IL FATTO

Delitto di Latina, un “chiarimento” finito in tragedia

10 marzo 2023 | 11:02
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Delitto di Latina, un “chiarimento” finito in tragedia

Per il momento esclusa la premeditazione. Le indagini proseguono

Latina – Si terrà nelle prossime ore, davanti al Gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), l’udienza di convalida del 58enne carabiniere Giuseppe Molinaro, fermato per l’omicidio del 60enne gestore di albergo di Castelforte (Latina) Giovanni Fidaleo, e per il tentato omicidio della 31enne compagna dell’albergatore, Miriam Mignano, attualmente gravissima in ospedale a Roma. (leggi qui)

Molinaro, che nell’interrogatorio reso ai carabinieri della Compagnia di Capua ha confessato i fatti commessi, è attualmente recluso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere.

Il Gip dovrà pronunciarsi sulla convalida del fermo disposto dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere (sostituto Castaldi), emettere quindi eventuale ordinanza cautelare d’urgenza. A quel punto si dovrà dichiarare incompetente e trasferire la documentazione alla Procura, che a sua volta invierà le carte alla Procura di Cassino, competente per territorio, essendo i delitti avvenuti in quella circoscrizione.

Dagli accertamenti effettuati è emerso che dalla pistola di ordinanza di Molinaro, che il carabiniere ha usato per sparare, mancavano sette proiettili. Sulla scena del delitto sono stati trovati 7 bossoli calibro 9 pb rinvenuti sulla scena del delitto. Tanti sono i colpi esplosi da Molinaro, 4 dei quali hanno raggiunto il direttore dell’hotel.

Sul movente non ci dovrebbero essere dubbi. Il carabiniere ha raccontato che era andato all’albergo di Castelforte per un chiarimento con Fidaleo riguardante la donna, con cui Molinaro aveva avuto una relazione poi finita. La donna pare avesse lasciato il militare per intrecciare una relazione con il direttore d’albergo, suscitando la gelosia di Molinaro. Il 58enne ha anche raccontato di aver incontrato la donna all’esterno dell’hotel, con l’obiettivo di recarsi insieme da Fidaleo per un colloquio.

Al momento non è stata contestata la premeditazione, non essendo emerse prove sul fatto che il carabiniere si fosse recato all’appuntamento con il proposito di uccidere il rivale.
Alla fine comunque ha sparato sette colpi uccidendo Fidaleo e ferendo gravemente Miriam Mignano. Determinanti, per ricostruire l’accaduto, saranno gli esami balistici e ancora di più la testimonianza della donna ferita. (fonte: Ansa)

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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