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I tentacoli della ‘ndrangheta su Anzio e Nettuno: 260 anni di carcere ai mafiosi del litorale

23 febbraio 2023 | 14:00
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I tentacoli della ‘ndrangheta su Anzio e Nettuno: 260 anni di carcere ai mafiosi del litorale

La sentenza del Gup: riconosciuta l’esistenza di una associazione a delinquere di stampo mafioso sul litorale romano

Anzio – È mafia quella che sul litorale romano spara e uccide, disseminando panico e paura, infiltrandosi anche nei palazzi del potere. Lo ha stabilito il gup di Roma che ha riconosciuto l’esistenza di una associazione a delinquere di stampo mafioso che opera tra Anzio e Nettuno.

Una mafia che arriva dal sud, dalla Calabria, e che lentamente ha allungato i suoi tentacoli fin dentro le istituzioni. L’inchiesta, coordinata dai procuratori aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò con i pm Giovanni Musarò, Francesco Minisci e Alessandra Fini, era nata diverso tempo fa e aveva portato, nel febbraio scorso all’arresto di ben sessantacinque persone (leggi qui) proprio nelle due cittadine costiere.

Due i gruppi criminali distinti che operavano sul litorale con ai vertici esponenti di spicco dei distaccamenti delle ‘ndrine di Santa Cristina d’Aspromonte in provincia di Reggio Calabria e di Guardavalle in provincia di Catanzaro.

Fu proprio in seguito a quell’inchiesta della Procura capitolina che lo scorso novembre i comuni di Anzio e Nettuno sono stati sciolti per mafia (leggi qui).

Dall’indagine era emersa anche l‘importazione di oltre 250 chili di cocaina, giunta nell’hinterland della Capitale nella primavera 2018, tramite un narcotrafficante colombiano. Droga che per passare inosservata era stata disciolta nel carbone e poi estratta all’interno di un laboratorio.

Che il mercato della droga sia la fonte principale di guadagno è noto. Ma i mafiosi sognavano in grande, tanto da avere in cantiere l’acquisto di ben 500 chili di stupefacenti da Panama circa 500 chili di cocaina nascosti a bordo di un veliero che in origine veniva utilizzato per regate transoceaniche. Il tutto salto però seppero di essere indagati.

Indagine che trova il traguardo nella sentenza di queste ore pronunciata dal gup nell’aula bunker di Rebibbia, che ha visto anche il riconoscimento del 41bis. I quattro vertici condannati a 20 anni, rinviati a giudizio un’altra trentina di imputati. In base a quanto emerso dalle indagini, i clan della ‘ndrangheta puntavano a ‘colonizzare’ il litorale romano, e per rafforzare il proprio potere sfruttavano la consolidata capacità di importare ingenti quantitativi di cocaina proprio dal Sud America, per poi infiltrarsi nelle amministrazioni locali attraverso la gestione e il controllo di attività economiche nei più svariati settori, da quello ittico alla gestione e smaltimento dei rifiuti.

Nel processo si sono costituite parti civili la Regione Lazio e l’associazione ‘Antonino Caponnetto.

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