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Historical crimes. Antonio Cianci: vita di un serial killer che voleva emulare Diabolik

7 maggio 2023 | 08:00
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Historical crimes. Antonio Cianci: vita di un serial killer che voleva emulare Diabolik

Il primo delitto a 15 anni, per puro divertimento. Dopo il delitto va a festeggiare in un bar con bicchieri di spumante

Antonio Cianci nasce a Cerignola, in provincia di Foggia, nel 1959. Figlio di una ragazza madre che non può mantenerlo, trascorre buona parte della sua infanzia in un orfanotrofio. In seguito la madre si sposa con un altro uomo e questo patrigno gli garantisce un ritorno in casa e un po’ di affetto familiare. Nella sua prima adolescenza, Antonio inizia però ad identificarsi con alcuni personaggi negativi dei fumetti come Goldrake e Diabolik, oppure a uomini famosi come l’attore Steve Mcqueen o a delinquenti come il bandito Jesse James.

Ancora tredicenne è costretto ad avere un rapporto omosessuale con un suo conoscente più grande di lui. Ha anche una passione per le armi ed un amico di famiglia riesce a procurargli una pistola. Si ingigantisce così in Antonio Cianci una assurda avversione al potere costituito e contro chi ne rappresenta l’autorità come chi veste una divisa. Ed ecco che commette il primo crimine.

Nel 1974, all’età di appena 15 anni tende un agguato ad una guardia giurata e l’uccide con la sua pistola. Non esiste alcun movente. Dopo il delitto va a festeggiare in un bar con bicchieri di spumante. Viene subito arrestato e condannato. Ma siccome è minorenne viene giudicato non punibile ed avviato al riformatorio dove sconta una pena per tre anni. Messo in libertà sembra aver capito di aver sbagliato e tenta di farsi una nuova vita con un buon lavoro ed una brava ragazza.

Ma commette un nuovo reato: un furto, per il quale viene condannato ad un anno di prigione. Questo gli fa esplodere di nuovo la violenza contro il potere e l’autorità. Durante un controllo da parte dei carabinieri, ad un posto di blocco, riesce ad uccidere i tre militi che lo avevano fermato. Si impossessa delle loro armi e fugge nei boschi, lasciando sul luogo della strage la propria patente. Inizia una caccia all’uomo e, come nei film western, viene ferito dopo un cruento conflitto a fuoco con una squadra di carabinieri.

I medici riescono a guarirlo dalle numerose ferite. Viene condannato all’ergastolo. Sconta una pena detentiva presso il carcere di Spoleto e poi di Bollate fino a quando nel 2019 guadagna una licenza premio per buona condotta. Ma appena in libertà viene di nuovo arrestato per una supposta aggressione ad un anziano milanese di 79 anni che viene ferito gravemente nel tentativo di una rapina. Per questo nuovo reato viene condannato ad altri 9 anni di prigione in primo grado. Attualmente è ancora in carcere.

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