge Strati -. La criminalità non è rimasta dentro i ‘suoi’ confini, ma si è estesa finendo per infiltrarsi nella stessa Pubblica Amministrazione. La decisione del Consiglio dei ministri di nominare una Commissione straordinaria per il Comune di Nettuno, già sciolto in via ordinaria, e la dimostrazione che la criminalità organizzata è penetrata in questo contesto amministrativo”.

Bisogna prenderne atto. Ora ci sarà un periodo di 18 mesi di commissariamento che è una misura particolarmente rigorosa per la città ma che dovrà essere, io credo, un’opportunità per riaffermare la piena legalità amministrativa ed eliminare ogni forma di condizionamento e di infiltrazione”, spiega il commissario prefettizio.

“Negli ultimi mesi, durante questo periodo di commissariamento ordinario, sono stati adottati una serie di provvedimenti che sono andati in questa direzione: sono stati intensificati i controlli per l’affidamento degliappalti pubblici e quelli antimafia anche per importi inferiori alle soglie previste; avvio di procedure per il rinnovo degli appalti sinora in regime di proroga, come ad esempio il servizio di tesoreria, l’intensificazione dei controlli sulla esecuzione dei contratti, l’adesione alla piattaforma regionale per l’espletamento delle procedure di gara, l’intensificazione dell’attività di riscossione delle entrate tributarie ed extra tributarie anche attraverso il coinvolgimento dell’Agenzia delle Entrate, l’avvio delle procedure di assunzione di personale, la rotazione degli incarichi. Queste misure sono soltanto l’avvio di un percorso che deve essere portato avanti”, spiega il commissario del Comune di Nettuno.

“Tutto questo però non basta. Serve il coinvolgimento della cittadinanza, in tutte le sue forme, siano esse individuali e collettive, delle associazioni, dei comitati cosi come occorre la partecipazione attiva, vigile, degli organi di stampa – dice rivolgendosi ai giornalisti presenti -. È  questo il momento in cui ognuno deve fare davvero la sua parte. L’ho detto in tanti miei discorsi alla città ma ora più che mai bisogna darsi da fare. È  questo il momento di avere la consapevolezza del fatto che questa  si trova in un periodo di difficoltà, che può essere superato solo attraverso l’emersione di una nuova coscienza sociale e civile. Ha ragione il Presidente Cioffredi quando parla, come ho letto stamattina sulla stampa, della necessità di una collaborazione tra Corpi dello Stato, società civile, Istituzioni, cittadini (leggi qui)”.

Poi, rivolgendosi ai residenti, lancia un monito: “La Magistratura e le Forze dell’ordine, il Governo hanno fatto la loro parte, ora sta a voi cittadini di Nettuno darvi da fare. Occorre un nuovo slancio che riparta dai valori veri che abbiamo ereditato dal passato. Qualche giorno fa, proprio qui a Nettuno, abbiamo discusso con un Professore di filosofia politica in un incontro pubblico dal titolo ‘Etica di una citta e la sua felicita’ sull’importanza di riconquistare i valori e i principi etici che devono essere alla base delle nostre esistenze. Ecco! dobbiamo partire proprio da questa base”.

“Non ci saranno mai leggi, regolamenti che possano colmare l’assenza di una cultura etica che deve essere posta come condizione primaria del nostro agire pubblico. È questo vale a tutti i livelli. La gestione straordinaria deve essere l’opportunità per le forze politiche e civiche di questa città di riflettere sulla situazione attuale e di ritrovare lo spirito giusto per ripartire con presupposti nuovi”, conclude Strati.

Leodori: “Il Lazio non deve diventare terra di conquista per le mafie”

“Una delle principali missioni che ci siamo dati in questi dieci anni di amministrazione è stata quella di fare luce sulla presenza delle organizzazioni criminali nella nostra regione e sui rischi che questa comporta. Con i due Rapporti ‘Mafie nel Lazio’, chiudiamo l’impegno di questa legislatura su un fronte fondamentale della lotta alle mafie: quello della conoscenza“, il commento, a margine dell’evento del presidente vicario della Regione Lazio, Daniele Leodori.

“Nel ringraziare la Magistratura e le Forze dell’Ordine, che lavorano ogni giorno per la sicurezza delle nostre comunità, la Regione Lazio ribadisce ancora una volta, anche alla luce delle notizie di queste ore, impegno e collaborazione per contrastare ogni forma di criminalità. Vogliamo impedire che il Lazio diventi terra di conquista soprattutto adesso che sono in arrivo i miliardi di euro dal PNRR: la nostra regione è stata la prima a firmare con la DIA e poi anche con Prefettura, Guardia di Finanza, Questura e Comando dei Carabinieri accordi importantissimi per mettere in sicurezza i grandi investimenti in programma, lanciando un messaggio chiaro alle organizzazioni criminali: nel nostro territorio c’è un faro sempre acceso sulle attività della Regione, sui bandi e sull’utilizzo delle risorse. Contro le mafie, e questo rapporto lo conferma, servono serietà, rispetto delle leggi, determinazione e soprattutto unità tra le Istituzioni e i cittadini. La Regione Lazio c’è: nessuno si deve sentire solo nella lotta comune alle mafie”, conclude Leodori