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Roma, “O ci aiuti a rubare o ci dai i soldi”: estorsione e minacce ai danni di un 18enne

1 aprile 2023 | 10:52
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Roma, “O ci aiuti a rubare o ci dai i soldi”: estorsione e minacce ai danni di un 18enne

La vittima sotto minaccia si rifiutava di “collaborare” con i malviventi interessati a scooter e motoveicoli

Roma – I Carabinieri della Stazione di Roma Eur hanno arrestato un 20enne romano, già noto alle forze dell’ordine e un 16enne romano gravemente indiziati del reato di estorsione aggravata in concorso ai danni di un 18enne.

Il ragazzo vittima, appena 18enne, si è rivolto ai Carabinieri denunciando di essere ripetutamente pedinato e minacciato da alcuni coetanei che pretendevano da lui una dazione di denaro quale corrispettivo della sua mancata disponibilità a favorirli nella commissione di reati contro il patrimonio. In particolare, il 18enne, a cui era stata concessa una stanza dove alloggiare in cambio di un “aiuto” consistente nel perlustrare il quartiere Montagnola per fotografare e segnalare scooter e motoveicoli “appetibili”, si è poi rifiutato perché impaurito dalla presenza delle pattuglie dei Carabinieri in zona, sarebbe stato preso di mira dai due indagati.

Nel pomeriggio, i Carabinieri, nel corso di un mirato servizio, hanno fermato il 20enne e il 16enne in piazzale dei Caduti della Montagnola mentre, sotto minaccia, stavano portando via il cellulare, la felpa ed un borsello al 18enne, come “rimpiazzo” del denaro preteso. I Carabinieri hanno perquisito i giovani recuperando gli effetti personali della vittima e rinvenendo nelle tasche del 20enne anche 11 g di hashish, nascosti in un calzino, denunciandolo anche per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Il maggiorenne è stato sottoposto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione, mentre il minore è stato associato presso il Centro di Prima Accoglienza di Roma. Al termine dell’udienza presso le aule di piazzale Clodio l’arresto del ragazzo maggiorenne è stato convalidato; anche l’arresto del minore è stato convalidato dal GIP del Tribunale per i minorenni che ha disposto l’applicazione della misura del collocamento in comunità.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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