Il Vaticano riapre il caso di Emanuela Orlandi: al via a nuove indagini

9 gennaio 2023 | 16:53
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Il Vaticano riapre il caso di Emanuela Orlandi: al via a nuove indagini

A quasi 40 anni dalla scomparsa, il promotore della giustizia vaticana Alessandro Diddi insieme alla Gendarmeria hanno deciso di riaprire le indagini di una vicenda che ha scosso la Santa Sede

Città del Vaticano – Dopo 40anni, il Vaticano riapre il caso di Emanuela Orlandi. Il promotore della giustizia vaticana Alessandro Diddi, infatti, insieme alla Gendarmeria, hanno deciso di riaprire le indagini su una vicenda che ha fatto tremare più volte le alte sfere della Santa Sede e alla quale sono state legate le ipotesi più disparate.

Ora gli inquirenti di Oltretevere si sono posto l’obiettivo di ripassare al setaccio documenti, fascicoli, segnalazioni e testimonianze per tentare di fare luce su una vicenda che da decenni getta ombra sulla Santa Sede con l’obiettivo di mettere la parola fine al caso. Si ripartirà dunque dai processuali, per poi seguire nuove e vecchie piste. Ogni dettaglio sarà riesaminato a partire da quanto accadde  nel pomeriggio di quel 22 giugno 1983, quando Emanuela Orlandi, di 15 anni, figlia di un dipendente vaticano, scomparve nel nulla.

L’ultima traccia di lei la si ha alle 16 di quel giorno, quando uscì di casa per andare a lezione di musica a Sant’Apollinare. Un luogo in cui, diversi anni più tardi, si scoprirà che nell’omonima basilica vi era seppellito il boss della banda della Magliana,  Enrico De Pedis, detto Renatino. Una figura controversa che secondo diversi testimoni sarebbe stato l’esecutore materiale del sequestro “per conto di alti prelati”.

La decisione di riaprire il caso Orlandi certamente si inquadra nell’ottica della trasparenza imposta negli ultimi anni da Papa Francesco e nel rispondere alla sete di verità reclamata dalla famiglia della 15enne.

Il fratello di Emanuela, Pietro, si è detto sorpreso dalla riapertura “improvvisa” delle indagini: “Se è su impulso di Papa Francesco, ben venga. Non so se è una decisione presa dopo la recente proposta di aprire una inchiesta parlamentare – afferma interpellato dall’Adnkronos -. Magari potrebbe nascere una collaborazione tra Stato italiano e Vaticano, mancata per 40 anni. E’ chiaramente una notizia positiva e mi auguro di essere sentito dagli inquirenti”

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