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Anzio, la segue a lavoro e la riempie di botte: in manette marito violento

30 gennaio 2023 | 16:14
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Anzio, la segue a lavoro e la riempie di botte: in manette marito violento

Schiaffi e pugni per farla salire in macchina, poi le bastonate. La donna salvata grazie all’aiuto di una passante

Anzio – I fatti risalgono al 13 gennaio scorso quando gli agenti della Polizia di Stato del commissariato di Anzio-Nettuno, nel corso di un normale controllo su strada, hanno notato una ragazza chiedere aiuto e sbracciarsi per attirare la loro attenzione. Scesi dalla volante hanno accertato la presenza di una seconda donna con il volto sanguinante e con evidenti segni di percosse. Entrambe le donne hanno indicato agli agenti l’autore dell’aggressione che stava cercando di allontanarsi entrando all’interno di uno stabile.

Sul posto sono giunte, in ausilio, anche altre volanti mentre l’uomo, alla vista dei poliziotti, si è barricato all’interno del proprio appartamento. La vittima ha raccontato agli agenti di essere stata picchiata dal marito. Quest’ultimo, dopo averla raggiunta sul luogo di lavoro, infuriato, l’aveva percossa con schiaffi e pugni facendola salire a bordo della sua auto. Dopo averla fatta scendere dalla vettura, armato di bastone, ha iniziato a colpirla in testa. La malcapitata, malgrado fosse riuscita a scappare, è stata raggiunta dall’uomo che, dopo averla fatta cadere a terra, ha continuato a picchiarla.

L’aggressore ha desistito solo grazie all’aiuto di una passante che, accortasi di quanto stava accadendo, ha chiamato l’112. Immediato l’arrivo degli agenti, che dopo aver affidato la vittima alle cure dei sanitari, sono entrati nella palazzina e hanno rintracciato l’uomo, un italiano di 66 anni. Alla vista dei poliziotti il 66enne ha iniziato ad inveire contro di loro. I poliziotti, dopo essere riusciti a bloccarlo, l’hanno accompagnato negli uffici di polizia.

La donna in sede di denuncia ha raccontato di una serie di episodi di maltrattamenti seguiti da percosse e lesioni protrattesi nel tempo. Dopo la convalida dell’arresto, il GIP del Tribunale di Velletri ha applicato nei confronti del 66enne la custodia cautelare in carcere.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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