SERIAL KILLER

Historical crimes. Vitalino Morandini, da “selvaggio” a spietato serial killer

2 aprile 2023 | 16:06
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Historical crimes. Vitalino Morandini, da “selvaggio” a spietato serial killer

Vitalino Morandini nasce nella zona di Bergamo nel 1916. Costretto a vivere sotto regole ferree della famiglia, tenta in ogni modo di “evadere” da quella condizione disperata. Ciò lo rende uno dei primi serial killer della storia italiana

Bergamo – Vitalino Morandini nasce nella zona di Bergamo nel 1916. Vive con la famiglia, una delle più povere del luogo, in una casupola di un vicolo nel paese di San Rocco. Deve aiutare il padre in campagna, come ogni piccolo studente di quell’epoca, finchè in quarta elementare deve abbandonare gli studi perché in famiglia occorrono le braccia di tutti i componenti a tempo pieno.

Vitalino era costretto a condurre una vita selvaggia in mezzo ai boschi, alzandosi prima dell’alba per governare pecore e mucche con privazioni di ogni genere. La scuola per lui era quasi un rifugio, tant’è che aveva avuto brillanti risultati. Ma la morte della madre costrinse il padre ad infliggergli orari di lavoro ancora più crudeli, rendendolo così insensibile al proprio e all’altrui dolore.

La sua mente ha una estrema necessità di libertà per evitare le costrizioni del lavoro coatto e quindi trova il suo sfogo iniziando a rubare galline e pecore ma viene subito arrestato e condannato ad un mese di prigione. Una volta libero continua nei piccoli furti,finchè parte come militare della seconda guerra mondiale sul fronte Jugoslavo.

Tornato dalla guerra inizia di nuovo la sua attività di ladro rubando del bestiame a suo cugino Giovanni. Ma i carabinieri lo tengono d’occhio e lo catturano.  Sconta sei anni di prigione in un penitenziario vicino Cagliari dove altri detenuti gli insegnano le arti più brutali e le violenze più gratuite.  Appena libero torna in paese per vendicarsi del cugino che Vitalino credeva lo avessedenunziato. Lo uccide senza pensarci due volte.

Ma molto organizzato Morandini elude le inchieste dei carabinieri perché maschera il suo omicidio come se fosse stato un incidente sul lavoro capitato al suo povero cugino Giovanni. Anche la madre di Vitalino muore in circostanze misteriose poco dopo. Anche lei aveva denunciato il figlio per furto di pecore. Ma i militi della Benemerita non hanno prove per incriminare Morandini che continua a restare in libertà.

Vitalino, certo di farla sempre franca, nell’effettuare altri furti nei mesi successivi, presso la cascina Sprovo, la incendia. Nelle fiamme muoiono tre persone. Poco tempo dopo  Un altro casale va in fiamme. In esso vengono ritrovati due coniugi uccisi non dal fuoco ma  a picconate. Pochi mesi dopo un’altra famiglia viene sterminata a Pontoglio: tre persone che gestivano la locale tabaccheria. Si scopre che sono state assassinate con un sasso coperto da una federa da letto.

I carabinieri arrestano Vitalino il 17 marzo 1956 ma non erano certi della sua colpevolezza che invece lo stesso omicida ammise immediatamente. La Corte di Assise del capoluogo bergamasco lo condanna nel 1960 in via definitiva a quattro ergastoli che però non sconta. Infatti mentre viene tradotto al carcere di Porto Longone all’Isola d’Elba, in una sosta provvisoria presso il penitenziario di Pisa Morandini si impicca in una cella