il fatto

Ladispoli, segregati in una baracca per vendetta: gli avevano rubato la droga

13 aprile 2023 | 18:46
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Ladispoli, segregati in una baracca per vendetta: gli avevano rubato la droga

A conclusione di un’articolata attività investigativa i carabinieri sono risaliti al responsabile del sequestro di presona

Ladispoli  – Nel pomeriggio di ieri 12 aprile 2023, a Ladispoli, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, a conclusione di un’articolata attività investigativa, hanno dato esecuzione a un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, a carico di un uomo, classe 1979, gravemente indiziato di essere responsabile di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e sequestro di persona a scopo di estorsione (artt. 110 c.p. – artt. 73 e 80 D.P.R. 309/90, artt. 110 e 630 c.p.).

In particolare, l’uomo, che seppur non gravato da precedenti penali di tipo associativo risulta stabilmente inserito in un contesto criminale plurisoggettivo operante nella zona di Roma Casalotti e Boccea, è indiziato, unitamente ad un altro soggetto,  di essere il proprietario di un ingente quantitativo di cocaina (circa 107 kg) poi sottrattagli, che custodiva per essi;
di avere, successivamente al furto della sostanza stupefacente e tenuto segregato una persona per diversi giorni all’interno di una baracca, privato degli abiti nonostante le temperature rigide e di averlo picchiato ripetutamente affinché rivelasse informazioni utili per recuperare la cocaina trafugata, liberandolo solo dopo aver indicato il nome di uno dei soggetti responsabili del furto; sequestrato per circa dodici il soggetto all’interno della stessa baracca in cui era segregata l’altra persona, legandolo ad una sedia e picchiandolo ripetutamente fino a quando questi si adoperava per restituirgli 77 kg circa della sostanza stupefacente sottratta sequestrato due donne, allo scopo di farsi restituire ulteriori 7,7 kg circa della sostanza stupefacente asportata.

La Procura della Repubblica di Civitavecchia, competente in relazione al territorio in cui è stato eseguito il fermo, nelle prossime ore richiederà al Tribunale di Civitavecchia la relativa convalida.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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