Il Fatto

Ostia: armi e droga. L’ombra della mafia dietro gli immobili Ater occupati abusivamente

10 gennaio 2023 | 12:31
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Il grazie di Gualtieri ai carabinieri dopo il blitz di questa mattina: “Nessuno spazio per la criminalità organizzata nel nostro litorale”

Ostia – L’indagine condotta Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma che questa mattina ha portato al blitz a Ostia (leggi qui) ha consentito di raccogliere elementi di prova che fanno ipotizzare un grave quadro indiziario a carico di una coppia, legata da vincoli di parentela con componenti del clan “Fasciani”, che si ipotizza abbia occupato abusivamente 8 immobili extra-residenziali e tutti i box (oltre 70), presenti al seminterrato di via delle Ebridi.

La coppia è gravemente indiziata del reato di invasione di edifici, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, proprio perché gli immobili, ubicati nel quartiere “Nuova Ostia”, feudo delle famiglie Fasciani e Spada, sarebbero occupati al fine di utilizzare i locali quali basi logistiche e depositi per lo stoccaggio di materiale illecito, armi ed ingenti quantità di stupefacenti. Ciò trova conferme anche nel rinvenimento nel mese di agosto/settembre 2020 – all’interno di un box oggetto di indagine – di armi con matricola abrasa e relativo munizionamento, il cui potenziale offensivo era da ritenersi appetibile per le organizzazioni criminali operanti sul territorio.

I due sono inoltre gravemente indiziati di autoriciclaggio poiché, dopo aver occupato abusivamente otto locali extra-residenziali, sono riusciti ad accatastarne alcuni a proprio nome, tramite l’induzione in errore del funzionario pubblico preposto, per poi stipulare alcuni regolari contratti di locazione, registrati presso l’Agenzia delle Entrate, traendo quindi dunque profitto, il tutto allo scopo di impedire alle autorità competenti di risalire alla provenienza illecita dei beni.

Dalla ricostruzione effettuata, è emerso che l’accatastamento è stato reso possibile tramite la presentazione del “modello unico informatico di aggiornamento degli atti catastali”, nel quale l’indagato ha attribuito a sé la qualità di “soggetto obbligato”, figurando quindi quale soggetto equiparato al proprietario.

Le indagini svolte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Ostia hanno consentito inoltre di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine al fatto che alcune attività, direttamente riconducibili ai destinatari del divieto di dimora siano state avviate dichiarando falsamente nelle S.C.I.A. (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) di essere in possesso di alcuni requisiti in materia di vendita al dettaglio ed urbanistica.

Oltre a ben 75 cantine ed un’abitazione, sono sette i locali commerciali sottoposti a sequestro preventivo: una palestra, un bar, una pizzeria, un negozio di materassi, un’attività di tappezzeria per auto, un negozio adibito alla vendita di artifizi pirotecnici ed anche una onlus.

Questa ennesima operazione dei Carabinieri di Ostia, sotto la direzione dalla D.D.A., costituisce un altro tassello alle attività investigative svolte negli anni sul litorale che hanno cristallizzato l’ormai consolidata presenza della criminalità organizzata nel quartiere di Lido di Ostia, con la conseguente spartizione delle influenze sulle attività economiche, le quali costituiscono, accanto al traffico di stupefacenti e all’esazione di somme a titolo di “pizzo”, una delle fonti di finanziamento delle associazioni criminali ivi presenti.

Al vaglio della D.D.A. anche la posizione degli occupanti dei locali commerciali, avendo avviato la propria attività economica all’interno di locali di proprietà di un ente pubblico, occupandoli senza averne titolo. Al termine dell’operazione, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Ostia hanno restituito gli immobili liberati all’A.T.E.R.

“Grazie alle donne e agli uomini dei Carabinieri per il blitz di questa mattina a Ostia che ha permesso di liberare locali e box Ater occupati abusivamente, e dove addirittura venivano nascoste armi e droga. Nessuno spazio per la criminalità organizzata nel nostro litorale“, scrive su Twitter il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio

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