il fatto

Fatture “false” e Iva non pagata: maxi sequestro di beni a Fiumicino

26 novembre 2022 | 12:32
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Fatture “false” e Iva non pagata: maxi sequestro di beni a Fiumicino

Nel mirino della finanza due società fittizie operanti nel commercio di abbigliamento

Fiumicino – I Finanzieri del Comando Provinciale di Roma, in esecuzione di un decreto emesso dal G.I.P. del Tribunale di Civitavecchia su richiesta della locale Procura della Repubblica, hanno eseguito il sequestro preventivo di liquidità e quote societarie – per un valore complessivo di 1.800.000 euro – nella disponibilità dell’amministratore di una società operante nel commercio di abbigliamento, indagato per le ipotesi di reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti, omessa presentazione della dichiarazione ai fini delle imposte dirette e dell’IVA e di occultamento delle scritture contabili obbligatorie.

Le indagini, scaturite da due verifiche fiscali condotte dalla Compagnia di Fiumicino, hanno permesso di far luce sull’esistenza di due società (“cartiere”) che, pur prive di qualsivoglia operatività, di struttura aziendale e di personale alle dipendenze, emettevano fatture per operazioni inesistenti, allo scopo di assumersi il debito IVA di altri soggetti economici che, pertanto, non veniva mai versato all’Erario.

Nei confronti dell’indagato, la Procura della Repubblica di Civitavecchia ha ottenuto dal Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale anche l’emissione di un’ordinanza applicativa del divieto di esercizio temporaneo dell’attività d’impresa. Il provvedimento è stato emesso sulla base delle acquisizioni probatorie e, in attesa di giudizio definitivo, vale la presunzione di non colpevolezza degli indagati. L’operazione si inquadra nella più ampia azione posta in essere dall’Autorità Giudiziaria e dalla Guardia di Finanza di Roma a contrasto delle frodi fiscali che alterano le regole del mercato e danneggiano i cittadini e gli imprenditori onesti.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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