Il caso

Quando a Roma videro un “marziano” nella fontana di Trevi

13 maggio 2023 | 10:24
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Quando a Roma videro un “marziano” nella fontana di Trevi

Uno scherzo passato alla storia nel 1954

Roma – Era il 1954, anno d’oro nella storia dei dischi volanti, precisamente nei primi giorni di novembre quando  sui giornali, dopo il susseguirsi di diversi articoli su avvistamenti sparsi disordinatamente in tutta Italia, apparve la notizia di quello che potremmo definire un ‘incontro ravvicinato del terzo tipo’.

Sfogliamo il quotidiano ‘Nazione Sera’ del 3 novembre 1954. Un articolo narra: “La notte appena trascorsa (quindi tra il 2 ed il 3 novembre) giunse una telefonata al commissariato romano di zona che avvertiva che nella Fontana di Trevi stava sguazzando un ‘marziano’ e che molta gente, di conseguenza, si era radunata e stava cominciando ad agitarsi. In men che non si dica arrivarono una decina di agenti per chiarire la situazione e calmare la popolazione”. 

La descrizione dello spettacolo che si presentò ai loro occhi poteva far ricordare una scena da film di fantascienza. C’era “una strana figura inguainata in una aderentissima tuta argentea e notevolmente complicata, con sulla testa un casco trasparente sormontato da un specie di piccola antenna, e piedi e mani addirittura enormi. Il curioso essere si muoveva impacciato”. I solerti agenti delle forze dell’ordine, senza rischiare un incidente diplomatico interplanetario, fecero uscire l’alieno dalla fontana e lo accompagnarono al Commissariato.

Il giornalista di ‘Nazione Sera’ descrisse la piazza dove “tutte le finestre si erano illuminate ed affollate di gente” che era scesa in strada in quanto seriamente preoccupata da quanto stava accadendo. Le telefonate che arrivavano a polizia e giornali erano effettuate in buona fede. Il giornale fiorentino concludeva con la possibilità che il responsabile fosse portato davanti ad un giudice e denunciato per turbamento della quiete pubblica. La gente però non era così credulona come adesso, e comprese subito che ci si poteva trovare di fronte ad uno scherzo. Un articolo uscito il giorno dopo (L’Unità edizione di Roma del 4 novembre) dava ulteriori particolari della scena avvenuta nel centro storico, e racconta: “Non appena alcuni agenti, avvertiti da qualche passante, sono intervenuti, il ‘marziano’ ha rivelato la sua natura volgarmente pubblicitaria. Si trattava, infatti, di un tranquillo ragazzetto fantasiosamente travestito da un fotografo alla ricerca di successo. L’originale datore di lavoro, nel frattempo, aveva scattato alcune foto. Mentre il ragazzo era stato invitato ad andarsene a letto, il fotografo è stato diffidato dal ritentare scherzi del genere”.

Altri particolari vennero rilasciati in un pezzo di cronaca abbastanza ironico sul quotidiano del Movimento Sociale Italiano ‘il Secolo d’Italia’ nella sua cronaca romana del 4 novembre, raccontando che il fattaccio si era svolto attorno all’una di notte e che il ‘marziano’, circondato forse da un migliaio di persone, era un giovanotto “alto, con scafandro e casco, antenna radio ed enormi guantoni fosforescenti”. Purtroppo non sono in possesso di una foto del travestimento, che sarebbe stato sicuramente divertente.

Da questa descrizione comprendiamo la differenza, dopo settant’anni, dell’immaginario popolare riguardo la rappresentazione del ‘marziano’. L’alieno di quei tempi sembra essere una specie di astronauta, con la tecnologia molto simile alla nostra, con casco tuta ed antenna, come per sottolineare la differenza fisiologica di un organismo che di certo non respira ossigeno, ed ecco lo scafandro i tubi e le bombole presenti anche in altre descrizioni. Persino la tuta argentea, a protezione di chissà cosa possa far male alla loro pelle, o forse per la pressione atmosferica, richiamerà in seguito quella degli astronauti americani del progetto Mercury. I guantoni fosforescenti sembrano essere quel particolare pittoresco o forse un escamotage per non rappresentare (diremmo col senno di poi) quel particolare molto controverso sul numero delle dita, la loro opponibilità e sottigliezza. Particolari sui quali chi crede agli alieni si scontra in infinite discussioni.

In definitiva una storiella divertente che potrebbe sollevare curiosità e ci fa chiedere anche se Federico Fellini avesse pensato a questa storia quando scrisse la scena con Anita Ekberg e Marcello Mastroianni nel film ‘La dolce vita’.

* Stefano Innocenti –
Cisu – Centro Italiano Studi Ufologici
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