Serial Killer

Historical crimes. Giuseppe Belloli, la storia dell’orco di Treviglio

16 aprile 2023 | 11:36
Share0
Historical crimes. Giuseppe Belloli, la storia dell’orco di Treviglio

Parenti ed amici scoprono ben presto che è un bambino con delle strane idee in testa, che sfociano in devianze sessuali

Giuseppe Belloli nasce a Treviglio nel 1948. I suoi genitori, i maestri di scuola, i parenti ed amici scoprono ben presto che è un bambino diverso, con delle strane idee in testa, che sfociano poi in turbe caratteriali e devianze sessuali. Il primo episodio di squilibrio erotico si manifesta a quindici anni. Ma è solo l’inizio di un percorso terribile che lo porterà ad essere un omicida pedofilo seriale. Belloli invita a salire sulla sua bicicletta un bambino.

Lo porta in una zona disabitata della campagna e tenta di abusare di lui. Ma il bambino, molto sveglio, si insospettisce di Giuseppe prima che questi possa mettere in pratica i suoi sporchi giochi e riesce a scappare. Una volta in salvo non dice nulla a nessuno, poiché a quell’epoca i bambini non venivano creduti un gran che ed aveva paura di eventuali vendette. Il secondo episodio riguarda un altro bambino. Giuseppe lo invita a seguirlo sulle rive del fiume Serio. Anche questo bambino comprende al volo le intenzioni pericolose del giovane. Tenta di scappare e ci riesce ma il Belloli lo colpisce con una pietra. Seppure ferito lievemente il piccolo non racconta a nessuno della sua disavventura per non essere, magari, considerato consenziente.

I due episodi rappresentano per il mostro solo la prova generale della sua depravazione. Pochi mesi dopo si impegna a non fallire e ci riesce. Rapisce Erminio Merisio di sette anni mentre sta giocando in campagna. Qualche altro amichetto lo vede andar via accompagnato da un uomo. Alla sera viene dato l’allarme ed iniziano le ricerche ma senza successo. La follia del Belloli, non pago del raccapricciante omicidio, gli fa compiere immediatamente un altro agguato. Rapisce un altro bambino anch’esso di sette anni. Si tratta di Mario Bosis. E’ il 25 marzo 1964. Le ricerche si intensificano per rintracciare i due scomparsi, in un clima di terrore collettivo della cittadinanza, subito informata che nella zona si aggira un mostro pedofilo. Ed ecco che un contadino trova nel suo capanno uno dei due bambini: si tratta di Mario Bosis ucciso con un laccio intorno al collo dopo essere stato violentato.

La sera stessa viene trovato anche il corpicino di Erminio Merisio, strangolato, tremendamente mutilato per farlo meglio entrare in un tombino. La Polizia blocca la zona e riesce ad acciuffare un uomo inzuppato di pioggia, stravolto, infangato: si tratta di Giuseppe Belloli, che accusa dell’omicidio una forza sovrumana che gli guidava la volontà. Subito ci si rende conto che si tratta di un malato di mente. L’incubo della pianura è terminato. Anche i giudici lo ritengono totalmente infermo di mente ed in breve viene giudicato colpevole e condannato al manicomio criminale di Aversa. Dopo 5 anni viene trasferito all’OPG di Reggio Emilia e poi ancora ad altro istituto rieducativo nel bergamasco, dal quale riuscì a fuggire. E la sua follia di orco dei bambini esplode di nuovo a danno di un’ altra piccola vittima. Si tratta di Giampietro Piemonti di dieci anni. Anche lui viene strangolato. Il Belloli è arrestato di nuovo e, reo confesso, viene condannato di nuovo al manicomio di Castiglione delle Stiviere, prova evidente che un pazzo, seppure dopo anni di cure, di farmaci e di detenzione coatta non riesce a smettere di delinquere con la stessa violenza abietta, come miserabile belva degenerata, assetata di sangue e di sesso depravato.