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Allarme culle vuote in Italia, il Papa tuona: “La cultura di oggi è nemica della famiglia”

12 maggio 2023 | 11:41
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Allarme culle vuote in Italia, il Papa tuona: “La cultura di oggi è nemica della famiglia”

Il Pontefice agli Stati Generali della Natività: “Ingiusto e umiliante che solo i ricchi possano mettere su famiglia”. Meloni: “Figli e genitori in cima ad agenda politica governo”. Poi la premier attacca la maternità surrogata

Roma – Una cultura “nemica della famiglia” fa apparire sempre di più il futuro incerto. Ne è convinto Papa Francesco, che questa mattina, assieme alla premier Meloni, ha dato il via, nell’Auditorium di via della Conciliazione, alla seconda e ultima giornata degli Stati Generali della Natività, promosso dal Forum delle Associazioni Familiari e dalla Fondazione per la Natalità, e giunti alla terza edizione.

Per il terzo anno, il Pontefice prende parte all’evento ricordando che quello della natalità è un tema “centrale per tutti, soprattutto per il futuro dell’Italia e dell’Europa”. E racconta quando avvenuto due settimane fa all’Udienza generale durante il tradizionale giro di piazza San Pietro in papamobile: “Io andavo a salutare, e sono arrivato davanti a una signora, cinquantenne più o meno; saluto la signora e lei apre una borsa e dice: ‘Me lo benedice, il mio bambino’: un cagnolino! Lì non ho avuto pazienza e ho sgridato la signora: ‘Signora, tanti bambini hanno fame, e lei con il cagnolino!’. Queste sono scene del presente, ma se le cose vanno così, questa sarà l’abitudine del futuro, stiamo attenti”.

Per il Pontefice, “la nascita dei figli, infatti, è l’indicatore principale per misurare la speranza di un popolo. Se ne nascono pochi vuol dire che c’è poca speranza. E questo non ha solo ricadute dal punto di vista economico e sociale, ma mina la fiducia nell’avvenire”. E snocciola qualche dato: “Lo scorso anno l’Italia ha toccato il minimo storico di nascite: appena 393 mila nuovi nati. È un dato che rivela una grande preoccupazione per il domani. Oggi mettere al mondo dei figli viene percepito come un’impresa a carico delle famiglie. E questo, purtroppo, condiziona la mentalità delle giovani generazioni, che crescono nell’incertezza, se non nella disillusione e nella paura”. Per Bergoglio è impensabile “che solo i più ricchi possono permettersi, grazie alle loro risorse, maggiore libertà nello scegliere che forma dare alle proprie vite. E questo è ingiusto, oltre che umiliante”.

Forse mai come in questo tempo, tra guerre, pandemie, spostamenti di massa e crisi climatiche, il futuro pare incerto. Amici, è incerto; non solo pare, è incerto.

Viviamo una crisi, sottolinea il Papa, che a tal proposito ripropone quanto più volte detto durante i mesi del lockdown: “Dalla crisi non si esce da soli, o usciamo tutti o non usciamo; e dalla crisi non si esce uguali: usciremo migliori o peggiori. Ricordiamo questo”.

La crisi di oggi, però, consiste nelle “difficoltà a trovare un lavoro stabile, difficoltà a mantenerlo, case dal costo proibitivo, affitti alle stelle e salari insufficienti sono problemi reali. Sono problemi che interpellano la politica, perché è sotto gli occhi di tutti che il mercato libero, senza gli indispensabili correttivi, diventa selvaggio e produce situazioni e disuguaglianze sempre più gravi”.

Alcuni anni fa, ricordo un aneddoto di una coda davanti a una compagnia di trasporti, una coda di donne che cercavano lavoro. Ad una avevano detto che toccava a lei…; presenta i dati… “Va bene, lei lavorerà undici ore al giorno, e lo stipendio sarà di 600 (euro). Va bene?”. E lei: “Ma come, ma con 600 euro… 11 ore… non si può vivere…” – “Signora, guardi la coda, e scelga. Le piace, lo prende; non le piace, fa la fame”. Questa è un po’ la realtà che si vive.

Questa, tuona il Papa che pronuncia il suo discorso sempre seduto a causa del dolore al ginocchio, “è una cultura poco amica, se non nemica, della famiglia, centrata com’è sui bisogni del singolo, dove si reclamano continui diritti individuali e non si parla dei diritti della famiglia”. Il pensiero del Santo Padre va quindi alle donne: “Vi sono condizionamenti quasi insormontabili per le donne. Le più danneggiate sono proprio loro, giovani donne spesso costrette al bivio tra carriera e maternità, oppure schiacciate dal peso della cura per le proprie famiglie, soprattutto in presenza di anziani fragili e persone non autonome. In questo momento le donne sono schiave di questa regola del lavoro selettivo, che impedisce loro pure la maternità”.

Certo, sottolinea, “esiste la Provvidenza, e milioni di famiglie lo testimoniano con la loro vita e le loro scelte, ma l’eroismo di tanti non può diventare una scusa per tutti. Occorrono perciò politiche lungimiranti. Occorre predisporre un terreno fertile per far fiorire una nuova primavera e lasciarci alle spalle questo inverno demografico”.

Non possiamo accettare che la nostra società smetta di essere generativa e degeneri nella tristezza. Quando non c’è generatività viene la tristezza. È un malessere brutto, grigio. Non possiamo accettare passivamente che tanti giovani fatichino a concretizzare il loro sogno familiare e siano costretti ad abbassare l’asticella del desiderio, accontentandosi di surrogati privati e mediocri.

Questo, fa notare Papa Bergoglio, “è lo stato d’animo di una società non generativa: stanchezza interiore che anestetizza i grandi desideri e caratterizza la nostra società come società della stanchezza! Ridiamo fiato ai desideri di felicità dei giovani! Sì, loro hanno desideri di felicità: ridiamo fiato, apriamo il cammino”.

E conclude: “La sfida della natalità è questione di speranza. Ma attenzione, la speranza non è, come spesso si pensa, ottimismo, non è un vago sentimento positivo sull’avvenire. Alimentare la speranza è un’azione sociale, intellettuale, artistica, politica nel senso più alto della parola; è mettere le proprie capacità e risorse al servizio del bene comune, è seminare futuro”.

“Viviamo in un’epoca nella quale parlare di natalità, maternità, famiglia è sempre più difficile, sembra un atto rivoluzionario”. Così il premier Giorgia Meloni nel suo intervento alla terza edizione degli Stati Generali della Natalità. La presidente del Consiglio ha parlato dall’Auditorium Conciliazione accanto a Papa Francesco, al quale la platea ha tributato un lungo e caloroso applauso. “Grazie per questo invito. Per questa iniziativa bella e coinvolgente che sta diventando tradizione, grazie oltre le parole di rito”, ha detto Meloni, ribadendo che “figli e genitori in cima ad agenda politica governo”.

“Viviamo in un’epoca nella quale parlare di natalità, maternità, famiglia è sempre più difficile, sembra un atto rivoluzionario”. Così il premier Giorgia Meloni nel suo intervento alla terza edizione degli Stati Generali della Natalità. La presidente del Consiglio ha parlato dall’Auditorium Conciliazione accanto a Papa Francesco, al quale la platea ha tributato un lungo e caloroso applauso. “Grazie per questo invito. Per questa iniziativa bella e coinvolgente che sta diventando tradizione, grazie oltre le parole di rito”, ha detto Meloni, ribadendo che “figli e genitori in cima ad agenda politica governo”.

Parole simili arrivano dalla premier, Giorgia Meloni, che afferma: “Viviamo in un’epoca nella quale parlare di natalità, maternità, famiglia è sempre più difficile, sembra un atto rivoluzionario”, ribadendo che “figli e genitori in cima ad agenda politica governo”.

“Fin dal nostro primo giorno, abbiamo fatto della natalità e della famiglia una priorità assoluta della nostra azione. Vogliamo che l’Italia torni ad avere un futuro, a sperare e a credere in un futuro migliore rispetto a questo presente incerto. I figli sono la prima pietra per la costruzione di qualsiasi futuro”, sottolinea la presidente del Consiglio, secondo la quale “il lavoro che questo obiettivo richiede investe moltissimi ambiti. Se le donne non avranno la possibilità di realizzare il proprio desiderio di maternità senza dover rinunciare alla realizzazione professionale, non avranno libertà. Se i giovani non avranno la possibilità di comprare una casa nella quale ambire a crescere i loro figli, se i salari saranno così bassi da frenare lo slancio di mettere in piedi una famiglia, se tutto questo e molto altro non verrà affrontato con dedizione sarà impossibile raggiungere l’obiettivo che tutti ci prefiggiamo”.

Quella della natalità “è la nostra prima e più grande sfida” e per affrontarla non serve “un’impostazione dirigista” ma un “approccio sussidiario” da parte dello Stato, il cui compito è “creare le condizioni favorevoli” per favorire la natalità. Bisogna “promuovere –  aggiunge Meloni – una nuova vitalità della nostra società. Non vogliamo uno Stato etico, vogliamo Stato che accompagni e non diriga. Vogliamo credere nelle persone, scommettere sugli italiani e sui giovani, sulla loro fame di futuro”.

E tuona contro l’utero in affitto: “Per decenni la cultura dominante ci ha detto il contrario, è arrivato il momento di invertire la tendenza. Vogliamo una nazione in cui non è scandaloso dire che, al di là delle legittime scelte personali, siamo nati tutti da un uomo e da una donna, che la maternità non è in vendita, che gli uteri non si affittano, che i figli non sono prodotti da banco che puoi scegliere sullo scaffale come al supermercato e magari restituire se poi il prodotto non corrisponde a quello che ti aspettavi. Vogliamo ripartire dal rispetto della dignità, dell’unicità e dalla sacralità di ogni essere umano”.

Liberare le migliori energie delle persone e della comunità nazionale è la nostra scelta per rendere più forte l’Italia. La famiglia è fondamentale in questo disegno, perché non c’è energia più autentica di quella che la famiglia sprigiona.

Il presidente del Consiglio illustra quindi i provvedimenti del governo a sostegno della famiglia e della natalità, dall'”aumento dell’assegno unico” al “rafforzamento del congedo parentale” passando per “il diritto a convertire in tasso fisso il tasso variabile del mutuo” e le novità in tema di lavoro “come l’assegno di inclusione”. “Vogliamo mantenere il fringe benefit a 3mila euro dando priorità a chi ha figli a carico”, conclude.

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