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Il Papa tra la gente del Congo insanguinato dalla guerra: “Spezzare il circolo della violenza”

1 febbraio 2023 | 13:23
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Il Papa tra la gente del Congo insanguinato dalla guerra: “Spezzare il circolo della violenza”
Il Papa tra la gente del Congo insanguinato dalla guerra: “Spezzare il circolo della violenza”
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Il Papa tra la gente del Congo insanguinato dalla guerra: “Spezzare il circolo della violenza”
Il Papa tra la gente del Congo insanguinato dalla guerra: “Spezzare il circolo della violenza”
Il Papa tra la gente del Congo insanguinato dalla guerra: “Spezzare il circolo della violenza”

Bagno di folla per il Pontefice che celebra messa all’aeroporto di Ndolo, a Kinshasa: un milione le persone presenti. Bergoglio: “I cristiani sono chiamati per definizione a essere coscienza di pace del mondo”

Kinshasa – Un vero e proprio bagno di folla per Papa Francesco, che nel secondo giorni di Viaggio Apostolico in Congo, presiede la Santa Messa, in rito zairese, “per la pace e la giustizia”. Oltre un milione le persone presenti all’aeroporto di Ndolo, scalo secondario della capitale Kinshasa, secondo le autorità locali.

Molte le famiglie che hanno dormito fuori dai cancelli, sul grande prato antistante lo spiazzo che può contenere fino a due milioni e mezzo di persone. Sono centinaia le persone coinvolte nella celebrazione tra sacerdoti e membri del coro. Imponenti anche le misure di sicurezza: del resto il Congo è insanguinato dalle violenze e dalla guerra. Una tappa del viaggio, quella a Goma, nel Nord Kivu. Le zone sono infatti quelle in cui è stato assalito l’ambasciatore Luca Attanasio, morto in circostanze non ancora del tutto chiarite insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci ed all’autista del Programma alimentare mondiale (Pam) Mustapha Milambo, che lo accompagnavano.

Quello odierno, dunque, è l’evento con la maggiore partecipazione di fedeli in questo viaggio papale. Complice anche il fatto che per questo appuntamento, oggi nella Repubblica Democratica del Congo è festa: le scuole sono chiuse come anche molte attività lavorative per consentire a tutti quelli che lo desiderano di partecipare all’evento.

E il clima di festa, tra balli e canti, permea tutta la celebrazione: “La gioia di vedervi e incontrarvi è grande: ho tanto desiderato questo momento – ci ha fatto aspettare un anno! –, grazie per essere qui!”, esordisce Francesco, consapevole che su questo momento di gioia pesano le tante violenze che sconvolgono, quasi quotidianamente, il Paese.

Ed è per questo che il Vangelo proclamato è quello tratto dal capitolo 20 di Giovanni, in cui Cristo risorto appare ai discepoli dicendo: “Pace a voi!”. Quel giorno, spiega il Papa, gli apostoli “erano completamente tramortiti dallo scandalo della croce. In loro c’erano sensi di colpa, frustrazione, tristezza, paura… Ebbene, Gesù proclama la pace mentre nel cuore dei discepoli ci sono le macerie, annuncia la vita mentre loro sentono dentro la morte. In altre parole, la pace di Gesù arriva nel momento in cui tutto per loro sembrava finito, nel momento più inatteso e insperato, quando non c’erano spiragli di pace”.

Quindi, rivolgendosi ai congolesi, ammonisce: “Noi che siamo di Gesù non possiamo lasciare che in noi prevalga la tristezza, non possiamo permettere che serpeggino rassegnazione e fatalismo. Se intorno a noi si respira questo clima, così non sia per noi: in un mondo scoraggiato per la violenza e la guerra, noi siamo chiamati a fare nostro” “questo annuncio di pace insperato e profetico del Signore”.

Ma qual è la sorgente da cui scaturisce la pace di Gesù? Francesco non ne indica, bensì tre sorgenti di pace: “Sono il perdono, la comunità e la missione”.

Perdono: perché il perdono, sottolinea il Pontefice, “nasce quando le ferite subite non lasciano cicatrici d’odio, ma diventano il luogo in cui fare posto agli altri e accoglierne le debolezze. Allora le fragilità diventano opportunità e il perdono diventa la via della pace. Non si tratta di lasciarsi tutto alle spalle come se niente fosse, ma di aprire agli altri il proprio cuore con amore”.

Sia il momento propizio per te, che in questo Paese ti dici cristiano ma commetti violenze; a te il Signore dice: ‘Deponi le armi, abbraccia la misericordia’. E a tutti i feriti e gli oppressi di questo popolo dice: ‘Non temete di mettere le vostre ferite nelle mie, le vostre piaghe nelle mie piaghe’. Tornati a casa, prendete pure il Crocifisso che avete e abbracciatelo. Diamo a Cristo la possibilità di risanarci il cuore, gettiamo in Lui il passato, ogni paura e affanno. Che bello aprire le porte del cuore e quelle di casa alla sua pace! E perché non scrivere nelle vostre stanze, sui vostri abiti, fuori dalle vostre case, le sue parole: Pace a voi? Mostratele, saranno una profezia per il Paese, la benedizione del Signore su chi incontrate. Pace a voi: lasciamoci perdonare da Dio e perdoniamoci tra di noi!

La seconda sorgente della pace è la comunità, perché, sottolinea il Papa, “Non c’è cristianesimo senza comunità, come non c’è pace senza fraternità”. Ma c’è un pericolo, quello di “seguire lo spirito del mondo anziché quello di Cristo. E qual è la via per non cadere nei trabocchetti del potere e del denaro, per non cedere alle divisioni, alle lusinghe del carrierismo che corrodono la comunità, alle false illusioni del piacere e della stregoneria che rinchiudono in sé stessi? La via è condividere con i poveri: ecco l’antidoto migliore contro la tentazione di dividerci e mondanizzarci”.

Ripartiamo dai poveri e scopriremo che tutti condividiamo la povertà interiore; che tutti abbiamo bisogno dello Spirito di Dio per liberarci dallo spirito del mondo; che l’umiltà è la grandezza del cristiano e la fraternità la sua vera ricchezza. Crediamo nella comunità e, con l’aiuto di Dio, edifichiamo una Chiesa vuota di spirito mondano e piena di Spirito Santo, libera da ricchezze per sé stessi e colma di amore fraterno!

Infine, la missione. Gesù invia i suoi discepoli a tutti: “ai lontani, anzitutto, e ai vicini: non solo ai ‘nostri’, ma a tutti”. E ammonisce: “Siamo chiamati a essere missionari di pace, e questo ci darà pace. È una scelta: è fare posto a tutti nel cuore, è credere che le differenze etniche, regionali, sociali, religiose e culturali vengono dopo e non sono ostacoli; che gli altri sono fratelli e sorelle, membri della stessa comunità umana; che ognuno è destinatario della pace portata nel mondo da Gesù. È credere che noi cristiani siamo chiamati a collaborare con tutti, a spezzare il circolo della violenza, a smontare le trame dell’odio”.

I cristiani, mandati da Cristo, sono chiamati per definizione a essere coscienza di pace del mondo: non solo coscienze critiche, ma soprattutto testimoni di amore; non pretendenti dei propri diritti, ma di quelli del Vangelo, che sono la fraternità, l’amore e il perdono; non ricercatori dei propri interessi, ma missionari del folle amore che Dio ha per ciascun essere umano.

Quindi, prima di proseguire col rito, l’invocazione della pace: “Pace a voi, dice Gesù oggi a ogni famiglia, comunità, etnia, quartiere e città di questo grande Paese. Pace a voi: lasciamo che risuonino nel cuore, in silenzio, queste parole del nostro Signore. Sentiamole rivolte a noi e scegliamo di essere testimoni di perdono, protagonisti nella comunità, gente in missione di pace nel mondo”.

Terminata la messa, Papa Francesco rientra nella Nunziatura Apostolica della capitale congolese che sarà per questi giorni la sua residenza. Nel primo pomeriggio, sempre in Nunziatura, Francesco avrà due importanti appuntamenti: il primo sarà con le vittime della violenza nell’est del Paese, nel salone della Rappresentanza Pontificia. Dopo aver ascoltato quattro testimonianze di vittime della guerra e delle violenze nelle zone di Butembo-Beni di Goma, Bunia, di Bukavu e Uvira (la stessa area dove due anni fa fu ucciso l’ambasciatore italiano Luca Attanasio) il Papa terrà il suo discorso. Dopo, un momento nel quale ci sarà una “assunzione di impegno a perdonare” da parte delle vittime presenti, e la benedizione, Francesco vedrà alcuni rappresentanti di sei opere caritative congolesi, ed anche a loro rivolgerà un discorso. (Foto © Vatican Media)

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