SANREMO 2023

Sanremo 2023, il monologo di Roberto Benigni al Festival

7 febbraio 2023 | 21:09
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Sanremo 2023, il monologo di Roberto Benigni al Festival

Dopo uno scherzoso siparietto con il Capo dello Stato, l’artista toscano si è lasciato andare ad uno splendido monologo

Sanremo – Il festival della canzone italiano è iniziato come mai era successo prima. L’ingresso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha scatenato un lunghissimo applauso di tutto il pubblico, oltre che di Amadeus e Gianni Morandi. A rallegrare ancor di più la serata è stato Roberto Benigni, premio oscar nel 1999 per “La vita è bella”. Dopo uno scherzoso siparietto con il Capo dello Stato, l’artista toscano si è lasciato andare ad uno splendido monologo. Dall’elogio per il festival di Sanremo, ricordando come fosse una città che voleva risollevare il proprio turismo, all’amore per l’articolo 21 della Costituzione, quest’ultima “nei nostri cuori”. Ma anche la condanna della guerra, con un rimando fortissimo all’invasione russa in Ucraina: “L’Articolo 11 della Costituzione afferma che l’Italia ripudia la guerra. Se l’avessero tutti, uno Stato non potrebbe invaderne un altro”.

Il monologo

L’ironia è dietro l’angolo: “Sono felice che lei sia qui, presidente, ma le faccio notare una cosa: lei è al secondo mandato – dice rivolto a Mattarella – Amadeus al quarto e ha già prenotato il quinto, pensa di fare il sesto, il settimo. Mi chiedo: è costituzionale? Presidente bisogna fermarlo, è un colpo di stato, si è montato la testa, vuole pieni poteri, sta organizzando la marcia su Sanremo si vuole prendere tutto, è una dittatura”. “Ma ad Amadeus – continua – perdoniamo tutto, è veramente una persona dolcissima, un bravissimo presentatore, un grande direttore artistico, è riuscito a ospitare un presidente della Repubblica per la prima volta a Sanremo: non ci credevo, anzi non ci credo neanche adesso. Amadeus, ce l’hai il binocolone? – scherza alludendo ai Soliti ignoti – Presidente non vorrei mancarle di rispetto, ma per favore si tolga gli occhiali, si metta di profilo, voglio vedere se è lei il presidente misterioso”. E ancora, ad Amadeus: “Ma glielo hai detto quanto dura una serata? Presidente, se ne vuole vedere metà, verso le tre di notte se ne può andare”. Poi Benigni si fa serio: “La Costituzione c’entra anche con Sanremo, perché è un’opera d’arte e canta la libertà e la dignità dell’uomo, ogni parola sprigiona una forza evocativa e rivoluzionaria come le opere d’arte, butta all’aria tutto il soffocamento, l’oppressione, l’ingiustizia e la violenza di prima, è uno schiaffo al potere, ci fa sentire che viviamo in un paese che può essere giusto e bello, ci dice che il mondo può essere senza violenza”. La Costituzione, si infervora il premio Oscar, “è un sogno fabbricato da uomini svegli, è una cosa che può accadere una volta nella storia di un popolo, se c’è una canzone ce le assomiglia è l’incipit di Volare“. E se “a volte ci mettono anni per fare una legge, la Costituzione l’hanno fatta in pochissimo tempo, è stata come una folgorazione, una visione, eppure erano 556 persone a scriverla, divise su tutto escluso sull’essere unite per scirvere la Costituzione più bella che si potesse immaginare”. Tra gli articoli c’è l’imbarazzo della scelta, “l’1, il 2, il 3, il 4, il 9 – enumera Benigni – l’11 celeberrimo, come una poesia, che dice che l’Italia ripudia la guerra: pensate la forza, la bellezza, la perentorietà di chi ha scritto questa frase. Se questo articolo lo avessero adottato anche gli altri, non esisterebbe più la guerra sulla faccia della terra, nessuno Stato potrebbe invadere un altro Stato”. Nel cuore di Benigni c’è anche l’articolo 21, “il mio preferito e il più importante: il pilastro di tutte le libertà dell’uomo”. “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero”, recita. “Un linguaggio semplice che sembra scritto da un bambino, di una forza e bellezza che si rimane stupiti. Ma se l’hanno scritto ce ne era bisogno, perché durante il ventennio fascista non si poteva pensare liberamente”. E ancora: “In Paesi molto vicini a noi gli oppositori vengono carcerati e incatenati, solo perché mostrano il volto o i capelli, o perché ballano e cantano. Quanto è meraviglioso e straordinario che in Italia tutti abbiano diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. Ce lo dobbiamo ricordare. La cosa migliore per il futuro è ricordarsi di avere il passato bene presente”. L’ultima pagina della Costituzione è rimasta bianca: “A noi i padri costituenti hanno lasciato una sola cosa da fare, far diventare questo sogno realtà”, conclude Benigni, premiato dalla standing ovation finale (fonte: Ansa).