IL SERIAL KILLER

Historical crimes. Vincenzo Verzeni, la storia del “vampiro” di Bergamo

19 febbraio 2023 | 14:52
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Historical crimes. Vincenzo Verzeni, la storia del “vampiro” di Bergamo

La violenza familiare genera nel ragazzo frustrazione, angoscia e risentimento che non tardano ad esplodere

Bergamo – Vincenzo Verzeni nasce in una famiglia povera, con il padre perennemente ubriaco che lo picchia per un nonnulla. La madre subisce e non reagisce. Per una avarizia cronica del padre viene proibita ogni relazione sentimentale al figlio Vincenzo per evitare le spese di un possibile futuro matrimonio. E questo mixer di violenze genera nel ragazzo frustrazione, angoscia e risentimento che non tardano ad esplodere.
E così l’8 dicembre 1870 la violenza si manifesta a scapito di una certa Giovanna Motta, una ragazza di appena 14 anni. Il Verzeni la intercetta nei campi, in un paese del bergamasco, dove la ragazza aveva preso una scorciatoia per raggiungere dei parenti. Quattro giorni dopo il suo corpo strangolato ed orrendamente mutilato viene ritrovato, seminudo, coperto da graffi e da morsi., con accanto dieci grosse spille appoggiate su una pietra.
Successivamente il pazzo criminale tenta di strangolare altre persone. La prima è Marianna Verzeni di dodici anni e quindi Margherita Esposito. Come poi successivamente ammetterà il vampiro di Bergamo, durante il processo, …. “Provavo nell’atto dello strangolamento un immenso piacere…… le mordevo e ne succhiavo il sangue che era colato, cosa che mi faceva godere moltissimo”.

Due anni dopo il maniaco tenta di uccidere un’altra donna, Maria Previtali, che però gli sfugge per una serie di fortuite circostanze. La donna fornisce una descrizione dettagliata dell’assalitore e permette alla polizia di cominciarne le ricerche che però non impediscono al mostro una nuova efferatezza.
La seconda povera vittima si chiama Elisabetta Pagnoncelli. Viene scannata come un maiale con il solito rituale di morsi e graffi su tutto il corpo, in una sorta di rituale vampirico. Il maniaco non ha alcun interesse economico ad eliminare le sue vittime ma prova un aberrante piacere sessuale al punto di eiaculare sul corpo massacrato.
Viene finalmente arrestato e confessa tutti i suoi misfatti. La corte di Assise di Bergamo lo condanna, dopo un rapido processo, ai lavori forzati, in quanto un giurato della corte, con il suo voto contrario, ne impedisce la condanna a morte per fucilazione. Ma in prigione si chiude in un mutismo impenetrabile al punto di essere trasferito in un manicomio criminale di Milano, fuori Porta Vittoria.
Il Verzeni non regge l’isolamento, le docce gelate, le scariche elettriche che gli vengono inflitte nel luogo di detenzione al punto che il 23 luglio 1874 si impicca nella sua cella. Gli infermieri lo ritrovano nudo, appeso ad una fune legata ad una inferriata. Ulteriori informazioni su questo agghiacciante caso di vampirismo si possono leggere sul libro di Gordiano Lupi “Serial Killeri Italiani” edito da Rusconi.