Ardea, doppio colpo in un bar del lungomare: maxi furto di sigarette per 12mila euro

Ardea – Un doppio furto, uno dopo l’altra, nello stesso locale del lungomare. Due i malviventi autori del fatto, che hanno portato via sigarette e altri oggetti per un totale di 12mila euro. A denunciare l’accaduto è stato Antonio, proprietario del locale e dunque vittima del furto.

La vicenda risale alla scorsa notte, quando verso le ore 2, dalla spiaggia, due uomini hanno rotto una finestra per entrare nel celebre locale. Scatta l’allarme ma prima di darsi alla fuga, i ladri riesco ad accedere a una stanza-deposito dove si trovavano diversi scatoloni contenenti sigarette, ritirate proprio quel giorno dai Monopoli di Stato.

L’allarme continua a suonare ma il titolare – che dorme al piano di sopra – quando arriva trova la finestra sfondata e i ladri in fuga: circa 12mila euro il valore del furto, ma la cifra potrebbe essere più alta (è ancora in corso l’inventario).

Il titolare presenta subito una denuncia ai Carabinieri che quella sera stessa perlustrano il lungomare viste le numerose denunce e segnalazioni di furti e incendi di auto. Proprio in quel momento i due ladri si rifanno vivi nello stesso locale che avevano svaligiato la notte prima. Sfondano di nuovo la finestra, rattoppata con tavole di legno, e l’allarme torna a suonare. Il titolare Antonio dà l’allarme ai carabinieri che, essendo già in zona, raggiungono in pochissimo tempo il posto. Il proprietario gli indica la direzione dove a piedi sono fuggiti due malviventi, risultati poi essere residenti nell’area del Le Salzare.

I militari dell’Arma riescono ad arrestare uno dei ladri che aveva ancora con se della refurtiva presa dal locale. L’altro è ancora in fuga ed è al momento ricercato. All’indomani del doppio furto alcuni cittadini della zona commentano la brillante e fortunata azione dei Carabinieri sostenendo che se il controllo fosse così continuo e capillare il lungomare di Ardea non sarebbe teatro di furti, spaccio e prostituzione.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio

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