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Historical crimes. Girolimoni, il mostro di Roma: storia di un caso irrisolto

Bambine rapini, stuprati e uccisi nella Roma del ventennio: ma il "mostro" non era il fotografo

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Roma – Chi tra i più anziani di noi ha mai sentito parlare di Girolimoni, il falso mostro di bambini di Roma? La storia risale al 1924 e fece molto scalpore sia a Roma che in Italia, dove non si era certo abituati a crimini così efferati , specialmente se contro le bambine. Il primo fatto di cronaca, che suona come un preavviso a quelli ben più gravi che si verificheranno poi, si svolge il 31 marzo 1924 a piazza Cavour a Roma.

Emma Giacobini di quattro anni viene catturata nei giardini di quella piazza. Ma mentre il maniaco si allontanava con il piccolo fardello la madre, prontamente intervenuta, gliela strappa dalle mani. Il pedofilo riesce a scappare e la madre della bambina non riesce a dare una descrizione dell’uomo alla polizia. Un mese dopo, in via Paola, verso il centro della capitale, si ripete la stessa scena a danno di Armanda Lonardi di due anni, ma le urla della bambina e il pronto intervento di alcuni passanti, sventano l’orribile crimine. Il manigoldo scappa. Anche questa volta nessuno riesce a fornire alla polizia una esatta descrizione dell’uomo. Il giorno dopo viene trovata morta una bambina nei pressi della basilica di San Paolo. Risulta strozzata e violentata. Si diffonde il panico nella capitale. Interviene lo stesso Mussolini che ritiene inaccettabile che succedano fatti del genere senza trovare una traccia qualunque. La polizia brancola nel buio, senza nemmeno avere dei sospettati.

Alcuni mesi dopo avviene un altro agghiacciante ritrovamento: si tratta di Rosalina Pelli di quattro anni rapita il giorno prima. Anche lei strozzata e violentata. Il corpo è stato lasciato nei pressi della fornace di Monte Mario, sempre a Roma. Il popolo comincia a gridare al mostro e non vive più quella serena tranquillità di lasciare giocare i propri figli sotto casa.
Il 30 maggio 1925 una bambina di sei anni, Elsa Berni, va a prendere da sola l’acqua alla fontana vicino casa e non torna più indietro. Si scatenano le ricerche e il giorno dopo il suo corpicino martoriato, violentato e strangolato è esamine sulla banchina del Tevere poco distante dal Vaticano. L’isteria collettiva addita come presunto colpevole un sacrestano, chiacchierato per le sue cattive abitudini, il quale, sconvolto dalle accuse, si uccide.

Un nuovo crimine si scopre ai danni di una bambina di un anno e mezzo che si chiama Celeste Tagliaferri. E’ il 26 agosto 1925. Viene rapita nel rione Borgo, poco distante da san Pietro e ritrovata ancora viva sulla via Tuscolana, seminuda con una ferita sotto la pancia. Seppure prontamente soccorsa muore poche ore dopo causa la gravità della ferita. Il 12 febbraio 1926, Elvira Coletti di sei anni viene rapita, portata sul greto del Tevere e violentata. Ma riesce a scappare. Purtroppo causa lo shock non riesce a descrivere il folle assassino. Il regime fascista è in difficoltà. Ha promesso ordine e sicurezza ma questi fatti gravissimi rovinano anche il Giubileo di quell’anno, mentre si sta tentando un patto di conciliazione col Vaticano. Occorre trovare un colpevole ad ogni costo. Il 12 marzo 1927 il mostro è talmente spavaldo e sicuro di se che rapisce di nuovo Armanda Lonardi. Dopo un lungo appostamento aspetta la sua uscita da casa e riprova il colpo riuscendoci. Il suo corpo viene ritrovato il giorno dopo sul colle Aventino con lo stesso rituale omicida.

Il capo della Polizia Bocchini riceve un ordine perentorio dall’alto: occorre trovare un qualsiasi colpevole. E così viene arrestato un trentottenne Gino Girolimoni, di professione fotografo. L’attenzione degli inquirenti cade su di lui perché oltre ad essere un donnaiolo impenitente ha avuto la cattiva idea di offrire delle caramelle ad una cameriera tredicenne. Questo basta per accusarlo degli atroci delitti. Ma un coraggioso magistrato, Rosario Marciano, ed un bravo avvocato difensore, Ottavio Libotte, riescono a dimostrare la sua estraneità ai fatti. Girolimoni viene scarcerato. Ma si porterà dietro per tutta la vita la nomea di essere un pedofilo. Fatto sta che gli omicidi si interrompono. Il caso viene riaperto nel 1961 ma senza trovare mai il vero colpevole. Su Gino Girolimoni venne fatto nel 1972 un pregevole film interpretato da un riuscitissimo Nino Manfredi, nella parte del presunto killer, con la regia di Damiano Damiani. Questa misteriosa ed spaventevole vicenda è stata approfondita anche nel libro di Giordano Lupi “Serial Killer Italiani”, edito da Rusconi.

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