Mercoledì delle Ceneri, Papa Francesco: “Siamo polvere: senza Dio non possiamo vivere”

22 febbraio 2023 | 17:56
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Mercoledì delle Ceneri, Papa Francesco: “Siamo polvere: senza Dio non possiamo vivere”

Il Pontefice salta la processione penitenziale ma presiede il rito che dà inizio alla Quaresima nella basilica di Santa Sabina all’Aventino. Papa Francesco: “Ci sono dati quaranta giorni favorevoli per ritrovarci, per arginare la dittatura delle agende sempre piene di cose da fare, le pretese di un ego sempre più superficiale e ingombrante, e scegliere ciò che conta”

Roma – “Le ceneri ci ricordano chi siamo e da dove veniamo, ci riconducono alla verità fondamentale della vita: soltanto il Signore è Dio e noi siamo opera delle sue mani. Noi abbiamo la vita mentre Lui è la vita. È Lui il Creatore, mentre noi siamo fragile argilla che dalle sue mani viene plasmata. Noi veniamo dalla terra e abbiamo bisogno del Cielo”.

Dopo tre anni, Papa Francesco torna all’Aventino per presiedere i riti di avvio della Quaresima. Riti che, seguendo una tradizione medievale poi ripresa nel ’62 da Giovanni XXIII, iniziano proprio sul colle dove sorge la basilica di Santa Sabina, tra le più antiche di Roma. Si parte però da Sant’Anselmo: è qui che ha luogo la prima statio, con la tradizionale e suggestiva processione penitenziale verso la Santa Sabina a cui prenderanno parte i cardinali, gli arcivescovi, i vescovi, i monaci benedettini di Sant’Anselmo, i padri domenicani di Santa Sabina e alcuni fedeli.

Il Papa però anche quest’anno, complice il dolore al ginocchio – non del tutto passato – salta la processione e si fa trovare direttamente sul presbiterio di Santa Sabina, dove presiede la messa con la benedizione e l’imposizione delle ceneri. Lo scorso anno, proprio a causa dei dolori al ginocchio, non aveva presieduto la liturgia del mercoledì delle ceneri, celebrata dal cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin. Del resto, anche quest’anno è un cardinale a celebrare i riti eucaristici: si tratta di mons. Sapienza, il penitenziere maggiore. Il Pontefice però pone sul capo del porporato le ceneri, prima di risedersi sulla sede, spostata lateralmente.

Nella maestosa chiesa che domina il giardino degli aranci, Papa Bergoglio riflette sul senso della Quaresima e sul significato intrinseco del rito delle ceneri. Un rito, fa notare il Pontefice, che “ci rivolge due inviti: ritornare alla verità di noi stessi e ritornare a Dio e ai fratelli”.

Le ceneri, spiega, “ci ricordano chi siamo e da dove veniamo, ci riconducono alla verità fondamentale della vita: soltanto il Signore è Dio e noi siamo opera delle sue mani”. Egli, aggiunge Francesco, “lo sa benissimo che siamo polvere. Dio lo sa; noi, invece, spesso lo dimentichiamo, pensando di essere autosufficienti, forti, invincibili senza di Lui”. In altre parole, “la Quaresima il tempo per ricordarci chi è il Creatore e chi la creatura” ma è soprattutto il tempo “per spogliarci della pretesa di bastare a noi stessi e della smania di metterci al centro, di essere i primi della classe, di pensare che con le nostre sole capacità possiamo essere protagonisti della vita e trasformare il mondo che ci circonda”.

La Quaresima è un tempo di verità per far cadere le maschere che indossiamo ogni giorno per apparire perfetti agli occhi del mondo; per lottare, come ci ha detto Gesù nel Vangelo, contro le falsità e l’ipocrisia: non quelle degli altri, le nostre.

Ma c’è un secondo passo da compiere: “le ceneri ci invitano anche a ritornare ai fratelli. Infatti, se ritorniamo alla verità di ciò che siamo e ci rendiamo conto che il nostro io non basta a sé stesso, allora scopriamo di esistere solo grazie alle relazioni: quella originaria con il Signore e quelle vitali con gli altri. Così, la cenere che oggi riceviamo sul capo ci dice che ogni presunzione di autosufficienza è falsa e che idolatrare l’io è distruttivo e ci chiude nella gabbia della solitudine”.

Come realizzare tutto ciò? Tre sono lo vie, ricorda Francesco, “ce le dà Gesù e sono un classico: l’elemosina, la preghiera e il digiuno. Non si tratta di riti esteriori, ma di gesti che devono esprimere un rinnovamento del cuore”. Troppe volte, invece, ammonisce Bergoglio citando Benedetto XVI, “i nostri gesti e riti non toccano la vita, non fanno verità; magari li compiamo solo per farci ammirare dagli altri, per ricevere l’applauso, per prenderci il merito”. Ma “nella vita personale, come nella vita della Chiesa, non contano l’esteriorità, i giudizi umani e il gradimento del mondo; conta solo lo sguardo di Dio, che vi legge l’amore e la verità”.

Tre dunque, i cammini da seguire, e il primo è quello della carità: “ci sono dati quaranta giorni favorevoli per ricordarci che il mondo non va rinchiuso nei confini angusti dei nostri bisogni personali e riscoprire la gioia non nelle cose da accumulare, ma nella cura di chi si trova nel bisogno e nell’afflizione. Mettiamoci in cammino nella preghiera: ci sono dati quaranta giorni favorevoli per ridare a Dio il primato nella vita, per rimetterci a dialogare con Lui con tutto il cuore, non nei ritagli di tempo. Mettiamoci in cammino nel digiuno: ci sono dati quaranta giorni favorevoli per ritrovarci, per arginare la dittatura delle agende sempre piene di cose da fare, le pretese di un ego sempre più superficiale e ingombrante, e scegliere ciò che conta”.

“Non disperdiamo la grazia di questo tempo santo: fissiamo il Crocifisso e camminiamo, rispondiamo con generosità ai richiami forti della Quaresima. Al termine del tragitto incontreremo con più gioia il Signore della vita, l’unico che ci farà risorgere dalle nostre ceneri”, conclude Francesco.

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