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1 Maggio, Rocca: “Nel Lazio c’è ancora tanto da fare: non tollereremo illegalità e sfruttamento”

1 maggio 2023 | 08:10
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1 Maggio, Rocca: “Nel Lazio c’è ancora tanto da fare: non tollereremo illegalità e sfruttamento”

Il governatore del Lazio: “La difesa dei diritti è un’azione irrinunciabile per rendere pienamente effettivi gli articoli 1 e 4 della nostra Costituzione. Non tollereremo forme di illegalità e sfruttamento”

Roma – “La festa del Primo Maggio è inscritta nel cuore della Costituzione che indica nel lavoro un fondamento di civiltà, condizione di autentica libertà e di autonomia delle persone nella costruzione del proprio destino.
Senza lavoro viene compromesso irrimediabilmente lo stesso diritto di cittadinanza, la dignità delle persone, pregiudicando così lo sviluppo economico e morale di una società”.

Così, in una nota, il governatore del Lazio, Francesco Rocca, che aggiunge: “Nel giorno in cui si celebra il lavoro, desidero rivolgere innanzitutto il mio pensiero e la mia vicinanza a quanti lo cercano e non riescono a ottenerlo, a chi lo ha perduto, a chi è occupato in modo precario o saltuario, a chi lavora con una retribuzione insufficiente per sé e per la propria famiglia. In questa Regione c’è ancora tanto da fare visto che aumenta il numero dei lavoratori poveri: negli ultimi cinque anni, infatti, il 30% di essi ha percepito retribuzioni annue inferiori ai 10 mila euro (rapporto UIL Lazio – Eures).

Dobbiamo potenziare i centri per l’impiego, renderli davvero in grado di incrociare domanda e offerta di lavoro, considerando anche le diverse peculiarità del nostro territorio e delle sue province. La Regione Lazio non è immune dalle difficoltà congiunturali del quadro economico nazionale e internazionale: l’aumento dei costi energetici e le incertezze collegate alla guerra, hanno contribuito a frenare la crescita. Tutto ciò si ripercuote, naturalmente, sul tasso di occupazione e sul potere d’acquisto delle famiglie.

Accanto a questi dati, tuttavia, si intravedono segnali incoraggianti di ripresa. Stiamo lavorando per consolidarli, per dare corpo all’energia delle aziende, alla laboriosità dei nostri concittadini.
Non a caso abbiamo avviato, da subito, tavoli operativi con le parti sociali, con le imprese, con i lavoratori.

Il 2023 inizia con numeri positivi sull’export, il turismo, la creazione di nuove imprese soprattutto nella Capitale: dobbiamo mettere a sistema questi dati per affrontare al meglio appuntamenti come il Giubileo e l’Expo. Questi ultimi saranno la chiave di volta non soltanto per Roma, ma per una ripartenza del Lazio e delle sue province in termini di posti di lavoro, Pil, infrastrutture. La nostra priorità restano tuttavia i più fragili, gli esclusi, coloro che rimanendo indietro non riescono a intravedere un possibile futuro. I giovani e le donne, in modo particolare, ma anche tutti gli operatori sanitari che devono ritrovare condizioni dignitose e sicurezza, perché anche da lì riparte una buona sanità.

C’è anche un’emergenza natalità che è, a ben guardare, un’emergenza tutta sociale. Se mancano lavoro di qualità, retribuzioni dignitose e diritti, come si può ipotizzare la costruzione di una famiglia? L’occupazione femminile nella nostra Regione registra un inaccettabile gap rispetto a quella maschile. I numeri sono molto diversi dalla retorica: nel Lazio abbiamo il 54,1% di donne occupate, contro il 69,7% di uomini. Costruiremo un nuovo modello di welfare amico delle donne, debellando l’odiosa contrapposizione fra maternità e aspirazione lavorativa.

Certo, non dipende tutto dalla politica e dalle amministrazioni locali. A creare lavoro sono soprattutto le imprese, stimolate dall’obiettivo di crescere, innovare, migliorarsi. Esse sono, naturalmente, influenzate dal dinamismo del sistema Paese dei suoi territori, dalla nostra capacità di integrare servizi e produzione. Insomma, è la società nel suo insieme la base da cui trae forza l’economia. La difesa dei diritti è un’azione irrinunciabile per rendere pienamente effettivi gli articoli 1 e 4 della nostra Costituzione. Non tollereremo forme di illegalità e sfruttamento”.

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