L’altro Natale… “Prigioniero” in una corsia d’ospedale

25 dicembre 2022 | 10:00
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L’altro Natale… “Prigioniero” in una corsia d’ospedale

La vicenda di Massimo, entrato al San Camillo l’8 dicembre e bloccato per una ecoendoscopia “impossibile” da fare

Roma – Non sarà un “buon Natale” per tutti. C’è chi è povero, chi + malato; ma c’è anche chi in ospedale è costretto a starci anche se tutto sommato potrebbe vivere le Feste con i parenti. Colpa della burocrazia, della disorganizzazione, della lentezza atavica di certe strutture… Sia quel che sia, c’è chi passerà il Natale “sequestrato” in una corsia d’ospedale, in attesa di un esame specialistico. E’ la storia di Massimo, “prigioniero” del San Camillo, a Roma.

Sono entrato in pronto soccorso al San Camillo il giorno 8 dicembre 2022 con delle analisi del sangue tutte sballate nel sistema epatico – racconta a ilfaroonline.it -. Il giorno stesso mi hanno visitato e fatto una tac con contrasto, confermato il ricovero mi hanno messo in una specie di sala di attesa per il posto, adagiato sopra una brutta copia di un lettino dove neanche riesci a girarti”.

Ma per Massimo il calvario è solo all’inizio. E più che il posto scomodo, è l’inutile attesa a farla da padrone.

“In giornata – racconta – arriva il posto al reparto, e si inizia la cura con giustamente un digiuno di alcuni giorni. Poi mi fanno fare una “colangio risonanza”, e siamo al giorno 17. Non si vede bene che tipo di problema ho, e dal 19 mi hanno prenotato una “ecoendoscopia” da fare con un gastroenterologo; il tempo scorre inutilmente, perché dicono di avere problemi di afflusso e scarsa presenza di personale in organico.

Ieri, dopo l’ennesima litigata in corsia, sono stato finalmente trasferito nel reparto che mi dovrebbe fare l’esame, non prima del 28, ovviamente. Oggi comunque siamo a Natale, e certezze su questo esame non se ne hanno,

A questo punto Natale e Santo Stefano resterò in ospedale, e Dio solo sa quando potrò uscire. Potrei finire l’anno qua dentro, dall’8 che sono entrato.

Oltre tutto ciò – racconta indispettito Massimo – devo anche subire i modi maleducati e ignoranti di alcuni inservienti che portano  colazione, pranzo e cena. Credo che la situazione sanitaria del Lazio sia un po’ tutta da rivedere. Anche perché se da una parte è bene controllare chi sta male, dall’altra far restare un mese una persona in ospedale per fare degli approfondimenti è un costo insostenibile. Oltre al fatto che psicologicamente sto sempre peggio.

Possibile – si chiede Massimo – che non sia possibile coniugare assistenza e organizzazione, cura del paziente e rapido svolgimento degli esami da fare? Questo limbo non aiuta nessuno: né il sottoscritto né la sanità pubblica. Intanto buon Natale a chi leggerà la mia storia… a me un po’ meno”.

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