Clan Casamonica, la Corte d’Appello conferma: “È mafia”

29 novembre 2022 | 18:50
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Clan Casamonica, la Corte d’Appello conferma: “È mafia”
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Clan Casamonica, la Corte d’Appello conferma: “È mafia”

Con la sentenza pronunciata oggi pomeriggio nell’aula bunker di Rebibbia, i giudici hanno confermato l’impianto accusatorio accogliendo il ricorso della procura su quattro posizioni riconoscendo il 416bis, escludendo soltanto l’aggravante di essere un’associazione armata

Roma – I giudici della Corte d’Appello di Roma hanno confermato l’accusa di mafia per il clan Casamonica. La sentenza è arrivata dopo oltre sei ore di camera di consiglio. A rappresentare l’accusa nel maxiprocesso il sostituto procuratore generale Francesco Mollace, con i pm Giovanni Musarò e Stefano Luciani applicati nel procedimento, che nel corso della loro requisitoria avevano ribadito le accuse per il clan: dall’associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all’estorsione, l’usura alla detenzione illegale di armi. Con la sentenza pronunciata oggi pomeriggio nell’aula bunker di Rebibbia, i giudici hanno confermato l’impianto accusatorio accogliendo il ricorso della procura su quattro posizioni riconoscendo il 416bis, escludendo soltanto l’aggravante di essere un’associazione armata.

“L’indagine della procura di Roma ha posto fine allo strapotere dei Casamonica. Un clan da anni a braccetto con Banda della Magliana e poteri forti della capitale”, aveva detto Mollace nel suo intervento nelle scorse udienze. Un clan, aveva sottolineato il pm Musarò, “con una forza di intimidazione impressionante. La ‘galassia’ Casamonica è quella peculiare struttura dell’organizzazione che porta i diversi gruppi ad unirsi quando c’è ‘bisogno’”.

In primo grado, il 20 settembre 2021, erano state comminate 44 condanne per oltre 400 anni carcere. Al maxiprocesso si è arrivati dopo gli arresti compiuti dai carabinieri del Comando provinciale di Roma nell’ambito dell’indagine ‘Gramigna’, coordinata dal procuratore aggiunto della Dda Michele Prestipino e dai sostituti procuratori Musarò e Luciani.

“E’ una sentenza equilibrata. Sono state escluse alcune aggravanti e altre confermate, è stata confermata l’impostazione accusatoria. La procura di Roma ha svolto un gran lavoro e questo è un grande risultato”. A dirlo il sostituto procuratore generale di Roma Francesco Mollace commentando la sentenza d’Appello. “Una sentenza che si incanala nel solco di altre sentenze come quelle sui clan Spada, Fasciani, Gambacurta che hanno riconosciuto l’esistenza della mafia nel territorio laziale”, ha aggiunto Mollace. (fonte Adnkronos)

“La sentenza dei giudici della Corte d’Appello di Roma ha confermato l’accusa di mafia per il clan Casamonica. E’ stato riconosciuto il lavoro prezioso della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e del Comando Provinciale dei Carabinieri che attraverso le indagini di Gramigna e Gramigna bis hanno prodotto la solidità di un impianto accusatorio che configura l’associazione di stampo mafioso per il clan autoctono più antico e più potente di Roma. Il processo contro il clan Casamonica di Porta Furba è caratterizzato dalla paura delle vittime, il costante timore di vendetta. Testimonianze da cui si evince nuovamente la prova di una capacità di intimidazione che deriva dal prestigio criminale violento del gruppo. L’inchiesta ha riportato alla luce la storia di Ernesto Sanità che ha denunciato i Casamonica per averlo cacciato dalla sua casa popolare per un presunto debito di suo figlio adottivo. Solo dopo 11 anni di denunce e minacce all’indomani dell’operazione Gramigna, l’Ater riuscì a consegnargli le chiavi del suo appartamento legittimamente assegnatogli nel 2009. Una sentenza che rafforza la fiducia dei cittadini nello Stato che vogliamo dedicare alla memoria di Ernesto Sanità scomparso nell’aprile del 2020”, il commento del presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità del Lazio, Gianpiero Cioffredi.

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